Villa Rosebery, il Quirinale di Napoli

Anche Napoli ha il suo Quirinale. È Villa Rosebery, la tenuta del Presidente della Repubblica a Posillipo. Luogo che “ridona la salute”, che fa “cessare i dolori”, che rappresenta “una tregua dal pericolo” come indicavano i greci con la parola Pausilypon. Con oltre 66mila metri quadri di terreno che si tuffano nel mare, qui non è difficile trovare la serenità. Re, principi e Capi di Stato soggiornano nella dimora partenopea da oltre due secoli, da quando il conte austriaco Giuseppe de Thurn decise di acquistare alcuni terreni per realizzarci una tenuta agricola.

La nascita come azienda agricola

È il 1801. È tempo di guerre napoleoniche. Il comandante della Marina napoletana, conte Giuseppe de Thurn, ha bisogno di un’abitazione nella città tappa del Gran Tour, dove pittori come Giacinto Gigante, e l’olandese Anton Sminck van Pitloo, daranno vita alla Scuola di Posillipo. Sulla collina che ora è zona residenziale, un tempo padrone era il verde. Thurn decide di acquistare un terreno di 6 ettari. E qui realizza una casa e una cappella, ma anche delle tenute per i coloni. Trentamila viti e milletrecento alberi da frutto (tra i quali peschi, limoni, mandorli, peri, fichi, susini, albicocchi, aranci) invadono il dolce declivio e sostentano chi ci vive. Agli albori Villa Rosebery era un’azienda agricola a tutti gli effetti.

La trasformazione dei Terranova

Da posto a vocazione agricola, con la vendita alla principessa di Gerace e al figlio don Agostino Serra di Terranova la dimora si trasforma in una villa residenziale. Corre l’anno 1820. I due iniziano a effettuare i lavori seguendo i consigli degli architetti Gasse, che conferiscono un tocco neoclassico a tutti gli edifici. Da semplice casa rurale il posto diventa elegante e sofisticato. E acquisisce un nuovo nome: Villa Serra marina.

I tempi della “Brasiliana”

Con Luigi di Borbone la villa cambia ancora volto. Nel 1857 il comandante della Marina napoletana costruisce il porticciolo ed elimina i vigneti, sostituendoli con alberi ad alto fusto. Si respira una nuova aria, un’atmosfera sudamericana: anche perché l’ufficiale è il marito della sorella dell’imperatore del Brasile: Pedro II. Così la proprietà assume il nome di “Brasiliana”.

L’intellettuale lord Rosebery

Il periodo dei Borbone nella villa non dura a lungo. Con l’avanzata garibaldina verso Napoli, nel 1860 il comandante della Marina abbandona la città e vende la villa a un facoltoso uomo d’affari, Gustavo Delahante, che vi rimane per circa 40 anni. Arriva poi, nel 1897, l’ex primo ministro britannico lord Rosebery. Con lui la dimora si trasforma in un luogo riservato e appartato, aperto a pochi studiosi e buoni amici inglesi. Ma nel 1909 l’inglese decide di donarla al proprio governo.

La donazione a Benito Mussolini

C’è però un colpo di scena. Nel maggio del 1932, per tramite dell’ambasciatore d’Inghilterra, Lord Rosebery chiede al proprio Governo di rinunciare alla donazione. E la offre in dono al capo del Governo italiano, Benito Mussolini. “Alla Villa – si legge in un comunicato dell’Agenzia Stefani del 20 maggio 1932 – sono legati ricordi storici, ed essa costituisce, per il suo vasto parco e per la sua posizione all’estremo della Punta di Posillipo, una delle più famose bellezze del Golfo di Napoli, che è inclusa nell’elenco dei monumenti nazionali italiani”. Nel presentare formale offerta della sua proprietà, Lord Rosebery “si dichiara fortunato di averla potuta trasmettere attraverso S.E. Mussolini che presiede con tanto lustro e devozione ai destini dell’Italia”. L’atto di donazione di parte del Governo inglese a favore di Mussolini – che accettava la donazione dell’immobile destinandolo ad uso di pubblico interesse – viene stipulato il 7 dicembre 1932 a Palazzo Venezia. 

Il periodo degli orti di guerra

Nel 1933 lo Stato Italiano diventa proprietario della Villa. Che però non entra mai a far parte della dotazione della Corona, né del patrimonio privato di Casa Savoia (rd 43/1933). A prendersene cura è il Genio Civile, che procede a lavori di adeguamento funzionale, consolidamento e restauro, ripristino dei danni bellici, compresi i lavori alla peschiera vivaio. Mentre durante la seconda guerra mondiale costruisce ricoveri antiaerei e impianta “Orti di guerra”, i cui prodotti, una volta venduti al personale, sostengono le spese di manutenzione. 

L’estate dei Savoia

Dall’estate del 1933 i Principi di Piemonte, Umberto e Maria Josè – Maria Giuseppina come la si definiva negli ambienti ufficiali in anni di autarchia linguistica –, “su concessione del Capo del Governo” iniziano a usufruire “per alcune ore del giorno, e per circa 30 giorni, della piccola spiaggia e di qualche stanza nel vicino fabbricato per la stagione dei bagni”. Nell’estate del 1934, e così successivamente negli anni, Mussolini asseconda l’intendimento dei Principi di Piemonte di ospitare la Regina Madre del Bello, Elisabetta. Da allora, i Principi di Piemonte vanno spesso alla Villa. Che, nel corso del 1934, viene privata dei suoi arredi e degli “oggetti di pregio storico ed artistico, libri, stampe e manoscritti”, rispettivamente ceduti dalla Soprintendenza all’Arte medievale e moderna della Campania al Museo di San Martino e alla Soprintendenza Bibliografica, operante preso Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele. La Villa, oramai completamente svuotata, viene arredata con mobili e oggetti provenienti dalla Reggia di Caserta e dal patrimonio personale della Casa dei Principi di Piemonte.

Il capodanno di Scalfaro

Nella tenuta presidenziale di Napoli ne sono passati di Capi di Stato. Mattarella, Napolitano, Ciampi. Ma chi aveva più piacere a venire era Scalfaro. A Villa Rosebery non mancava mai il primo dell’anno. Per godersi momenti di beata solitudine in compagnia della figlia Marianna: amante dei fiori e delle piante del vasto giardino.

L’albero dei maori

A Villa Rosebery le piante non mancano di certo: una varietà da orto botanico. “Abbiamo l’albero che i Maori usano per costruire le barche, viene dalla Nuova Zelanda – racconta il capo giardiniere –. È un esempio unico, biforcato: probabilmente si spezzò durante il trasporto”.

La visita del presidente tedesco

Quando il 20 settembre 2019 il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier viene accolto da Mattarella, rimane senza parole. Si affaccia dalla terrazza di Villa Rosebery e “rimane di sasso”, spiega Vincenzo, che lavora qui come responsabile da più di vent’anni. “In Germania non gli ricapita di certo di vedere una cosa del genere!”.

Il tappeto di fragoline di bosco

Pietro, capo giardiniere della Villa, lavora qui da 36 anni. Ne ha viste di trasformazioni. “Un tempo su questi terreni c’era un tappeto rosso di fragoline di bosco. Mi ricordo che mi sedevo e le mangiavo senza smettere mai: una bontà”. Ora c’è ancora la carruba che dà i suoi frutti dolci e i limoni che profumano d’estate. Ma soprattutto c’è un’aria e una serenità paradisiache. Se lo legge da volti di Vincenzo e Pietro, con la pelle illuminata e gli occhi che sorridono. Questo per loro è il Brasile. Questa è Villa Rosebery: “La Brasiliana”.