Pagelle Sanremo 2024: Berté pazzi di te, sorpresa Angelina Mango. Annalì, sinceramente fai…

Lo sapevi che 5,6 milioni di italiani non mettono insieme il pranzo con la cena, mentre 500mila famiglie bisognose sono rimaste senza aiuti dallo Stato? E che a Gaza muoiono in media 100 bambini al giorno sotto le bombe e i proiettili di Israele? Oppure che se vai in Ungheria rischi di finire incatenato prima che dimostrino che sei colpevole di qualsiasi cosa? Ma chi se ne frega, c’è il Festival di Sanremo! E almeno questa settimana di queste fastidiose notizie da giornaloni noi tutti ce ne sbattiamo fieramente, concentrandoci al 100% sulla kermesse di Amadeus.

Kermesse arrivata quest’anno alla veneranda età di 74 anni e rappresentata perfettamente dalla metafora dei maestri Bruno e Andrea di Poltronesofà: rimane lì, sembra che cambi tutto, ma non cambia mai davvero niente. Tra finti Fiorelli fatti dall’intelligenza artificiale, la comicità travolgente di Marco Mengoni (credibile come gli slogan elettorali del compianto Berlusconi), le pubblicità per nulla in stile greenwashing di Eni e un rapido appello al cessate il fuoco a Gaza, abbiamo sopportato…ehm ascoltato tutte e trenta le canzoni in gara. Mai come prima tutte in una sola sera e per nulla in linea con il conformismo della Rai! Si è passati direttamente da TeleMeloni a TeleAmici, o meglio al sequestro di persona! E per fortuna che Ama è “antifascista”

Ecco quindi le nostre pagelle dei cantanti e delle canzoni in gara, con ben sei sufficienze su trenta e l’immancabile podio made by L’Amletico.

P.s. Qualche precisazione per chi ce lo fa notare ogni anno: 1) Sì, facciamo le pagelle solo la prima volta che cantano i cantanti, non vorremmo rischiare il suicidio; 2) Il nostro podio è scientificamente il contrario di quello che sarà scelto dal pubblico; 3) Non ci capiamo assolutamente nulla di musica, per questo non aspettiamo altro che questo momento ogni anno

———————————————————

  • Clara - "Diamanti grezzi"

Tubino sexy, ritmo incalzante, musica accattivante. Apre la serata la stellina di “Mare Fuori”: la Crazy J della serie televisiva non c’è più, al suo posto una giovane donna dalla voce sicura, che stupisce. A Sanremo Giovani, che ha vinto, si era infatti presentata come una novella Nilla Pizzi con “Grazie dei fiori” remix, invece ora scompagina le carte in tavola con un pezzo che suona bene, con un fare fighettino e un testo che è sì d’amore strappalacrime, ma non disturba più di tanto. A Napoli direbbero “A carne 'a sotto e 'e maccarune 'a coppa”.

Sorprendente

Voto: 5 e mezzo

  • Sangiovanni - "Finiscimi"

Bianco candido, faccia da pesce lesso. L’ex di Amici (il primo dei tanti della serata, sponsorizzata direttamente dal Maria De Filippi brand) vuole chiedere scusa alla sua ex, la ballerina Giulia Stabile. Lo fa con quella sua tipica parlata in corsivöe milanese ed ha la stessa verve di Andreotti nella famosa intervista con Paola Perego. La canzone sembra non partire mai e ha un unico lampo quando dice “cazzo”. Wow, sorprendente come la vittoria dell’Inter sulla Salernitana. “Non basterà se ti chiederò scusa o ti scrivo una lettera” canta. Certo, viene da dire, se gliela canti così alla povera Giulia forse piuttosto che tornare con te sceglie Povia o Pino Scotto. Che lagna!

Ci hai finito

Voto: 3

  • Fiorella Mannoia - "Mariposa"

Fiorella è una di quelle cantanti da cui ti aspetti sempre fuoco e fiamme. E infatti in questo caso non ci sono né il fuoco né le fiamme. La diva assoluta di questo Festival insieme a Loredana Berté si presenta scalza e vestita da sposa. Canta tra ritmi latini e voce poderosa un inno alle donne, ma l’effetto è un po’ “Quello che le donne non dicono” 2 la vendetta. Una canzone, questa “Mariposa”, fatta di tanti piccoli manifesti, che promette tanto e dà molto meno di quello che ci si aspetta. Ricorda un certo signor presidente del Consigl… ma comunque, nonostante non emozioni, il carisma c’è e si nota. Citando Lo Stato Sociale, però, “la prima volta che vai a Sanremo sei come una bomba in un convento, dalla seconda sei un coglione che fa parte dell’arredamento”. E questo rischio c’è, se si pensa alla meraviglia di “Che sia benedetta”.

