Take me back to Jordan - Un viaggio alla scoperta della Giordania

Shot on: Canon 600D - Canon 18-135mm f/3.5-5.6 IS, Sigma 8-16mm f/4.5-5.6 DC HSM
GoPro Hero 5 Session

Editing: Premiere Pro

Music: Sugaray Rayford - Take me back

La quotidianità è qualcosa che tranquillizza. Nella quotidianità tutto quello che può accadere è praticamente già certo ed i pochi imprevisti che possono capitare sono solo delle piccole increspature nel nostro oceano di sicurezza. Così potremmo vivere tutta la vita; un mare forza olio paragonabile ad una minestra lasciata nel piatto a raffreddare abbastanza a lungo da trasmetterci un piacevole tepore senza però ustionarci. Ma la quotidianità è qualcosa di assolutamente relativo. Potremmo dire “paese che vai, quotidianità che trovi”. Infatti, se da noi la giornata è cadenzata dagli orari lavorativi, alle isole Fiji l’appuntamento fisso è prima dell’alba per la pesca, mentre in Bhutan sono le sessioni di meditazione a ripetersi giorno dopo giorno in un ciclo infinito che potrebbe portare all’illuminazione.
La mia idea di viaggio è sì di vedere posti nuovi, mangiare cibi diversi e percorrere strade alternative, ma soprattutto acquisire una parte della quotidianità degli altri.

Quando esco di casa, cerco di ricordarmi se mi sono dimenticato di chiudere le finestre, quando accendo il motorino, controllo quanta benzina rimane nel serbatoio, quando guido, controllo di dare la precedenza a chi è alla mia destra e di stare percorrendo la strada più funzionale per arrivare alla meta prestabilita e così via… È tutto un controllare se quello che si sta facendo rientra in una norma, in una linearità che tutta assieme ci trasmetterà una forma di sollievo e sicurezza. Quando sono in viaggio ed esco dalla guesthouse, non c’è niente da controllare ma solo da andare, per vedere che cosa mi riserva la nicchia di mondo in cui mi trovo. Ed è così che passo dopo passo ci si accorge di star vedendo un mondo di gente che, con le proprie abitudini e ritmi di vita, sta donando una parte della propria quotidianità.

Ma andiamo al sodo. Nel pomeriggio, una macchina ci ha portati in un aeroporto dove un aereo ci ha caricati e trasportati in un altro aeroporto e successivamente in un altro ancora dal quale siamo usciti. Un’altra autovettura ci ha portati nella notte verso il centro di una città, quella di Amman. Una città composta da tipiche case basse di cemento con all’ultimo piano ancora le armature ben in vista perché non si sa mai, se un giorno si volesse aggiungere un altro piano, tutto è già predisposto. Sicuramente una città che a notte inoltrata non mostra al meglio il suo fascino.

Mar Morto – Wadi Mujib

La prima vera tappa del viaggio è stata il Mar Morto. Nel pianificare il trasporto dalla capitale ci stiamo confrontati con la prima caratteristica del viaggiare in Giordania: l’assenza quasi totale di trasporti pubblici. La Giordania è attraversata da Nord a Sud da un’autostrada (Desert Highway) e da una strada secondaria più panoramica (Kings Highway). I mezzi pubblici si limitano a percorrere e servire le città adiacenti a queste due strade (che sono anche le più turistiche) mentre i paesi più distanti necessitano di un viaggio in taxi, opzione necessaria ma costosa. L’unica soluzione vantaggiosa se si viaggia con un gruppo di amici, sarebbe quella di affittare una macchina in modo da girovagare in libertà e spensieratezza.

