Il mistero della mappa di Piri Reis

Antefatto

Sono quasi cent’anni, correva il 9 ottobre del 1929, che un teologo, tal Gustav Adolf Deissman, durante una visita alla biblioteca del Topkapi a Istanbul, avendo ricevuto un incarico di catalogazione dal governo turco, fece una scoperta sensazionale: reperì due frammenti di una mappa risalente all’inizio del XVI° secolo disegnata su pelle d’animale, che mostrava un qualcosa di molto strano.

A ovest di quella che noi oggi conosciamo come penisola Iberica, si poteva rilevare un qualcosa di “anomalo”, erano presenti infatti notevoli porzioni di costa, che parevano corrispondere all'America e all'Antartide. Noi sappiamo che in quegli anni, nel vecchio continente, quei territori erano ancora sconosciuti.

Questa l’anomalia che colpì il Deissman. Chi aveva disegnato la mappa e chi era nella vita il suo autore?

S’appurò che la mappa era stata disegnata da tal Ahmed Muhiddin Piri, conosciuto come Piri Reis, ‒reis è una carica militare che corrisponde a quella del nostro capitano navale ‒, cartografo e marinaio ottomano vissuto tra il 1465 e il 1553.

Piri sostenne sempre d’averla elaborata prendendo ispirazione da un'altra mappa purtroppo perduta, avuta da un prigioniero castigliano che aveva accompagnato Colombo nei suoi viaggi; affermò poi d’averla completata con informazioni ricavate da «gli antichi re del mare».

Chi fossero questi «antichi re del mare» purtroppo non è dato saperlo: divinità? Popoli di grandi navigatori con cui Piri era venuto a contatto? Questo è uno dei tanti misteri che forse non riusciremo mai a chiarire o che forse, un giorno, verrà svelato quando qualche giovane ricercatore, rovistando tra vecchi manoscritti, troverà documenti sepolti dalla polvere del tempo.

Reʾīs iniziò il disegno nel 1511, e sembra l’abbia terminato due anni dopo. Solo nel 1517 la presentò a Solimano il Magnifico, ottenendo come ricompensa la promozione ad ammiraglio.

Quattro anni dopo Piri, diremmo noi oggi, diede alle stampe un particolareggiato atlante Mediterraneo comprendente resoconti delle spedizioni di «un’astronomo chiamato Colombo, salpato in cerca di Antilya, mitica isola ubicata in un luogo indeterminato dell'Atlantico, scoprendola».

Questo l’antefatto di ciò che noi oggi continuiamo a definire: Una Mappa Impossibile.

Se consideriamo il fatto che sembrano esservi rappresentate le coste dell'America e dell'Antartide, appare difficile accettare quanto si sa di questa mappa; quando venne disegnata infatti, i popoli del vecchio continente ancora non avevano posato piede che su una minuscola parte del Nuovo Mondo, l'Antartide poi, era totalmente sconosciuta! Anche se vi erano ipotesi circa l’esistenza di un continente australe.

È incontrovertibile però, che un frammento della mappa sembra riferito ad una gran parte della costa est del Sud America, con un'isola che potrebbe essere Hispaniola e a un pezzo dell’antartico; mentre il secondo frammento sembra mostrare parte del Nord America.

Questo non fu il solo elemento eclatante che diede grande attenzione all’opera di Piri. Oltre ai profili geografici erano riportati disegni di animali che assolutamente non potevano vivere in Antartide: ad esempio uno somigliante ad un alce; è d’uopo ricordare infatti che in base agli studi climatici, il continente aveva registrato una temperatura leggermente più calda di quella attuale circa centomila anni fa, poi basta.

Ed ecco quindi che ci ricongiungiamo alla “vexata quaestio” circa la citazione fatto da PIRI, in merito agli «antichi re del mare»; all'epoca si sviluppò un dibattito circa la possibilità che fossero esistite delle conoscenze geografiche perdute recuperate dal cartografo direttamente o per mezzo di sue fonti non citate e purtroppo a noi sconosciute.

