Massimo Popolizio porta L'albergo dei poveri all'Argentina
Feb
9
to Mar 3

Massimo Popolizio porta L'albergo dei poveri all'Argentina

Conosciuto anche col titolo “I bassifondi”, o “Sul fondo”, o ancora “Il dormitorio”, questo grande dramma di Maksim Gor’kij, rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1902, fu ribattezzato “L’albergo dei poveri” da Giorgio Strehler nel 1947, in occasione della memorabile regia che inaugurò il Piccolo Teatro di Milano nel maggio del 1947.

È quest’ultimo titolo che Massimo Popolizio ha deciso di riproporre al pubblico, in virtù del suo valore emblematico e poetico, oltre che storico. “L’albergo dei poveri” è un grande dramma corale, che si potrebbe definire shakespeariano nel suo sapiente dosaggio di pathos, denuncia sociale, amara comicità, riflessione filosofica e morale sul destino umano.

Il numero elevato degli attori in scena (la multiforme popolazione di questa sorta di rifugio dormitorio per gli ultimi della società) impone alla regia la ricerca di un ritmo adeguato al continuo mutare delle situazioni e dei punti di vista, in un crescendo di tensione reso ancora più evidente dall’angustia dello spazio evocato. Questo rifugio di derelitti e alcolizzati dove i personaggi trascorrono i loro giorni tentando di non soccombere alla disperazione e all’inerzia della sconfitta.

Si tratta di una sfida che, dopo Stanislavskij che fu il primo regista del dramma di Gor’kij, è stata raccolta da grandi maestri della regia teatrale, come Strehler, e anche cinematografica, tra gli altri, Resnais e Kurosawa.


Se le grandi opere viaggiano nel tempo per essere rilette a ogni generazione da angolature diverse, lo stile di regia di Popolizio, la sua maniera di dirigere gli attori e il meccanismo teatrale nel suo complesso, appare particolarmente adeguato a scrivere un nuovo capitolo di questa storia di interpretazioni.

Il nostro non è il mondo del 1902, e nemmeno quello del 1947: è mutato anche il concetto stesso di «povertà», ma l’energia drammatica, la forza visionaria, la disperata lucidità dei personaggi di Gor’kij è ancora intatta, grazie anche alla nuova scrittura drammatica di Emanuele Trevi.

Lo spettacolo debutterà in prima nazionale al Teatro Argentina di Roma il 9 febbraio 2024 e sarà in scena fino al 3 marzo.



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Incontro con Daniele Mencarelli in occasione della mostra DIS/INTEGRATION
May
9
6:00 PM18:00

Incontro con Daniele Mencarelli in occasione della mostra DIS/INTEGRATION

In occasione della mostra DIS/INTEGRATION si terrà un incontro nel piazzale antistante al Museo Laboratorio di Tor Bella Monaca con il poeta e scrittore Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega giovani con Tutto chiede salvezza (2020) e del best seller Sempre tornare, in lizza per il Premio Europeo della Letteratura 2022.

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A Modica l'anteprima nazionale dell'antico carnevale della contea
Mar
6
to Mar 7