Piccola delusione

Voto: 6+

  • La Sad - "Autodistruttivo"

Look “un po' trap, un po' techno, un po' cyberpunk”, citando la divina Miss Keta, il gruppo si presenta con un fare quantomeno bizzarro. Vogliono urlare la loro ribellione, toccando temi forti, come quello del suicidio e della depressione e per questo non li massacriamo con il voto. Non a caso si fa riferimento al “Telefono Amico”, l’organizzazione che dal 1977 combatte per sensibilizzare il Paese su questi temi. Ma, nonostante quella sorta di piccoli Alien sul petto, sono innovativi e sconvolgenti come la rediviva Democrazia Cristiana che si vuole candidare alle prossime elezioni europee. Un po’ Finley, un po’ Dari (lo sappiamo che ve li ricordate!), vedono nel ragazzo con la cresta viola la punta più alta della stonatura vocale. Urlano un “la musica ci ha salvato la vita” e un “daje” a caso alla fine. In confronto Rosa Chemical era Karl Marx.

Per méh quel che Wale, è quel che Wale Wale: diventerai una staaar!

Voto: 6

  • Irama - "Tu no"

Il belloccio di Amici (e stiamo a due) è alla sua quinta partecipazione al Festival di Sanremo. Voce cavernicola, testo intenso alla Albano, si presenta come un Fabrizio Moro versione Pride con le meches. Canta una relazione finita, e meno male diremmo noi: perché se questo era il tono del rapporto, allora dio santo sarebbe meglio fidanzarsi con Marzullo! La melodia è fatta di acuti e alti e bassi che si ripetono all’infinito in una litania infinita. “Tu no”, grida..

…ma infatti, proprio no

Voto: 4

  • Ghali - "Casa mia"

Dopo Fiorella un altro vero big sul palco dell’Ariston. Questa è la sua prima volta come concorrente e si presenta, anche se giovane, come veterano del rap e star della scena urban italiana. Le aspettative sono alte, anche perché è tra le poche canzoni con qualche spunto politico-sociale. Di dubbio gusto la foca spaziale tra il pubblico (la marijuana, caro Ghali, ancora non è stata legalizzata per poter apprezzare davvero questa scena), mentre la musica non è eccelsa, ma molto intelligente il testo. Nel ritornello sfoggia luoghi comuni come “il cielo blu” e “il prato verde”, ma in realtà il brano, che quelli bravi definirebbero “catchy”, è una denuncia dell’assurdità umana di porre sempre confini, così da giustificare perfino le bombe sugli ospedali. Vola alto e sogna alla John Lennon.

Hippy, e viva Dio!

Voto: 6 e mezzo

  • Negramaro - "Ricominciamo tutto"

A proposito di star, loro tornano a Sanremo dopo 19 anni e sono i favoriti della vigilia. Appunto, della vigilia. Innanzitutto tocca farsi due domande: se un gruppo del calibro dei Negramaro va al Festival vuol dire che c’è qualcosa che non va. E in effetti sembra proprio che i bei pugliesi siano arrivati alla frutta della loro carriera. La canzone, d’amore (ma dai!), è una sequela di parole a caso, con il testo che sembra scritto dal rappresentante meno lucido dei Teletubbies. Ci mancava un “petaloso” a metà del ritornello per rendere il tutto più coerente. “Eravamo una canzone di Battisti”, cantano e come si dice a Roma: je piacerebbe! La melodia, però, è di alto livello ed è l’unica cosa che si salva.

Ricominciate tutto da capo e presentate un’altra canzone

Voto: 2

  • Annalisa - "Sinceramente"

Altro giro, altra favorita della vigilia. Con un abito vedo non vedo tutto nero, continua a mettere in mostra la sua bellezza. E noi, come gli scorsi anni, continuiamo a dire che non ne avrebbe bisogno. Così come non avrebbe bisogno di cantare sempre la solita canzone confezionata più per i balletti di Tik Tok e le hit parade delle radio che per costruire una solida carriera artistica. Da “Bellissima” in poi sembra di ascoltare sempre la stessa solfa: prodotti costruiti per vendere, più che per emozionare o far riflettere. Canta “Quando, quando, quando, quando” e Pino Daniele si rivolta più di una volta nella tomba. Noi de L’Amletico lo possiamo dire, aveva ragione Morgan a X Factor: “Una canzone armonicamente nulla! Per me è no!”.