Il Mar Morto, nonostante sia una meta turistica, non è servito da mezzi pubblici o affini e di conseguenza è stato necessario sborsare, successivamente a una ferrea contrattazione, 50 euro. Assieme a questo esborso, e nel corso di tutto il viaggio, ci siamo confrontati con la seconda caratteristica del viaggiare in Giordania: viaggiare in Giordania costa. Ciò è dovuto da un lato al fatto che la moneta Giordana (dinaro) vale di più dell’euro con, di conseguenza, un cambio per noi sfavorevole. Dall’altro è dovuto al fatto che se sei turista paghi in media il doppio rispetto al reale prezzo che pagherebbe un giordano per qualsiasi cosa, trasporti inclusi.
Detto questo, l’esperienza sul Mar Morto è qualcosa che va provata una volta nella vita. È un mare ormai in fase di estinzione a causa dell’elevato tasso di evaporazione dovuto alle alte temperature e a causa delle scarsissime piogge. Questo ha portato un grado di salinità nell’acqua talmente elevato da far galleggiare senza fatica un uomo a pelo d’acqua a tal punto che, senza esagerare, sarebbe possibile arrivare fino alla Palestina poggiati sul dorso facendo pochissima fatica. La sensazione al contatto con la pelle è di salmastro e, una volta usciti, di secchezza dovuta alla presenza del sale. Attenti a non far entrare acqua negli occhi! L’effetto sarebbe di bruciore assoluto! Altra informazione degna di nota è che sul Mar Morto non esistono spiagge pubbliche / libere. Ci si può accedere esclusivamente attraverso villaggi privati (40 euro a testa pranzo incluso nel nostro caso) all’interno dei quali si godono di tutti i confort come infinity pools, ombrelloni e altro. Questa è, a mio modesto giudizio, una soluzione necessaria, perché stare immersi in salamoia all’interno del mare salato è possibile per poco tempo e quindi risulta necessario un luogo dove potersi poi godere il panorama e rinfrescarsi in tranquillità dal caldo torrido.

Sempre in zona, un altro luogo che assolutamente non potete perdere è il parco naturale del Wadi Mujib. Wadi significa "fiume" e infatti l’attrazione del parco consiste nel risalire all’interno di uno stretto canyon, un fiume che termina nel Mar Morto. Più che una passeggiata, la risalita del canyon si è rivelata un’esperienza ludica vera e propria. All’ entrata del parco abbiamo dovuto lasciare praticamente tutto eccetto la telecamera subacquea, ci è stato dato un giubbotto salvagente e via verso l’avventura!
Esistono vari percorsi attivi in funzione dei diversi periodi dell’anno. Quello classico si sviluppa, inizialmente, come una piacevole e rinfrescante passeggiata sul letto del fiume con acqua fino alle caviglie attraverso la quale si penetra nel profondo canyon all’ombra delle pareti.

Dopo questa prima fase, il percorso si trasforma in un vero e proprio parco avventure in cui, nel risalire il fiume, ci si deve arrampicare su delle cascate utilizzando delle funi fissate alla roccia mentre la notevole energia dell’acqua si oppone ai corpi in salita. Il letto del canyon si restringe sempre di più, il livello dell’acqua si alza fino a che non si riesce più a camminare e solo le corde incastrate nella roccia permettono di resistere e procedere controcorrente. Insomma, PAZZESCO!
Il ritorno corrisponde allo stesso percorso dell’andata, con la sola differenza che questa volta si alternano fasi in cui ci si lascia trascinare galleggiando dalla corrente, a lanci e scivolamenti giù dalle cascate. Bilancio finale, scarpe distrutte e buttate, ginocchia e mani sofferenti con piccole feritine da taglio e un sorriso permanentemente stampato in faccia.

In conclusione, la costa giordana del Mar Morto è composta da una serie di alberghi / resort senza la presenza di un centro abitato vero e proprio. Questo rende l’area sterile a vita sociale, il che limita la permanenza nella zona a un massimo di un paio di giorni (uno per godersi una giornata sul Mar Morto e un altro per l’escursione al Wadi Mujib).

 

Petra

Dal Mar Morto a Petra il percorso non è stato lineare. Prima abbiamo dovuto prendere un taxi per Madaba, da lì un piccolo bus ci ha portati ad Amman e solo a quel punto abbiamo potuto prendere un successivo mezzo per Petra. Totale: poco più di sei ore anche se con un mezzo proprio si sarebbe impiegato non più di due ore e mezza.

