Riflessioni di oggi su ciò che era ieri.

Mi siedo sul bordo del letto dopo aver infilato i pantaloni lunghi che mi fanno calde le gambe fredde. Vorrei un hardisk capiente per il cervello. Respira, ricomincia.

Rifletto sulle sensazioni che mi getta addosso questo amarcord autunnale che ci ha colpiti subito dopo L’usurpazione della nostra primavera e un battesimo di estate che tentava di scuoterci dal torpore un torpore che ha sospeso il tempo dipingendolo denso fitto ignoto malmostoso inquieto inquietante. Il torpore che non abbiamo chiesto e che ci ha inflitto una stasi parziale non del corpo o della mente ma per quel che mi riguarda emotiva. Nel torpore ci siamo adattati e poi rannicchiati e poi abituati e quando il dolore dietro la porta di tutti  ha sceso le scale per allontanarsi L’insaziabile estate assopita nei nostri animi ha scoperto i piedi e la fronte ha coperto bocca e naso ed è uscita nella vecchia nuova realtà. Non so se mi conforta il freddo che tira una frenata allo srotolarsi sempre più rapido di nuovi giorni giorni che alcuni sono di vitamina d e labbra increspate altri di letto come zattera in una corrente di tormentata malinconia. Il desiderio di risvegliarci è sostituito da una prepotente esigenza di riassopirci.

Ancora un po’, ascoltare seduti dalla parte di vetro senza vento quanto le correnti interiori sanno trascinarti a fondo quando ora, la risalita, puoi sceglierla.