A Modica l'anteprima nazionale dell'antico carnevale della contea

Domenica 6 Marzo alle ore 18.00 andrà in scena al Teatro Garibaldi di Modica l’anteprima nazionale dello spettacolo a cura di Margherita Peluso: L’Antico Carnevale della Contea di Modica, tratto dall’omonimo testo di Serafino Amabile Guastella. Prodotto dalla Fondazione Garibaldi col Patrocinio Del Comune di Modica è un omaggio che l’attrice e regista ha voluto dedicare a uno dei più attenti e geniali studiosi e autori di tradizioni popolari siciliane. L’artista ha saputo offrire un suggestivo scorcio dei diversi significati che la festa del Carnevale portava con sé, quando prepotentemente irrompeva nelle case, nelle strade e nella vita di una Modica di fine ‘800. In questo lavoro Margherita Peluso dà prova delle sue sperimentazioni artistiche ereditate dalle diverse esperienze internazionali e studi antropologici che l’hanno fatta evolvere da attrice di cinema, televisione e teatro a operatore artistico-culturale a tutto tondo, capace di portare sul palco l’interdisciplinarietà delle arti dove musica, poesia e arti figurative prendono vita grazie anche all’interpretazione e immedesimazione degli attori coinvolti. Uno spettacolo nello spettacolo, dove il teatro diviene rappresentazione del teatro stesso e del ruolo sacrale e centrale che ricopre. Filo conduttore dell’intero spettacolo è il rito del Carnevale come momento di stacco, di profondo divertimento e di sovversione dell’ordine che lascia posto al nuovo. Qui gli Jàbbu, i ‘Nnivinaggi e gli Sciuoggilingua (tutte espressioni tipiche del dialetto siciliano per indicare scherzi, scioglilingua e modi di dire) e i canti tipici, i giochi carnevaleschi fanno da sfondo alle Maschere, create appositamente dall’artista Pamela Vindigni (Artisti Associati Matt’Officina) sotto l’attenta supervisione di, che descrivono accuratamente le incarnazioni siciliane dei personaggi tradizionali della Commedia dell’Arte. Maschere carnevalesche, figure centrali della festa, che con i loro tratti, i loro destini e il loro rapporto ci accompagnano in un equilibrio tra vita e morte, tra leggerezza e rigore delle leggi divine che in un’inversione simbolica dei valori attraversa gli aspetti della vita quotidiana come la politica, il gioco, il cibo. Il Carnevale è rito antichissimo che celebra il corpo. Non solo il corpo degli umani ma il corpo del mondo. La terra e i suoi frutti, i mille sapori, gusti e piaceri con cui la terra nutre gli umani da sempre. Elementi popolari radicati nella tradizione siciliana che si muovono a passi di danza nella contemporaneità e nel moderno, tra le note delle musiche inedite originali scritte composte dalla sapiente sensibilità artistica di Marcello Difranco e magistralmente eseguite da: Massimo Arena, Nadia Marino e Marco Pluchino. «”Il carnevale nella contea di Modica era una pazzia allegra e chiassosa, la quale trovava sfogo in qualche gruppo di maschere più o meno balzane” – sorride la regista interpretando questo passo del Guastella - Il mio intento era creare uno spettacolo di Commedia dell’Arte che rappresentasse un tributo all’autore e al tempo stesso alla vivissima tradizione della Commedia legata indissolubilmente alla vitalità della cultura popolare siciliana e del suo intimo legame con il territorio. Ringrazio Giovanni Fusetti, grande conoscitore ed esperto della Commedia dell’Arte, per la consulenza artistica di un testo classico che in questo lavoro incontra la contemporaneità dei nostri giorni, dando vita a una rappresentazione che danza sul filo sottile tra passato e presente, in una delicata metamorfosi degli equilibri qui rivisitati, come quelli tra uomo e donna, tra balli e Tradizioni, tra la sacralità della terra e le necessità dell’oggi. In questo periodo quanto mai difficile per la comunità, la celebrazione del carnevale che portiamo in scena vuole essere un richiamo alla necessità e alla bellezza per celebrare gioiosamente la fertilità della comunità e della terra e delle molteplici relazioni che da sempre legano il mondo. In questo lavoro ho cercato di risaltare la parte più intima, più sacrale del Teatro che mi ha sempre affascinata. Portare in scena il rito della memoria, la centralità del teatro in quanto Teatro e poterlo fare, donandogli la leggerezza della contemporaneità senza spogliarlo della sacralità che riveste». Lo stile corale di questa produzione, con la scelta di coinvolgere la comunità locale non solo con il cast di attori ma anche con i cori di musicisti di acrobati e ginnasti, vuole offrire alla comunità ragusana un momento di fierezza per le sue radici, profonde, antiche e sempre vive. Tutto ruota attorno al filo invisibile della memoria e della tradizione che sorregge il Carnevale stesso e che Bacco, che qui incarna l’essenza della festa, con i suoi eccessi, il suo assumere forme differenti alla ricerca continua di svago, cercherà di rincorrere la vecchia Li Fusa, maschera antica del ragusano, per evitare che il filo venga tagliato. Compito arduo e difficile quello della Vecchia Li Fusa, figura archetipa che ci lega all’antichità del ruolo delle parche, che proverà a spiegare che la sua funzione è quella di tessere le fila e tagliarle. Il suo personaggio rappresenta il delicato alternarsi tra vita e morte, tra piacere e dolore, che sono elementi imprescindibili della ciclicità della vita e degli eventi. La sacralità della fine dalla quale nasce un nuovo inizio in un moto perpetuo e continuo che trova nel ricordo e nelle tradizioni il seme che farà rinascere il carnevale. Il dibattito tra Dionisio, Il Bacco, che rappresenta l’essenza dei piaceri terreni e dello svago e la Vecchia Li Fusa, che ci ricorda l’intima fragile tragicità della vita si esplica nel Carnevale come spazio del corpo e dello spirito capace di esistere proprio alla frontiera tra il piacere e il dolore, tra la festa e il lavoro. C’è un tempo per vivere e un tempo per morire, un tempo per danzare e un tempo per faticare, un tempo per lavorare la terra e un tempo per festeggiarne i frutti. Ed anche se ogni anno il Carnevale apparentemente muore, ogni anno rinasce, perché la vita non muore mai, e con lei la Natura. Una rappresentazione che muove i passi da un’ispirazione del Guastella, che viene ripreso e reinterpretato in chiave moderna dagli attori che hanno concorso a scrivere le battute di uno spettacolo che fa del teatro il perno centrale. Un motivo di riflessione sul sottile equilibrio di giochi, sul ruolo della donna che si emancipa lasciando libero di genere questa rappresentazione. Un inno al disordine, alla sovversione perché è dal caos che nasce il nuovo ordine ma anche al ritorno alla terra, all’agricoltura, e al delicato rapporto tra l’uomo e la natura. E che il buon Serafino Amabile possa unirsi alla festa. E possa l’Antico Carnevale di Modica ritornare. “Gioia ingenua, tranquilla, benevola di uomini e di animali: cuori disposti al bene, menti distratte per un momento dai fastidi della vita! Pure è felicità di un sol giorno

