Dileo - "Circensi": Ricordi In Equilibrio

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I ricordi sono pericolosi. Ma anche dannatamente belli. E se non si ha una macchina fotografica o una videocamera per immortalarli, il ricordo lo si può suonare e lo si può cantare. Ed è quello che Carmine Di Leo, per molti solamente DiLeo, ha deciso di raccogliere e scolpire nel suo album numero due, Circensi.

Il cantautore campano, nato tra Salerno e Battipaglia, aveva già dato prova delle sue capacità di scrittura nel minimalismo dell’ep La Nuova Stagione, ma in questo nuovo capitolo il suo folk va ad esplorare sonorità sperimentali d’America stelle e strisce, senza cadere nell’esercizio di maniera. Il motto, insomma, rimane quello di essere essenziali ma universali.

In Circensi le acrobazie degne dei migliori trapezisti certo non mancano: sassofono e sezione di fiati che lanciandosi afferrano le mani di echi, pizzichi acustici inseguitori di cassa e bacchette, fino ai tasti solitari di pianoforte e riverberi elettrici in lontananza. Ciò che colpisce è la cura e la pulizia degli arrangiamenti, pesati al milligrammo per risultare brillanti e inscindibili dalle parole. Queste, proprio come la musica, sono bilanciate e “piccole”, eppure cariche di nostalgia e significato.

I sette brani assolvono la funzione di stralci poetici, di piccole fotografie polverose conservate nel forziere della memoria. Non può non emozionare la ballata più folk dell’album Eri Bella Davvero, che in appena due minuti riesce a scaldare una stanza intera, così come non può lasciare senza differenza il brano che dà il nome all’album, con la sua ritmica e le sue pause sospese. In Im.mò.bi.li riesce anche a serpeggiare un beat elettronico nascosto tra gli arpeggi e i respiri del piano, mentre Pelle regala importanti parentesi strumentali.

In ventiquattro minuti DiLeo sfodera una penna ispirata e una chitarra ben accordata. Questi due oggetti, nelle sue mani, diventano quella macchina fotografica o quella videocamera in grado di bloccare il tempo e i movimenti.

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