Rodcenko immortala l’amico Majakovskij

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Non siamo noi a guardare questo ritratto di Majakovskij, è lui che ci scruta in fondo all’anima. Lo sguardo severo, duro, sovietico, nasconde la fragilità di quel bell'uomo che ha fatto la fine dei poeti. Questa fotografia è un lascito che il suo grande amico Rodcenko ha regalato alle arti.

Quell’attimo in cui è stato impresso nel fotogramma quel mezzo busto di elegante sembianza è – indubitabilmente – divenuto anche un tributo alla memoria dell’amico.

L’amicizia tra i due prende vita in un periodo di ebollizione culturale in cui è nato il movimento costruttivista russo, di cui Rodcenko, insieme alla moglie Stepanova, figurano tra i fondatori. 

Mi concentro sulla sua produzione fotografica di avanguardia, ritenuta fondamentale nell’invertire il senso di alto/basso e basso/alto. Un atto liberatorio che ha stravolto la significazione delle raffigurazioni sacre, che finora incidevano anche sulla fotografia. Libero per creare, esperimenta. Mette sullo stesso fotogramma due momenti distinti, gioca con la doppia esposizione, sovverte la forma regalandole la possibilità di imporsi sul contenuto. 

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Ma la sua rivoluzione creativa è stata interrotta. E la causa è stata questa fotografia ritraente un’uomo di tratti siberiani che soffia ciò che pare un flicorno. L’intenso contre-plongée, che addirittura distorce il viso del soggetto, ha scatenato la rabbia del regime. Rodcenko è stato ritenuto un piccolo borghese attaccato alle proprie esigenze estetiche, dunque le sue fotografie non erano in grado di creare consenso intorno all’ideologia del regime stalinista. 

L’arte doveva ancora una volta sottoporsi al potere, e ciò non accade solo nell’URSS stalinista, bensì ovunque i tiranni abbiano governato con pugno di ferro. L’arte tornava ad essere passiva-contemplativa e la creatività scoppiata nella rivoluzione ingabbiata.  Liberazione subito!