Una vera (s)hit!

Voto: 1

  • Mahmood - "Tuta gold"

Wow, che cool il nostro Mahmood. No non è vero, stiamo scherzando. Il due volte vincitore di Sanremo è un flop assoluto. “Se partirò a Budapest ti ricorderai dei giorni in tenda quella moonlight fumando fino all’alba” canta. Non la fate ascoltare alla povera Ilaria Salis se no appena la liberano (sbrigatevi maledetti!) gli mena. A parte gli scherzi, sembra di ascoltare tre minuti di mix di tutti i suoi successi, da “Soldi” a “Dorado” e “Barrio”. Una canzone fighetta, con un testo praticamente vuoto, che si riprende solo nei pochi passaggi in cui fa riferimento alla sue sofferenze personali (tra bullismo e padre assente). “5 cellulari nella tuta gold”, nemmeno i borseggiatori in metro aspirano a tanto!

Chic, kitsch e pure un po’ schif

Voto: 1 e mezzo

  • Diodato - "Ti muovi"

Allora, premessa: Diodato è uno degli esponenti migliori del cantautorato italiano. Quindi criticarlo non ci risulta semplice. Ma da uno così non ci si può che aspettare il massimo e cioè un altro bel pezzo come “Fai Rumore”, che durante il primo lockdown ha trasceso completamente il significato iniziale, diventando un manifesto di libertà. E con questo ci giustifichiamo (male) della mancata sufficienza che gli assegnammo nel 2020. Questa “Ti muovi” sembra la brutta copia proprio di “Fai Rumore”, con un testo malinconico, ma anche felice. Fin troppo felice, mentre si va alla ricerca di un'ultima speranza dopo un amore che sembra ormai svanito. Il ballo finale è il colpo di grazia.

Da “Fai Rumore” a fai fetore è un attimo

Voto: 5-

  • Loredana Bertè - "Pazza"

Ok, fermi tutti. Lo diciamo subito, come è evidente a tutti non ha cantato al massimo in questa prima serata: poteva dare molto di più. Ma ragazzi, c’è tanta roba! Tutti scriveranno “è un inno alla libertà” e “al volersi bene”. Minchia che cazzate! Questa è la rivincita della nostra dea del rock, a cui hanno dato della pazza per non so quanti anni e poi improvvisamente della regina, con totale e vomitevole incoerenza. Grazie Fiorella (Mannoia) per averla aiutata anni fa a riprendersi dai problemi mentali che sì, aveva, ma non per questo la potevano definire come pazza. Il ritornello è vero come pochi, la canzone è vissuta come poche. I giornalisti già la premiano perché sanno che può davvero spaccare, cantando meglio le prossime volte.

Pazzi di te (ci fidiamo)

Voto: 7

  • Geolier - "I p’ me, tu p’ te"

Mentre l’ascoltavamo pensavamo che il commento “la pampuglia è fiuta all’ebba” lo abbiamo usato lo scorso anno con Grignani, quindi dobbiamo scartalo. E anche che una cosa del genere è talmente brutta che serviva un voto ad hoc. Allora ci accontenteremo di dire che questo fatto che la musica napoletana è bella a prescindere e bisogna avere oramai sempre una quota di canzoni e cantanti in dialetto, è semplicemente insopportabile. Vestito come un sosia di Neo di Matrix, ma dei poveri, Geolier incanta solo attorno al Vesuvio. “Minchia che tamarro!” direbbe il grande Scotto. Ma se uno non è napoletano che deve fare, ascoltare con il dizionario?

Vedi Napoli e poi muori, ma solo se ci sta lui

Voto: - ∞

  • Alessandra Amoroso - "Fino a qui"

Eravamo pronti a distruggerla. “Ecco la beniamina di Maria De Filippi, la regina del canto con la patata in bocca e la crumira delle lagne fameliche pompate dal Sistema”. E bla bla bla… ma invece no. Canta il suo dolore dopo essere stata travolta dall'odio social ed è assurdamente quasi convincente. La musica di Federica Abbate funziona, così come il suo outfit elegante. Lo stile è sanremese da morire, ma comunque rispetto ad altri si mantiene più originale. Tutto bene, ma è pur sempre Alessandra Amoroso.

