Castelli Romani: una miriade di sentieri magici

Il manto verde che ricopre i Castelli Romani è protetto dalla giurisdizione del Parco Regionale. Sotto la chioma del bosco si nascondono infiniti sentieri – segnalati da altrettanto infinite targhe – il che può confondere anche una bussola. Il consiglio è sempre cercare una guida locale o almeno fare una ricerca prima di inoltrarsi nel mondo sentieristico. Infatti, sul sito del parco si possono scaricare le mappe di ogni sentiero, propriamente numerati e identificati. Conviene farlo perché non sempre il cellulare prende. Muniti dell’occorrente, panini e acqua nello zaino, si parte.

Noi abbiamo seguito l’itinerario 512 che parte da Via delle Piagge a Nemi per arrivare al Monte Cavo (Monte Giove nella Roma antica). Infatti, il mistico permea il bosco in tutti i sensi e non per caso incrociamo anche la via Sacra, che una volta collegava il Tempio di Diana al Tempio di Giove. Ma questa è un altro sentiero…

Già nella prima parte del sentiero spuntano le more selvatiche che ci nutrono lungo il percorso. Sapori e profumi del bosco accentuati dal caldo estivo, che pian piano svaniscono nella brezza delle montagne. La flora è rigogliosa, si aggiungono le rose canine e i ciclamini che formano veri tappeti sotto il bosco. Eventuali incontri con la fauna, piccola o mastodontica, non sono rari. Gechi, uccelli, cinghiali che corrono sopra le foglie secche e un rumore profondo che arriva da una sagoma tra i tronchi. È un grande cervo che ci avvisa che quello è il suo territorio. Proseguiamo, chi spaventato dal bramito, chi curioso di fotografare. Non era il caso. Nell’arrivare alla Fontana Tempesta, già in territorio di Rocca di Papa, gli escrementi freschi attestano il passaggio dell’erbivoro per dissetarsi. 

L’incontro con il mammifero ci ha sconvolto e abbiamo “sbagliato strada”. Torniamo indietro e da lontano vediamo la nostra meta, la cima del monte sacro dei romani che ci guida verso l’apice. Improvvisamente, il sentiero finisce in una strada asfaltata proprio all'incrocio che porta a Nemi, Ariccia e Rocca di Papa. Seguiamo verso Rocca di Papa, circa 2 km sull’asfalto. La quantità di spazzatura sul bordo della strada ci lascia perplessi e curva dopo curva rimane il pensiero sull’inciviltà di chi non si pone la domanda “che cazzo sto facendo?” mentre getta roba dal finestrino della macchina. Arriviamo ad un cancello dove una grande targa indica Monte Cavo. Saliamo ancora finché, sul bordo della strada, dove un sentiero piuttosto ci invita a scendere, facciamo pausa per mangiare. 

Osservando le nuvole che scorrono ci sentiamo più vicini al cielo, però la visibilità non è ideale. Siccome abbiamo iniziato il percorso tardi, la scelta migliore era tornare laddove eravamo partiti. Infatti, da lì sarebbero stati altri 5 km finché arrivassimo alla cima. Iniziamo a scendere e riprendiamo il sentiero 512 dopo aver attraversato una radura piena di alberi particolari che ci davano l’idea di essere in un altro continente. Un signore, una delle tre persone che abbiamo incrociato, ci indica dove dobbiamo svoltare per prendere il sottopassaggio e tornare verso inizio del sentiero. 

Con il sole a ponente, scarpe impolverate e zaini più leggeri, contempliamo la vista del Lago di Nemi chiedendo a Diana che un giorno ci conduca alle cime di Giove.