Tratto da Serafino Amabile Guastella - Drammaturgia e Regia di Margherita PelusoSupporto Drammaturgico e Linguistico Vincenzo Giannì - Consulenza Artistica: Giovanni Fusetti Scrittura Scenica Cre-Attori: Giovanni Peligra Cristina Gennaro Marzia Ciulla Simona Adele Buscemi Alessandro Adamo Giancarlo Iacono Flavio Aliotta Pamela Vindigni maschere Mat Officina sotto l’attenta supervisione Acrobati (Motyka Ginnastica Artistica) Chiara Iacono Giulia Cappello Soraida Gennuso Vittoria Russo Spadaccini (Scherma Modica) Giulia Floridia Giancarlo Trapani Linda Romano ! Musiche: Marco Pluchino, Marcello Difranco, Massimo Arena, Nadia Marino Coreografia - Veronica Racito Maschere e Scenografie: Pamela Vindigni e Marco Terroni Grifola (Artisti Associati Matt’Officina) Costumi - Vincenzo OcchipintiDomenica 6 Marzo alle ore 18.00 andrà in scena al Teatro Garibaldi di Modica

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DALL’ ATELIER AL MUSEO
Feb
1
to Jun 30

DALL’ ATELIER AL MUSEO

Un corso di disegno artistico e di tecniche grafiche in uno dei luoghi più suggestivi e affascinanti di Roma: la Galleria Diorama di Giano del Bufalo e Niccolò Mottinelli, una wunderkammer nel cuore della città, nascosta nei pressi di Santa Cecilia in Trastevere.

Il corso vuole essere un percorso formativo, teorico e pratico, attraverso la storia dell’arte e del disegno. Oltre ai metodi classici del disegno dal vero, che da secoli vengono esercitati e tramandati nelle accademie d’arte, verranno insegnate e messe in pratica una serie di tecniche artistiche più particolari, oggi non facili da incontrare nei corsi tradizionali.
Per ogni studente, in base all’esperienza, è previsto un livello di approfondimento differente; le lezioni sono quindi rivolte sia a chi ha già una certa dimestichezza con il disegno, sia agli appassionati e curiosi che intendono avvicinarsi per la prima volta all’Arte. Il corso si articola in 8 incontri della durata di 2 ore ciascuno. Alla fine del corso è prevista l’organizzazione di una mostra collettiva presso Diorama, in cui ogni allievo potrà esporre una propria opera.