Incredibile, ma vero: non fa pietà

Voto: 6-

  • The Kolors - "Un ragazzo una ragazza"

Adesso andiamo più veloci perché già ci siamo un po’ fracassati gli zebedei. I The Kolors si presentano con la palese voglia di ripetere l’esperienza hit come “ItaloDisco”. All’inizio copiano “Salirò” di Daniele Silvestri e nel ritornello, dove parte roboante la cassa, ““““prendono spunto””””” dall’inimitabile Gigi D’Agostino. La musichetta, però, è inevitabilmente accattivante e le nostre orecchie dovranno abituarsi a lungo a queste note, nonostante il testo sia impegnato come quello de “Le tagliatelle di Nonna Pina”. Sarà un incubo infinito, un po’ come la domanda “sei antifascista?” per Meloni e La Russa.

Presto che ora mi impicco, ItaloInsisto, scusa se skippo

(n’é vero, la balleremo tutti per sempre)

Voto: 5 e mezzo

  • Angelina Mango - "La noia”

La figlia del grande Mango non delude, anche se addosso ha un tappeto, anzi uno zoo (visto che ha palesemente scuoiato un ghepardo). La stellina della musica pop si destreggia tra versi di Madame e musica di Dardust. Non crediamo si ispiri a Sartre, ma nemmeno annoia come il titolo della canzone potrebbe far pensare. Questa, a differenza di Geolier, è una musica napoletana, che però lascia il segno. Più che altro perché la capiamo e perché innalza la noia a status creativo per una vita incasinata, ma densa di emozioni. La voce è da urlo, la performance da pop star. Con una canzone dal testo incisivo avrebbe vinto. Così rischia il podio.

Noia zero, scintille pure, però ci accontentiamo

Voto: 6

  • Il Volo - "Capolavoro"

Dopo “Grande Amore” ecco un altro stereotipo assoluto del bel canto italiano, tutto pizza e mandolino. Proprio quello che ci ha resi famosi e apprezzati nel mondo. Questo “Capolavoro” del trash è intonato dalle tre voci come fosse un “Essere o non essere” di shakespeariana memoria. Senza alcuna motivazione, per altro, perché è la solita canzonaccia d’amore. Ecco una nuova “Straordinario” di Chiara Galiazzo in versione colonna sonora per una telenovela turca o sudamericana, scegliete voi. “Prima di te non c’era nulla di buono” dicono. Vero, ma meglio di voi sicuramente. Chiamate Pippo Baudo, perché perfino lui potrebbe essere svenuto.

Capolavoro come la Corazzata Potemkin, ma per Fantozzi

Voto: 0

  • BigMama - "La rabbia non ti basta"

Durante la sua presentazione Amadeus si confonde e parla di un duello con Elodie. Co lo immaginiamo: una sfida a suon di canzoni m... meravigliose. Il brano è una confessione molto sentita e personale che parla di trasformazione e di riscatto rispetto a un passato che è fatto di violenze e forti crisi interiori. “Guarda me, adesso sono un'altra, la rabbia non ti basta” canta vestita con uno swiffer gigante al posto della gonna. Il testo ci sta pure, il problema è che è credibile come il sottosegretario Sgarbi mentre dice che il quadro che ha lui è diverso da quello rubato. È sguaiata come una salumiera di Cerveteri in abito da sera (il fisico rotondo non c’entra nulla, prima che ci uccidete).

Un etto di coppa Annamarì, grazie

Voto: mezzo (aggiungete voi un numero, ma basso per favore)

  • Ricchi e Poveri - "Ma non tutta la vita"

Tornano dopo 32 anni in gara a Sanremo, dopo la tragica scomparsa di Franco Gatti, tutti impacchettati e infiocchettati. Vedendoli viene da dire che Tutankhamon è risorto. “Ma non tutta la vita” è il titolo. Eh sì dai, anche perché se questo canto da balera durava tutta la vita era perfetto per Satana. Già ci immaginiamo il centro anziani che si fomenta sulle note di questa canzone. Vogliamo subito la coreografia ufficiale di Joey & Rina. Annalisa scansati!