Per essere precisi, Petra è il nome del sito archeologico, mentre il paese nel quale sono gli alberghi e ristoranti si chiama Wadi Musa e si sviluppa sul versante di una montagna a valle della quale si trova l’entrata per il sito archeologico. Il paese non offre proprio nulla da vedere, ma è solo il campo base per le escursioni verso Petra.

Petra, se già non vi è nota, è una delle sette meraviglie del mondo. Si sviluppa all’interno di un ampio areale che, se siete tonici e con un buon passo, potete visitare quasi completamente in due giorni di escursione. Il panorama del sito è roccioso con, nel periodo estivo, un sole che fa prepotentemente sentire la sua presenza e, d’inverno, temperature che possono scendere sottozero con abbondanti nevicate. L’approccio al sito archeologico può essere differente: per chi non volesse effettuare grandi scarpinate è possibile andare a vedere solamente le attrazioni più popolari in modo mirato percorrendo dei grandi vialoni. Altrimenti è possibile raggiungere i reperti più famosi attraverso dei sentieri che si inerpicano lungo le gole delle montagne fino alle varie cime. Per visitare il sito nella sua interezza si richiedono da due a tre giorni. Inutile dire che solamente inerpicandosi attraverso i sentieri presenti sulle montagne circostanti è possibile poter cogliere il vero fascino di quello che resta della civiltà dei Nabadei.

Il sito di Petra si sviluppa, inizialmente, lungo un’ampia strada sterrata che sinuosa si snoda all’interno di un profondo canyon un tempo scavato da paleofiumi.

Questa prima parte del percorso si sviluppa in pianura ed è percorribile camminando in circa mezz’ora anche se sembrerà volare tale è la bellezza del percorso (Main trail colore nero su mappa). Il tracciato si restringe sempre di più fino a che non si apre repentinamente in un’ampia piazza dove domina “Il Tesoro”, ossia il tempio scavato nella roccia alto più di venti metri che è forse la più nota attrazione del sito archeologico. All’ombra della roccia, al riparo dall’ opprimente caldo estivo, ci si può sedere per godersi al meglio questa imponente struttura. All’apice risiede una specie di forziere che si pensava contenesse oro ed è per questo che i beduini hanno avuto la brillante idea di crivellarlo dal basso di colpi di fucile per farne cadere al suolo il contenuto. Ovviamente l’unica cosa che cadde furono i pezzi di roccia distrutti del forziere che ancora oggi è distinguibile nonostante l’approccio invasivo dei residenti dell’area. Proseguendo per la strada principale iniziano a presentarsi i vari percorsi alternativi che si inerpicano sulle montagne circostanti offrendo panorami mozzafiato. Questi sono ben definiti in una mappa che viene fornita all’entrata del sito archeologico. Senza entrare nel dettaglio di ogni percorso, quello che vi consiglio di non perdervi è il sentiero che si sviluppa verso destra una volta raggiunto il teatro (Al-Khubtha trail colore verde) e che consente di osservare Il Tesoro da una posizione rialzata e veramente molto suggestiva. Questo percorso rialzato, se effettuato nel tardo pomeriggio, consente una visione mozzafiato del sole che tramonta a valle tra le antiche rovine mentre si sorseggia del tè in una tenda di uno dei tanti beduini accampati lungo il sentiero. Altro percorso da non perdere è quello che porta al Monastero (Ad-Deir Monastery trail colore viola). Un tempio molto ben conservato, simile al Tesoro, situato però in una posizione non incassata nel canyon ma su un’altura. Una volta arrivati al Monastero non perdetevi i tre punti panoramici raggiungibili con qualche minuto in più di camminata, dai quali è possibile anche crogiolarsi nell’ampio panorama della valle desertica. Il percorso più impegnativo è l'High Place of Sacrifice trail di colore marrone. Il sentiero parte poco prima di raggiungere il teatro sulla sinistra del vialone principale e si inerpica fino alla cima della montagna attraverso un sentiero tortuoso e poco battuto data la maggiore difficoltà. Percorrendo questo sentiero la solitudine e quasi assicurata.