PROGRAMMA DEL CORSO1

27.02.2022
Basi del disegno dal vero I (grafite, penna e rapidograph)

13.03.2022
Basi del disegno dal vero II (carboncino, nero vite e fusaggine)

27.03.2022
Technique des trois crayons (sanguigna, pietra nera e gesso bianco)

10.04.2022
Preparazione e disegno a punta d’argento

24.04.2022
Decorazione a foglia d’oro

08.05.2022
Disegno su vetro, specchio e metallo

22.05.2022
Xilografia. Incisione e stampa della matrice

05.06.2022
Corpo e panneggio. Disegno dal vero con modello vivente

Giugno 2022Mostra finale collettiva


1 Le date e gli orari sono soggetti a modifiche, anche in base alle esigenze degli allievi.


I DOCENTI
Gabriele Luciani

Artista e docente di disegno
Luciani è un pittore e disegnatore italiano. Nel 2015 si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. In questa, nel 2016, è cultore della materia nelle classi di Disegno e Scuola Libera del Nudo del prof. Pierluigi Berto. Dal 2010 prende parte a numerose mostre nazionali ed internazionali, esponendo le sue opere in vari e importanti musei e gallerie come i Musei Vaticani,
il MEAM – Museu Europeu de Arte Moderna di Barcellona, l’Art Revolution Taipei a Taiwan e Mirabilia Art Gallery a Roma.
Attualmente è docente nelle classi di disegno e pittura dell’Associazione Culturale Mirabilis.
(www.gabrieleluciani.it)


Niccolò Maria Mottinelli
Gallerista e curatore d’arte
Mottinelli è stato per vari anni curatore e direttore artistico della casa-museo Maison Musée Dorée nel Rione Monti di Roma. Dopo aver conseguito un master in curatela d’arte, un dottorato in archeologia classica ed essersi specializzato in storia del collezionismo antiquario e allestimenti museali, si è dedicato alla divulgazione culturale e all’organizzazione di mostre ed eventi artistici fra Roma, Milano, Londra e Parigi.
Dal 2021, insieme a Giano Del Bufalo, fonda e dirige Diorama, galleria d’arte e salotto culturale a Roma.


LO SPAZIO

Il corso si svolge all’interno di Diorama, in Vicolo della Scalaccia 12 nel Rione Trastevere a Roma. Un luogo che è spazio espositivo e galleria d’arte, ma anche salotto culturale e circolo di condivisione e formazione per artisti, intellettuali e appassionati. Le collezioni esposte presso Diorama, di importanza museale, rappresenteranno per gli studenti non solo una fonte di
ispirazione, ma soprattutto un utile supporto di confronto per le tecniche artistiche studiate durante il corso.


INFORMAZIONI E COSTI

Al corso saranno ammessi, previo colloquio conoscitivo, un massimo di 10 allievi, in modo da
poter garantire una attenzione adeguata e specifica a ogni partecipante. Il costo del corso è di euro 380, comprensivo della mostra finale allestita insieme ai docenti presso Diorama.
I docenti sono a completa disposizione per ulteriori domande e chiarimenti, garantendo la massima reperibilità prima e durante lo svolgimento delle lezioni.
+39 333 5690218
+39 320 7938633
info@dioramagallery.com

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Dal 27 al 31 ottobre Baro d'evel al Teatro Vascello con Mazùt, tra circo, teatro, danza e musica
Oct
27
to Oct 31

Dal 27 al 31 ottobre Baro d'evel al Teatro Vascello con Mazùt, tra circo, teatro, danza e musica

Nel 2020 con il visionario Là la compagnia Baro d’evel, ritenuta dalla stampa internazionale tra le più interessanti del circo contemporaneo, ha mostrato come l’acrobazia o il “nuovo circo” possano assumere le sembianze di un oggetto misterioso, lirico e profondamente poetico: un universo fatto di materia, di polvere, di musica, voce e di frammenti di vita.

Le radici di questo universo possono essere facilmente rintracciate in Mazùt, tra i primi spettacoli del duo costituito da Blaï Mateu Trias e Camille Decourtyeil cui riallestimento è presentato in prima nazionale al REf21 dal 27 al 31 ottobre al Teatro Vascello. Un’opera in cui circo, teatro, danza, musica si mescolano scavalcando i confini delle singole discipline per mettere in scena una forma d’arte che sia totale.

