Il fiammifero di Gabriele Lavia accende il Teatro Eliseo

Alcune sono disposte a semicerchio, altre svettano in alto come lampioni. Un esercito di luci occupa il palco del Teatro Eliseo e punta verso il centro della scena, dov'è diretto Gabriele Lavia. Entra con indosso un pastrano grigio, cappello sulla testa e sigaretta in bocca. Si avvicina al pubblico e chiede: "Cosa sto fumando?". Un po' di esitazione, gli spettatori si guardano e si chiedono: "Che sia una domanda retorica?" No, l'attore insiste: "Avanti, di quali sigarette si tratta? Riuscite a vedere il colore? Sono gialle". Dalla prima fila una persona risponde: "Sono le Gauloises «papier mais»". Esatto. Sono sigarette con la carta gialla, di mais, lanciate nel 1918 per aumentare il consumo tra chi lavorava nei campi e avvolgeva abitualmente il tabacco nelle foglie di granoturco. Ma ben presto sono diventate il simbolo della sinistra intellettuale, che prima di diventare «gauche-caviar» è stata a lungo «gauche-Gauloises».

Foto Federica Di Benedetto

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Durante gli Anni 50 e 60, non c'era bar frequentato da Jean-Paul Sartre, Albert Camus e Simone de Beauvoir senza un posacenere pieno di mozziconi. Tra gli amanti delle «papier mais» c'era anche Jacques Prévert, ma pure lo stesso Lavia e molti dei presenti in sala. Ora in giro non ce ne sono più, dopo che il ministero della Salute francese nel 2016 ha reso obbligatori pacchetti neutri per non incoraggiare il fumo. "Abbiamo dovuto prendere un'altra sigaretta e dipingerla di giallo", spiega l'attore.

Foto Federica Di Benedetto

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Si apre così una finestra di ricordi e un dialogo costante con il pubblico presente. Lavia rievoca il confronto sull'esistenza tra Jacques Prévert e Sartre. Ricordi avvolti dalla nebbia, come il porto del celebre film di Marcel Carné. Non solo cinema, ma anche poesie, che l'attore recita e collega con il presente. "Oggi è domenica i cinema sono pieni", scriveva Jacques Prévert. "Oggi è domenica e i cinema sono chiusi", dice Lavia. Non sono più uno dei pochi luoghi dove le coppie possono trovare l'intimità, il mondo si è trasformato.

Foto Federica Di Benedetto

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Cala allora l'oscurità. Una luce blu piove dall'alto sulle spalle di Lavia, illuminando solo il crinale del suo corpo. Tira fuori un pacchetto di fiammiferi e inizia ad accenderli. Uno lo dedica al palcoscenico, uno al pubblico e un altro al Teatro Eliseo. Sperando che la luce possa continuare a illuminare questo spazio culturale. Anche se la situazione sta diventando sempre più drammatica. "Ho parlato con alcuni addetti al teatro", si sente dal pubblico prima dello spettacolo, "mi hanno detto che non c'è speranza". La bocciatura dei fondi al Teatro Eliseo con il Milleproroghe rischia di mettere in ginocchio uno dei palcoscenici più noti di Roma. E intanto alcune misure sono state già prese. Una signora si avvicina al guardaroba e chiede: "Posso lasciarle la borsa?". La maschera le risponde gentilmente: "Mi spiace, va portato tutto in sala". Cappotti, cappelli e quant'altro viene portato dentro il teatro. Questa la prima conseguenza, speriamo sia l'ultima e non invece la prima di una serie.