Per non togliere il piacere della scoperta, non sono stato più di tanto a descrivere il fascino del sito archeologico di Petra; quelli che però possono essere utili sono dei consigli pratici che potrebbero facilitarvi la permanenza nell’area.

-      Il biglietto per Petra e tutti i biglietti delle più importanti attrazioni della Giordania possono essere acquistati prima di partire su internet in un pacchetto unico “Jordan Pass”, con un considerevole risparmio di denaro e di tempo di attesa per comprare i biglietti direttamente il loco.

-      Ricordarvi di prepararvi un pranzo al sacco e di munirvi di acqua a volontà, perché all’interno del sito le zone dove sarà possibile comprare qualcosa sono rare e poco soddisfacenti. Le bottiglie di acqua consigliamo di metterle in un congelatore in modo tale che, essendo completamente congelate, dureranno fresche più a lungo e aiuteranno a sopportare meglio il bestiale caldo estivo.

-      Fare uno sforzo per cercare di andare negli orari più scomodi in modo da poter visitare il sito, soprattutto per quanto riguarda il Tesoro, con meno gente possibile attorno.

-      È possibile vedere anche Il Tesoro illuminato la notte a giorni alterni pagando un biglietto a parte. Esperienza che dicono essere suggestiva anche se noi abbiamo scelto di non parteciparvi e quindi non possiamo confermare se ne valga la pena o no.

 

Wadi Rum

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Da Petra siamo arrivati al Wadi Rum su un minibus che passa per i vari alberghi a raccogliere le persone. Il biglietto è acquistabile all’interno degli alberghi stessi. Da notare che in tutti i mezzi pubblici giordani il bagaglio lo si fa pagare come un passeggero, proprio perché va ad occupare spazio che sarebbe altrimenti occupato da altre persone. Nel caso del minibus per il deserto del Wadi Rum, il prezzo era variabile in funzione del numero dei passeggeri. In caso ci fossero stati dei posti liberi invenduti, il prezzo del biglietto sarebbe aumentato in modo da coprire il prezzo di questi posti. Insomma, la tariffa del bus è sempre come fosse a pieno carico.

Nel Wadi Rum non c’è effettivamente nessuna vera attrazione da vedere. Il motivo per il quale il turismo abbonda è legato alla possibilità di dormire in accampamenti in mezzo al deserto e godersi in tranquillità una notte sotto le stelle e null’altro intorno. Se si contratta un po', i beduini del luogo offrono anche delle escursioni in jeep attraverso il deserto con delle soste nelle zone più interessanti dove è possibile svolgere dei brevi trekking. Persino Re Abdullah II di Giordania ha una tenda personale nel deserto dove di tanto in tanto si regala una notte all’insegna del cielo stellato e della calma più totale.

Cosa dire… l’esperienza va assolutamente fatta ma, se come noi vi apprestate a viaggiare nei mesi estivi, preparatevi ad un caldo esagerato. L’escursione in jeep, infatti, si svolge durante la prima metà della giornata e comprende dei piccoli trekking in luoghi di interesse alternati a pause all’ombra di tende a bere tè, poi si pranza al sacco e nel pomeriggio ci si spiaggia all’interno dell’accampamento all’ombra di qualche tenda, cercando di catturare ogni minima corrente di aria esistente. In questi momenti tutto è caldo, non si smette mai di sudare e una sonnolenza irresistibile ti pervade fino al punto in cui si crolla in un sonno leggero ma continuo. Di una doccia rinfrescante non se ne parla poiché le taniche, sebbene siano messe all’ombra, raggiungono temperature termali. Tra due chiacchere ed i pensieri che lenti sfuggono e ritornano a loro piacimento, è così che si attende che il sole cali verso l’orizzonte e ci dia una tregua. Una volta che il sole è basso, è possibile procedere verso un’altura per ammirare il suo tramontare oltre l’orizzonte di sabbia e roccia. Così si sta seduti, in solitudine, in cima ad una duna nel deserto, senza più pensieri ma solo con un senso di profonda eternità nell’animo. Una volta buio, ci si doccia e si procede con la cena preparata da chi gestisce l’accampamento. Si accende uno shisha e si chiacchera attorno al fuoco di un falò con la compagnia dell’accampamento. Poi si va a dormire nella tenda o se si vuole anche all’aperto, sotto il cielo stellato della nostra galassia.