Un nuovo sogno fragile e sospeso come una bolla di sapone in cui il tempo assume la qualità di un romantico passo a due (tra gli interpreti MarlèneRosaing e Julien Cassiers) o di una visione dal sapore surrealista che scava e scova il nostro essere animali: un uomo e una donna, eroi e prigionieri, un cavallo selvaggio e un cantante, case di cartone, cieli e pareti di carta. Tutto in Mazùt è materia, sensazione ed emozione, un percorso alla ricerca di sé stessi, un affondo nella nostra più profonda realtà ma attraverso le lenti della magia. Un'immersione totale nel quadro che è lo spettacolo.

Bio

Camille Decourtye e Blaï Mateu Trias sono un duo franco-catalano. Insieme hanno fondato la compagnia di circo Baro d’evel, nata da un collettivo esistente dal 2001 di cui hanno assunto la direzione artistica dal 2006. Il loro processo creativo e la specificità del loro approccio drammaturgico nascono dalla sovrapposizione di differenti materiali, un lavoro a lungo termine attraversato da un’unica linea rossa: lavorare con il movimento, la musicalità, la concezione dello spazio, la ricerca plastica e la presenza di animali… Nei giorni, nei mesi, negli anni, attraversando differenti strade, questi elementi si aprono a direzioni artistiche differenti tutte tese all’esplorazione. E quando arriva il momento della creazione tutti questi percorsi convergono in un’unica direzione creativa. Ogni disciplina, ogni collaboratore (sia esso umano o animale) contribuisce abilmente alla creazione di una drammaturgia equilibrata in cui si intrecciano scrittura e improvvisazione.

 

Crediti

 

Ideazione e direzione: Camille Decourtye e Blai Mateu Trias
Performer: Julien Cassier e Marlène Rostaing e il cane Patchouka
Collaboratori: Benoît Bonnemaison-Fitte, Maria Muñoz and Pep Ramis

Creazione luci: Adele Grépinet
Suono: Fanny Thollot
Costumi: Céline Sathal
Consulenza ritmo e musica: Marc Miralta
Drops Engineer: Thomas Pachoud
Costruzione / Direttore di scena: Laurent Jacquin

Lighting manager: Louise Bouchicot or Marie Boethas

Sound manager: Timothée Langlois or Naïma Delmond

Stage manager: Cédric Bréjoux, Mathieu Miorin or Cyril Turpin

Direzione Tecnica: Nina Pire

Direttore di Produzione e promozione: Laurent Ballay
Production administratorCaroline Mazeaud
Communication manager: Ariane Zaytzeff

Produzione: Baro d’evel

Coproduzione: ThéâtredelaCité – CDN Toulouse Occitanie ; MC93 – Maison de la Culture de Seine-Saint-Denis ; Teatre Lliure de Barcelone ; le Parvis – scène nationale Tarbes-Pyrénées ; Malakoff scène nationale – Theatre 71; Romaeuropa festival ; L’Estive, scène nationale de Foix et de l’Ariège.

Foto: Alexandra Fleurantin / Cavallo di carta: Jean Alexandre Lahocsinszky / Gambe e carta: Le Petit Cowboy

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Valeria Solarino il passaggio da Vincenzo a Innocenza Rosa all'Ambra Jovinelli
Oct
26
to Oct 31

Valeria Solarino il passaggio da Vincenzo a Innocenza Rosa all'Ambra Jovinelli

 26 | 31 ottobre 2021


Teatro Stabile d’Abruzzo, SAVÀ Produzioni Creative e Stefano Francioni Produzioni

presentano


Valerio Solarino

Gerico Innocenza Rosa


scritto e diretto da Luana Rondinelli


scene Ortiche Spazi in Scena

costumi Alessandro Lai

musiche Massimiliano Pace

luci Daniele Savi




Dal 26 al 31 ottobre, al Teatro Ambra Jovinelli un’intensa e magnetica Valeria Solarino affronta il monologo, scritto e diretto da Luana Rondinelli, “Gerico Innocenza Rosa” che racconta con grazia ed ironia una storia come tante di transizione, con il passaggio da Vincenzo a Innocenza Rosa, segnato da incomprensioni, pregiudizi, persecuzioni, rabbia e infine maturazione.


Lo spettacolo teatrale racconta la storia di Vincenzo.  Nella casa di campagna che lo ha visto crescere e dove trova sempre conforto e libertà, Vincenzo narra il suo percorso di “transizione” alla madre e alla nonna attraverso un dialogo alla ricerca dell’amore e dell’affermazione della propria identità lontano da qualsiasi pregiudizio, per sentirsi finalmente amato e compreso.

