Being Humart© , o sulla fruizione dell'arte

La fruizione di un’opera è un’attività estremamente personale. È un movimento mutevole, che segue i sentieri interiori.  L’essere umano si sofferma di fronte a ciò che lo riguarda, di fronte a ciò che funziona come cassa di risonanza della propria vita, come riflesso del personale modo di esperire la quotidiana esistenza. È una ricerca del sé nell’altro, dipinto, scolpito; un’ instabilità emotiva che si esaurisce quando si aggancia al sentimento intrinseco all’opera e che riconosce come proprio. Lì la fruizione è completa: è comprensione totale del concetto dell’opera al di là di ciò che rappresenta. Ed è allora che l’opera diventa Essere Umano, incarnazione del concetto di esistenza, e l’umano diventa Essere Arte, come connessione, interdipendenza, cognizione, il sincero sentire che non c’è separazione tra il sé e ciò che si sta osservando. Si compie così l’aspirazione dell’arte, lo scopo della sua esistenza.

Il progetto fotografico Being Humart© (parte dell’ugualmente mia proposta Ph zero©, base più estesa dalla quale si diparte ogni mio lavoro fotografico) vede la luce da questo personale flusso di pensieri, è figlio del desiderio di mostrare come il vissuto dell’essere umano ritrova sé stesso nell’arte. L’arte che vive, che incarna le vicende e le esperienze delle donne e degli uomini: il sentimento di oggi fa da eco al sentimento di ieri, perché di fatto le storie che viviamo non sono affatto diverse. Se osserverete con attenzione, noterete come tutto coincide, come nulla è casuale, nella vita e nella fruizione dell’arte in particolare: i colori di chi osserva sono i colori dell’osservato, le forme si richiamano, si riconoscono, separate da secoli infine risuonano nel silenzio di una pinacoteca. Le emozioni viaggiano attraverso le epoche, si impregnano nelle esistenze, nelle tele, nei colori, nei marmi. E come un sapore Proustiano che rievoca ricordi, le energie che vivono in noi rivedono sé stesse nello specchio dell’opera di cui un tempo sono state protagoniste. Perché l’uomo infine ricerca la soddisfazione delle stesse ataviche necessità: l’essere compresi, l’essere amati, l’essere inclusi. I bisogni sempre uguali si rincorrono nel tempo dettando i comportamenti e gli esiti dell’attività umana: una reincarnazione costante e paziente di una coscienza che lascia i suoi segni nell’attività artistica.

Progetti, riflessioni, testi e fotografie di seguito proposte di

Martina Lana

http://www.thechamberofart.eu/

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