Inno alla menopausa

Voto: 2 (uno a testa)

  • Emma - "Apnea"

L’altra regina di Amici si presenta con un abito che mette in mostra tutta la sua bellezza. Viene da pensare che è sempre più TeleMariaDeFilippi, ma fa nulla. Questa canzone che ricorda così vagamente “Sarà perché ti amo” (è un omaggio a chi ha preceduto la cantante in scaletta?) è così armonicamente complessa che potrebbe fare da sigla o musica di sottofondo prima degli sketch comici nei villaggi turistici. Se la ascolti tutta davvero in apnea e chiudi gli occhi rischi di non svegliarti più, ma forse non è così male. L’hanno scelta tutti come capitano al FantaSanremo perché anni fa si fece inseguire dalla polizia totalizzando miliardi di punti. Quest’anno averla come capitano ha senso solo perché ricorda la nota canzone di Francesco Facchinetti.

Alza in alto la mano, segui la tua capitana

Voto: 0+

  • Renga e Nek - "Pazzo di te"

Procediamo in questa breve e per nulla fastidiosa serata sanremese con il duo della mezza età. L'amore che i due interpretano nel brano è descritto come stupido, inutile e quasi irresponsabile. Ma anche come nobile, fragile e, soprattutto, capace di rendere folle una persona. «E non sai come vorrei farne a meno» dicono. Le loro voci sono potenti e inconfondibili, ma anche pietose. Claudio Villa era decisamente più moderno. I cornetti dell’Inter che all’inizio Renga dà ad Amadeus forse li doveva tenere per il pacco regalo destinato ai pensionati assieme al cd del brano. Dio perdonali perché non sanno quel che fanno.

Mesozoici

Voto: Non classificati

  • Mr. Rain - "Due altalene"

Prendendo spunto dalla storia di un lutto famigliare, racconta un amore capace di ogni cosa, persino di fermare il mondo, “anche se dura un secondo come le comete”. Un sentimento che sfida anche la gravità, come "Due altalene" sospese nel cielo. Pura poesia? Sì, un po’ come i discorsi di Antonio Razzi. In realtà questa canzone è una melensa armonia strappalacrime con spruzzatine di autotune a caso qua e là. Lo scorso anno si era portato dietro l’asilo, sperando di ammorbidirci nei commenti. Ora, con la canzone prodotta da Gardaland, fa solo un cenno con due altalene. Questo fetish per i bambini è da studiare clinicamente.

Una strappastorialacrime (cit. Maccio Capatonda)

Voto: 2 (ovviamente)


  • Bnkr44 - “Governo punk"

Vengono anche loro da Sanremo Giovani, ma la loro canzone con il governo non c’entra nulla. Anche perché Meloni di punk aveva solo Sgarbi, che pare si stia per dimettere. Vestiti con un outfit collezione Caritas, i Bnkr44 sembrano allenatori di Pokemon o Digimon. Anzi, sono identici ai componenti della “Compagnia dei celestini”. Come direbbe il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: “non voglio fare commenti perché andrei oltre il codice penale”.

Street footbal forever!

Voto: 3+

  • Gazzelle - “Tutto qui"

Debutto sanremese per uno dei Re Mida dell’Indie, che incredibilmente riempie gli stadi. Il verso “Sembriamo due panda, amore mio” ce lo vogliamo tatuare subito. Un po’ clericale (francescano), un po’ spacciatore di fiducia, Gazzelle ci fa volare, ma giù per un burrone. Questa ballata dal retrogusto Anni 90, ambientata esplicitamente nella zona di Roma Nord, è davvero terrificante, e ti lascia interdetto un po’ come la dipartita di Mancini dalla Nazionale. Zero come voto per lui era decisamente troppo, ma nemmeno è il peggiore.

Ind(i)efinibile

Voto: -1

  • Dargen D’Amico - “Onda Alta"

Quello di D’argen d’amico, aka Rocco gioccattoli, visto che si veste con tanti orsetti peluche, è forse il pezzo più veloce di questo Festival di Sanremo, ma tratta temi importanti. "Onda alta", infatti, fa esplicitamente riferimento alle rotte dei migranti. “Sta arrivando l'onda alta, stiamo fermi e non si parla e non si salta”, canta il rapper. E aggiunge alla fine: “Navigando verso Malta senza aver nuotato mai nell'acqua alta”. Significativo anche il verso: “Qua abbiamo tutto, ma ci manca sentimento e non riusciamo più a volerci bene”. La canzone non è però molto orecchiabile, né è cantata in maniera eccelsa. Alla fine spara a zero contro Meloni: “Abbiamo cambiato le idee, abbiamo cambiato leader, ma la madre e le altre donne non hanno niente da ridere”. Quindi dopo aver cantato chiede il cessate il fuoco a Gaza perché “se no siamo corresponsabili dei morti”.

