Quando la Bestia e il Capitano si incontrano

Della Bestia se ne parla in continuazione in questi giorni. E non per il teatro. Luca Morisi, l’ideatore della comunicazione del segretario della Lega Matteo Salvini, si è dimesso. Ma non solo. Si è scoperto che è al centro di un inchiesta per droga. Come veniva soprannominato? Bestia, appunto. Una creatura ferina, in grado di sbranare tutto e tutti sui social. Senza pietà. Senza pudore. Senza vergogna. Stesse caratteristiche del capitano dell’opera pirandelliana L’uomo, la bestia e la virtù, in scena al Teatro Sala Umberto di Roma fino al 10 ottobre. Solo che c’è anche un’altra coincidenza: perché tra i nomignoli attribuiti a Salvini c’è quello di Capitano. E così la Bestia e il Capitano convivono oggi, ma già vivevano insieme nel 1919, anno in cui Pirandello concepì la commedia di cui prima, una delle più apprezzate. Anche se, nella rappresentazione diretta da Giancarlo Nicoletti, non tutto funziona.

“L’uscita è di là. È un mese che facciamo le prove. E ancora così siamo….”. È il secondo atto della messinscena del 28 settembre. E un veterano del palco come Giorgio Colangeli (che recita nella parte del professore) fa notare a Massimiliano Benvenuto (nel ruolo del capitano Perella) che la direzione in cui doveva uscire di scena era quella opposta. Da rilevare è che l’attore di Chivasso è in sostituzione di Vincenzo De Michele nelle replica odierna. Ma di bestiale, si può dire, ha ben poco. Chi qui è scatenato sul palco è invece Giacomo Costa, nella parte del figlio del capitano. Davvero una furia, che travolge per entusiasmo e determinazione. Mentre nei panni della virtù c’è Valentina Perrella. Casta, pia e composta (anche troppo). E degli altri? Ma soprattutto: dell’uomo?

Be’, l’uomo si è perso. “Grazie, grazie, capitano! Scusi! Sono veramente una bestia”. Così dice il professore Colangeli a quella bestia del capitano Perella. Quello che doveva essere l’uomo di cultura, di saggezza, il baluardo della civiltà moderna non si riconosce. Anche lui si è mostrato fragile cedendo alle debolezze della carne, mettendo incinta la moglie dell’altro. E così i ruoli si sono invertiti. Come Morisi da carnefice è diventato vittima, così il professore da uomo è diventato bestia. E così Pirandello ricorda a tutti noi che possiamo incarnare qualsiasi valore: bestia, uomo, virtù. Ma anche l’esatto contrario.