Intensa e magnetica Valeria Solarino affronta questo monologo con classe, ironia e grande capacità interpretativa. 

Uno spettacolo che è un viaggio tra i ricordi di Vincenzo, un testo che Valeria Solarino ha amato sin da subito, fagocitando ogni singola parola, trasportando sulla scena la molteplicità dei personaggi che costellano il mondo del protagonista, dalla nonna che lo ha sempre sostenuto e protetto alla madre fredda e distaccata, dai cugini ai vicini di casa. 

Uno spettacolo che parla di identità di genere ma che vuole affrontate ogni tipo di discriminazione, una tematica quanto mai attuale trattata con delicatezza attraverso i racconti di Vincenzo che grazie alla nonna troverà la forza di fare il suo percorso di transizione per essere Innocenza Rosa.


Ognuno può rispecchiarsi in questo spettacolo – afferma l’autrice e regista Luana Rondinellie trovare il proprio modo per essere sé stesso fino in fondo, senza pregiudizi che costringono ad essere altro, senza paure, con la consapevolezza che se l’accettazione parte dal nucleo familiare e dagli affetti autentici il percorso dell’affermazione della propria identità sarà più semplice.


Attraverso le parole e la direzione di Luana – dichiara Valeria Solarino - voglio dar vita alla lotta per l’affermazione della propria identità. Come un flusso di coscienza, il racconto tocca i momenti più dolorosi di questo percorso ma anche i ricordi più dolci e tutto questo ogni volta mi conquista e mi emoziona.





Biglietti:

Prezzi per il venerdì, sabato e domenica  

Poltronissima € 35 - Poltrona € 28 – I galleria A € 24 – I galleria laterale € 20 – II galleria € 19

Prezzi per martedì, mercoledì, giovedì e sabato pomeriggio

Poltronissima € 33 - Poltrona € 26 – I galleria A € 22 – I galleria laterale € 18 – II galleria € 17


Contatti:

Botteghino 06 83082620 – 06 83082884

Orari:
fino al 16 ottobre: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 19.00- domenica chiuso
dal 18 ottobre a fine stagione: 
dal martedì al sabato ore 10.00 - 19.00 e la domenica ore 14.00-16.00 - lunedì chiuso

 


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Museo Shoah, presentazione della nuova mappa interattiva con la geografia della deportazione
Oct
15
10:00 AM10:00

Museo Shoah, presentazione della nuova mappa interattiva con la geografia della deportazione

Tra il 16 e il 18 ottobre 1943, 1022 ebrei romani furono arrestati e deportati ad Auschwitz. In occasione dell’anniversario di questo tragico episodio, Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma, presenta venerdì 15 ottobre alle ore 10.00 alla Casina dei Vallati la mappa interattiva “16 ottobre 1943. Geografia della Deportazione” progetto curato da Marco Caviglia, Isabella Insolvibile e Amedeo Osti Guerrazzi, storici della Fondazione.

Oltre a Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah, saranno presenti Noemi Di Segni, Presidente UCEI e Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma. Walter Veltroni presenterà il progetto, riflettendo sull’importanza dell’utilizzo di mezzi tecnologici nelle realtà museali, insieme ai giovani del progetto didattico “Radici Future” e agli studenti del Liceo Renzo Levi.

La mappa digitale permette di “navigare” all’interno del tessuto urbano della città, per esplorare i luoghi degli arresti, i comandi della polizia nazista, le tappe della deportazione. I contenuti sono stati inseriti sulla base delle più recenti ricerche scientifiche.

La mappa è organizzata in vari livelli di navigazione, all’interno dei quali dei “punti di interesse” permettono di accedere ai contenuti. All’interno dei singoli punti sono inseriti moltissimi contenuti multimediali: interviste a sopravvissuti e testimoni, testi antologici interpretati da attori, foto e documenti dell’epoca. Il tutto per permettere agli utenti di accedere in maniera intuitiva e innovativa a contenuti fondamentali per capire ciò che è successo il 16 ottobre 1943.