La mappa riporta la seguente dicitura:

«Composta dall’umile Pīr figlio di Hajji Mehmet, noto come nipote per parte di padre di Kemāl Reʾīs - possa Dio perdonarli -, nella città di Gallipoli, nel mese del sacro Muḥarram, nell’anno 919 [dell’Egira, corrispondente al marzo-aprile 1513]»

Avvalendosi anche della cosiddetta "mappa di Colombo", come dichiara Re'is medesimo nella scritta autografa sulla Mappa, che era stata razziata dopo la cattura di sette navi spagnole al largo di Valencia; in quella che risulta essere la nota più articolata, egli racconta molti dettagli sulle esplorazioni di Colombo, definito “grande astronomo” e in particolare afferma che “i litorali e le coste che figurano su questa carta sono presi dalla carta di Colombo”.

Alcuni hanno avanzato ipotesi alternative fornendo differenti interpretazioni in base alle quali, alcune linee di costa rappresenterebbero l’Antartide con un livello di dettaglio difficilmente raggiungibile in quel secolo; altri storici sostengono che non vi sia alcuna correlazione tra la forma del continente antartico attuale o passato e le linee indicate sulla mappa.

Il lavoro di PIRI s’ispira anche se con imprecisioni, ad altri elaborati coevi, come quello di Martin Waldseemüller, ma con maggiore probabilità a mappe portoghesi che non ci sono pervenute, di cui abbiamo qualche descrizione, in particolare, diversi studi ipotizzano che sia riuscito a vedere le mappe realizzate nella spedizione del capitano portoghese Pedro Álvares Cabral, che nel 1500 raggiunse il Sudamerica partendo dalla Guinea; oppure su quelle realizzate tra il 1501 e il 1504 da Vespucci, quando, al servizio del capitano portoghese Gonzalo Coelho, discese di molto le coste sudamericane, arrivando in Patagonia.

Dopo la scoperta, tutte le note sulla mappa vennero tradotte nel 1935, dietro ordine di Atatürk per conto della "Società storica turca" (Turk tarihi kurumu), i curatori allegarono l'integrale trascrizione delle legende della Carta di Piri Re'is (Piri Reis Haritasi), presenti a margine dell'originale, in lingua turca moderna, tedesco, francese, inglese e italiano.

  • Il riferimento a Colombo

Si ritiene “illuminante” una frase, riportata in margine al foglio e redatta in lingua turca ottomana, perciò con caratteri derivati dall'arabo; in un passaggio relativo al continente americano letteralmente leggiamo:

(TR)

«İşbu kenarlara Antilya kıyıları derler. Arap tarihinin sekiz yüz doksan altı yılında bulunmuştur. Amma şöyle rivayet ederler kim Cinevizden bir kâfir adına Qolōnbō derler imiş, bu yerleri ol bulmuştur.»

(IT)

«Queste coste si chiamano litorale di Antilya. Sono state scoperte nell'anno 896 dell'era araba. Ma si racconta che un infedele di Genova di nome Colombo abbia scoperto questi posti.»

(Piri Reis haritası - Piri Reìs)




Un Poco di Campanilismo….

Da chi è orgogliosamente ligure, suffragato da dotti che più di me conoscono l’argomento, osservo che nel contesto delle diatribe storiografiche sull'origine del navigatore, questo scritto è stato regolarmente portato come duplice prova circa la genovesità, visto che oltre il riferimento esplicito ai cittadini di Genova -Cinevizden- la parola turca usata più volte nella mappa è Qolōnbō, e non Qolōn, come avrebbe dovuto essere se il nome del navigatore "infedele" fosse stato Colón, secondo la grafia e la dizione castigliana.

Ciò contribuisce a rafforzare la tesi secondo cui le origini di Cristoforo Colombo fossero genovesi e non spagnole e il primo che oserà sostenere il contrario, lo porteremo a Zena e lo appenderemo alla Lanterna.

Ed ora chiudiamo con quelle che possono essere classificate come:

Interpretazioni pseudo archeologiche

Il frammento della mappa di Piri Reìs è stato utilizzato in molteplici occasioni di pseudo archeologia, onde sostenere, peraltro senza documentazione scientificamente credibile, che la conoscenza della geografia mondiale mostrata nella mappa, in particolare quella delle coste dell'America, sarebbe stata più approfondita di quella che viene in genere attribuita all'epoca anche precedente alla scoperta delle Americhe da parte del navigatore infedele.








[1] Nei vari testi consultati, il nome del cartografo lo si trova scritto in due modi diversi: PIRI REIS e Piri Re'ìs. Lascio ai lettori, scegliere quale delle due versioni preferire; il redattore, tanto per celiare un poco, a volte lo scriverà in un modo, a volte in un altro…..non vogliatemene.