La grande magia di Eduardo De Filippo: il seducente fascino dell'illusione

 

Avere una moglie fedele, un matrimonio sereno e una vita felice è l’illusione del protagonista Calogero. Ma anche di tante altre persone. Solo che lui per continuare a crederci è disposto a lasciarsi ingannare dal mago Otto Marvuglia. Che lo suggestiona a tal punto da fargli ritenere la consorte intrappolata in una scatola, e non invece fuggita con l'amante durante uno spettacolo di magia. "Vostra moglie è in questa scatola", spiega il mago al marito tradito. "Se voi l'aprite con fede, rivedrete vostra moglie; al contrario, se l’aprirete senza fede, non la vedrete mai più". Non l'aprirà Calogero, anche quando avrà di fronte a lui l'amata Marta che gli confessa la sua infedeltà: "Nella mia vita c’è stato un altro uomo. E tu lo devi sapere". Ma Calogero la ignora, e la scaccia via come una falsa immagine prodotta dalla sua mente. Per lui ormai è più importante l'illusione della fedeltà: una scatola piuttosto che una moglie adultera.

bLa grande magia regia di Lluis Pasqual 3 Nella foto Claudio Di Palma. Foto Marco Ghidelli.jpg

Un finale amaro, di grande sofferenza interiore, quello dell’opera scritta da Eduardo De Filippo. Uno dei lavori più amati dal drammaturgo napoletano. “La grande magia”, disse Eduardo nel prologo della ripresa televisiva del 1964, “è la commedia che forse mi sta più a cuore e che mi ha dato più dolore”. Al suo debutto nel 1948, a Trieste, fu un insuccesso. Lo stesso a Roma due anni dopo, con l'accusa di essere eccessivamente condizionata dai temi pirandelliani quali la realtà e finzione. Oggi la versione portata in scena da Lluis Pasqual si presenta più snella – il testo, originariamente in tre atti, è stato ridotto in un unico atto della durata di un'ora e quaranta minuti senza intervallo – e pittoresca, arricchita da costumi colorati e da un trionfo di tendaggi rossi, che rimarcano l'intimo dolore del protagonista.

aLa grande magia regia di Lluis Pasqual 2 Nela foto Alessandra Borgia e Nando Paone. Foto Marco Ghidelli.jpg

Se alla sfarzosa scenografia si aggiunge poi la genuina ironia di Nando Paone (nel ruolo dell'illusionista), la magia della risata non manca di certo. Ma chi regala più sorrisi è Gino De Luca: nell’interpretare il brigadiere chiamato da Calogero per far arrestare Otto, ad ogni suo “femmi tutti!” in dialetto siculo il pubblico ride di gusto. E in questo caso non si tratta di un’illusione.

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Chi si domanda invece se non sia meglio vivere nell’inganno è il regista Lluis Pasqual. “E se volessimo vivere in un mondo di illusioni? Se fosse meglio che vivere in una presunta realtà?”, scrive nelle note sulla morale del testo. Troppe volte ci illudiamo pur di continuare a sperare in ciò che sappiamo non potrà mai accadere. Perché la realtà fa male, è spiacevole come un trucco svelato: meglio allora lasciarsi ingannare dalla dolce illusione della messinscena. A volte, il teatro, può essere più piacevole della realtà.