Come sottolinea Mario Venezia “da sempre la Fondazione Museo della Shoah è impegnata nella ricerca degli strumenti più innovativi per raccontare la storia e mantenere viva la memoria della Shoah, perché sappiamo bene come sia necessario, soprattutto per dialogare con le generazioni più giovani, utilizzare gli strumenti che le moderne tecnologie ci mettono a disposizione. La mappa interattiva del 16 ottobre va esattamente in questa direzione: è basata sulla più rigorosa ricerca scientifica ma è presentata con uno strumento che va incontro alle necessità di una società sempre più tecnologica e di un pubblico sempre più esigente”.

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To be or not to be di Ernst Lubitsch alla Casa del Cinema
Aug
17
9:00 PM21:00

To be or not to be di Ernst Lubitsch alla Casa del Cinema

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TO BE OR NOT TO BE (Vogliamo vivere), Ernst Lubitsch

USA, 1942, 99’

VOGLIAMO VIVERE!

Dopo l’invasione nazista, una compagnia di teatro polacca cerca di mettere in scena il dramma “Gestapo”, ma viene bloccata dalla censura tedesca. La compagnia guidata da Josef (Jack Benny) e Maria (Carole Lombard) Tura, ripiega allora sull’ “Amleto”, il cui celebre monologo , “To be or not to be” – da cui il titolo originale – finisce per diventare lo sfondo di una vorticosa sequela di equivoci e di inganni ai danni dei nazisti, oltre che degli intrighi amorosi della bella Maria. Ritmo travolgente, battute irresistibili, incroci continui tra realtà e palcoscenico, recitazione magistrale sono gli ingredienti di questa feroce satira in cui la vita di teatro finisce per mescolarsi di continuo con le vicende belliche. Lubitsch riesce a sposare la comicità delle situazioni a un messaggio fortemente politico, anche se all’epoca della sua uscita l’utilizzo di un registro lieve e divertente in un’epoca tragica come quella nazista fu giudicato quasi sconveniente. Un remake del film è stato realizzato nel 1983 da Alan Johnson con il titolo di “Essere o non essere”.

Sinossi

Alla vigilia dell’ ultima guerra mondiale una compagnia di artisti polacchi deve mettere in scena una commedia antinazista, ma gli eventi precipitano e ben presto Varsavia è alla mercé del governatore tedesco. Gli artisti che hanno dovuto smettere di recitare hanno però costituito un attivo centro di resistenza e, grazie ai costumi che avevano pronti per la commedia, giocano una serie di beffe agli oppressori, riuscendo alla fine a mettersi in salvo in Inghilterra servendosi dell’aereo di Hitler.

Titolo Originale: To Be or Not to Be

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A cavallo della tigre, Comencini alla Casa del Cinema
Aug
16
9:00 PM21:00

A cavallo della tigre, Comencini alla Casa del Cinema

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A cavallo della tigre di Luigi Comencini (1961, 110’)

L’ingenuo Giacinto, finito in prigione per una truffa, viene coinvolto, suo malgrado, in un’evasione con tre loschi figuri, ma ben presto si rende conto che è più conveniente per tutti se ritorna in cella. «Condotto senza alcuna debolezza di ritmo, A cavallo della tigre alterna in maniera brillante le gags più divertenti con una serie di notazioni socio-economiche che costituisce il nerbo del film: in Comencini, il dramma non è mai lontano. Il ritorno di Manfredi nella sua famiglia, il piatto di spaghetti rovesciato per terra, l’amante installato a casa della sposa […], i bambini divenuti estranei, costituisce un pezzo d’antologia. D’altra parte […], Comencini si rivela uno straordinario direttore di attori: oltre a Nino Manfredi – che raggiunge in questo ruolo uno dei primi traguardi della sua carriera -, il film armonizza gli stili molto diversi di Mario Adorf, Raymond Bussières e anche di un Gian Maria Volontè colto all’inizio della sua carriera» (Gili). «Come attore il film mi diede molte soddisfazioni; fu una faticaccia. Quando vidi che il pubblico non lo accoglieva bene, ci rimasi male. Ma non dipendeva da Comencini, dipendeva dalle manchevolezze di un soggetto disarticolato, che era forse in anticipo sui tempi: almeno secondo me. Il film era stato prodotto da una cooperativa costituita da Age, Scarpelli, Comencini e Monicelli: l’insuccesso commerciale del film la mise in crisi» (Manfredi).

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