La storia della statua di Anita Garibaldi al Gianicolo

Il colle Gianicolo, pur non facendo parte del novero dei sette colli tradizionali di Roma, è uno dei più frequentati dai romani e dai turisti per il suo parco e il belvedere da cui si ha una panoramica spettacolare della città.

Nel punto più alto del colle, al centro di un piazzale, è situato il monumento equestre di Giuseppe Garibaldi, opera dello scultore Emilio Gallori inaugurata nel 1895.

Il monumento è stato collocato volutamente in un'area dove nel 1849, al tempo della effimera Repubblica Romana, particolarmente cruenti furono i combattimenti tra i garibaldini e le truppe francesi chiamate dal papa Pio IX per ripristinare il potere temporale su Roma.

Se è nota l’esistenza di tale monumento, con il quale si è voluta esprimere la gratitudine degli italiani per il contributo decisivo che l'eroe dei due mondi ha dato per il raggiungimento dell'Unità d'Italia, è generalmente poco conosciuta o addirittura ignorata l’esistenza di un altro monumento molto prossimo a quello di Garibaldi.

In un piccolo slargo, circondato da piante di alto fusto e situato a sinistra della strada che dal piazzale scende verso il Vaticano, si trova un gruppo statuario di una donna a cavallo che stringe al petto un neonato: è il monumento equestre eretto in onore di Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, universalmente nota come Anita, rivoluzionaria brasiliana, moglie di Garibaldi e sua compagna di tante battaglie.

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Fu Garibaldi, che conobbe in occasione di un Te Deum di ringraziamento seguito al successo della rivolta farroupiha (ossia degli straccioni) del 1835, ad attribuirle il diminutivo spagnolo di Anita.

Sciolto il legame matrimoniale con un uomo molto più grande di lei che le avevano imposto i genitori, sposò Garibaldi e divenne madre dei suoi quattro figli. Fin da giovanissima mostrò la sua particolare personalità e il suo temperamento: praticante il naturismo, abile cavallerizza e sensibile agli ideali di giustizia sociale combatterà sempre a fianco degli uomini sia negli attacchi navali che nelle battaglie terrestri.

Nel 1848, alla notizia delle prime rivoluzioni europee, si imbarcò per prima per l’Italia dove venne raggiunta poco dopo dal marito. Dopo la proclamazione della Repubblica Romana del 1849 è con Garibaldi e i volontari raccolti tra le città dell’Italia centrale per combattere sul Gianicolo i soldati del corpo di spedizione francese guidato dal generale Oudinot intenzionati a porre fine alla neonata Repubblica.

La superiorità francese è però netta e, nonostante la strenua difesa, la forza armata della Repubblica Romana viene a mancare fino a quando il 4 luglio 1849 viene dichiarata la resa.

Garibaldi decise allora di recarsi con Anita a Venezia che ancora resisteva agli austriaci ma nei pressi delle valli di Comacchio la patriota, incinta e febbricitante, perde conoscenza e il 4 agosto 1849 muore appena ventottenne.

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Il monumento che la commemora è di Mario Rutelli e la scena rappresentata dallo scultore si riferisce a un episodio realmente avvenuto in Brasile quando questa era a fianco di Garibaldi nella rivoluzione per l'indipendenza di quel Paese dal Portogallo. Solo dodici giorni dopo il parto del primo figlio, Anita stava per essere catturata dai soldati imperiali che avevano circondato la sua casa, ma riuscì coraggiosamente a fuggire a cavallo mettendo in salvo anche suo figlio.

In occasione dell'inaugurazione dell'opera nel 1932, le spoglie di Anita furono traslate da Genova a Roma e poste nel basamento del monumento.

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Nel 2011, in occasione della ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, sono stati restaurati il monumento a Giuseppe Garibaldi, quello ad Anita e anche gli 84 busti degli eroi garibaldini presenti nel parco.