Fedeli alla linea, storie Punk di una generazione sbandata

Titolo: Fedeli alla linea

Casa editrice: All around

Edizione: 2021

Pagine: 320

Costo: 15€

Martinelli, Cristina e Lorenzo sono tre giovani disillusi, consumano vite che si trascinano fra lo squallore e la paura, i vizi e il disincanto.

Appartengono a quella generazione nata fra l’inizio degli anni Ottanta e la metà dei Novanta che è stata definita in molti modi: Generazione Y, Millennials, generazione next o net generation, un gruppo eterogeneo di fine millennio che ha seguito la Generazione X (quella cantata da Bob Quadrelli e dai suoi Sensasciou).

Salvatore Martusciello, al suo esordio letterario, sceglie di raccontare tante storie per raccontare forse la sua, o almeno quella della sua generazione. Narrate in prima persona, le vicende si susseguono a ritmo spedito, tra feste, droghe, botte, ubriacature e altri bagordi, che si alternano a momenti di riflessione più profondi e dialoghi o monologhi molto cinematografici che palesano gli studi di regia e sceneggiatura dell’autore (il soliloquio-sfuriata di Martinelli “odio tutti” rievoca al più accorto lettore cinefilo quello del protagonista della 25a ora di Spike Lee).

Moltissimi i rimandi e le citazioni a film e canzoni, tutti più o meno circoscritti nel decennio che va dagli anni Ottanta ai Novanta, tra Trainspotting (rievocato fortemente da tutto il libro) e il punk, o tra Croenenberg e Tom Waits.  Sono storie di strada e di bottiglie di Peroni, di banconi e luridi locali proprio come le canzoni del vecchio cantautore di Pomona, che trasportano il lettore in situazioni che forse gli saranno estranee, eppure molto comuni nelle calde notti romane.

La scrittura è diretta, secca e talvolta dura (non si scandalizzi il benpensante all’ennesimo “cazzo” o “scopata” che leggerà, non si possono certo mettere in bocca parole forbite o edulcorate ai personaggi se si vuole restituire una sensazione della realtà).

Seguendo le vicende di questi giovani scanzonati si rimane in apprensione, ci si affeziona e si sorride, domandandosi se riusciranno a crescere e diventare adulti, ad entrare in quel mondo che tanto osteggiano fatto di convenzioni, regole e compromessi.

Fedeli alla linea (titolo che agli affezionati del punk-rock italiano ricorderà il gruppo dei CCCP, ma con il quale non c’è nessun legame) ricorda molto un altro esordio letterario, quello di Marco Ubertini (in arte Hube) con il suo 33, per le storie e l’immaginario simili e per il mondo di narrare, così diretto come un pugno nello stomaco.

Il ciak è buono… Buona la prima per Martusciello e per i suoi personaggi schizzati e forsennati, così fedeli a quella linea Punk tangibile in tutto il romanzo.

 

 

fedeli-alla-linea.jpg