Ti premiamo solo per i temi affrontati

Voto: 6

  • Rose Villain - “Click boom!"

Il "Click boom!" del titolo è il rumore di un colpo di pistola, perché è un “amore che è come un proiettile”. La sostituta scintillante di Federica Carta è letteralmente pietosa. Il brano sembra non finire mai ed è leggero come un libro di Dostoevskij letto direttamente in russo. Il ritornello onomatopeico è l’unica cosa che fa aprire gli occhi.

Dateci un malox

Voto: 1

  • Santi Francesi - “L’amore in bocca"

I gioiellini di X Factor possono contare su un bravo musicista e un cantante dalla voce stupenda (ancora ce lo ricordiamo nel talent mentre interpretava magistralmente “Creep” dei Radiohead). "L'amore in bocca" è un gioco di parole con "l'amaro" ed è quello che è rimasto dopo un incontro fugace, ma che fa già sognare una seconda occasione. Conciati come assassini prima del delitto, sono intensi e raffinati. Ma la canzone è solo una canzonetta.

Ci lasciano l’amaro in bocca, davvero

Voto: 5

  • Fred De Palma- “Il cielo non ci vuole"

Lo “specialista di tormentoni” per citare Amadeus (che is the new “Poteva essere bravo, ma è un pagliaccio”), arriva sul palco più sicuro che mai. Il suo è un pezzo velocissimo che non dà un attimo di tregua e che nelle sonorità si rifà al mondo del pop latino oltre che alla dance. “E invece di tenerti lontana da me, ti ho fatta solo piangere” canta Fred, ma persino un amore difficile, se è vero, può resistere a tutto. Ovviamente questa parte finale del commento l’abbiamo copiata, perché ci eravamo addormentati.

Dove sta Ana Menaaa?

Voto: 2 e mezzo

  • Maninni - “Spettacolare"

L’ex cantante di Sanremo Giovani si presenta con una canzone “““romantica”””, il cui titolo si riferisce alla voglia di stringersi forte per reagire a “giornate bastarde, quelle che non ce la fai più”. La frase migliore è: “Tutto il mondo è un gabbia di specchi, una partita a scacchi con la verità”. Per il resto non notiamo differenze con Marco Carta. Di spettacolare davvero c’è solo la scenografia dell’Ariston.

Uccideteci

Voto: 1-

  • Alfa - “Vai!"

Uno dei protagonisti dell’estate con “Bellissimissima” si presenta all’Ariston come un Gianni Morandi trasportato dagli anni ‘60 nel 2024. E in effetti la canzone sembra provenire direttamente dal 1961, con il testo scritto dai bambini di qualche scuola elementare. Ah no, loro avrebbero fatto sicuramente di meglio. Nel brano, accompagnato fin dai primi secondi da un fischiettio, il giovane canta su un tappeto sonoro che si rifà in qualche modo al genere country, ma contaminato con la dance. Palesemente si tratta di una copia italiana venuta male di “Sun” degli OneRepublic. Un po’ come “Fausto e Furio” invece di “Fast and Furious”. Evitiamo le parolacce che si abbinerebbero al titolo della canzone.

…a farti mandare dalla mamma a prendere il latte!

Voto: 1+

  • Il Tre - “Fragili"

Non canta alle tre ed è già una notizia. La fragilità è il tema centrale di questo brano, che resta in equilibrio tra pop e rap. Lui sembra Brad Pitt in “Fight Club”, ma non ha nulla di quella epicità. “Ma siamo fragili come la neve, come due crepe” dice nel ritornello. Pare suggerire che ammettere i propri limiti di fronte agli altri sia l'unica via d'uscita dal senso di colpa che ci attanaglia e non si capisce dove finisce il tatuaggio e dove invece inizia l’abito. Ma canta così male che qualcuno dall’orchestra vorrebbe tirargli una secchiata d’acqua.

E vabbé, qua è facile: il voto è nel nome

Voto: 3

——————————————————

Ed ecco quindi la nostra classifica finale. Oooooh, rombo di tamburi e tadaaan:

Sicuri di non averci preso nemmeno stavolta, vi ringraziamo per la lettura e vi diamo appuntamento al prossimo anno. Ciao Amletici!