La sveglia è all’alba la mattina. Il tempo di attraversare in jeep un pezzo di deserto e tornare alla zona abitata dove arrivano e partono i bus per le varie direzioni. La nostra direzione, nonché ultima tappa del viaggio, è il Mar Rosso, che dal deserto è raggiungibile sia via bus che in taxi privato con una minima differenza di prezzo tra i due.

Consigli:

-      La scelta dell’accampamento è articolata. Infatti, ce ne sono di varie classi di confort che vanno dai più spartani a tende lussuose con all’interno aria condizionata. In caso non aveste prenotato, potrete, una volta arrivati, contrattare sul prezzo con i beduini che aspettano nel villaggio all’accesso al deserto.

-      Anche le escursioni con la jeep sono contrattabili in funzione della durata.

-      Tempo consigliato è una notte e un giorno di escursioni in jeep, anche in funzione della disponibilità di giorni totali che avete a disposizione per la vacanza (nel nostro caso dieci).

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Mar Rosso

La costa della Giordania sul Mar Rosso non annovera una barriera corallina particolarmente emozionanteed Aquaba non è una attraente città in cui è piacevole fare una passeggiata. Per questo motivo l’albergo che abbiamo scelto si trovava in una zona chiamata South Beach, in prossimità della barriera corallina a sud di Aquaba. L’unica vera attività di questa zona costiera sono le immersioni e lo snorkeling. Per chi avesse molti giorni a disposizione, è possibile svolgere il corso per il brevetto di subacquea con maestri europei e attrezzatura di prima qualità ad un prezzo inferiore e tempi più rapidi rispetto all’Italia. In caso foste interessati a questo tipo di attività, raccomando una attenta scelta del luogo e dell’istruttore, perché insieme a persone molto in gamba ci sono anche molti incompetenti che, sotto un mantello di anni di lunga esperienza, nascondono una leggerezza che nella subacquea non bisogna avere.  

Un’ immersione degna di nota è quella alla nave affondata lunga circa 60 metri che, per essere effettuata, richiede solamente il brevetto di primo livello PADI open water. Per quanto riguarda la barriera corallina, sono personalmente rimasto un po’ deluso dalla mancanza di un vero e proprio reef, dalla presenza di isolate isole di corallo e dalla presenza in acqua di molte bottiglie di vetro che la gente lancia dalla spiaggia.

Da notare il fatto che il pomeriggio estivo è forse ancora peggio del caldo del deserto. Questo perché, nonostante le temperature siano leggermente inferiori, l’umidità è opprimente e il corpo perennemente sudato. Fattore a favore è la presenza in ogni albergo di una piscina fresca e di zone d’ombra in cui sostare, che rendono i pomeriggi più sopportabili.

Magari vi starete chiedendo perché andare in piscina se si ha la barriera corallina raggiungibile direttamente nuotando dalla riva a due passi dagli alberghi? Le motivazioni sono due. La prima è l’eccessiva forza del sole e quindi la necessità di avere un posto dove poter stare all’ombra. La seconda è che, essendo in un paese musulmano (per quanto la Giordania sia tra i paesi musulmani il più aperto) la donna in costume non è ben vista. Per questo, se viaggiate in piacevole compagnia, la donna sarà costretta a coprirsi per non attirare gli sguardi di tutte le persone sulla spiaggia. Cosa che non è il massimo, dato il quasi insopportabile caldo.

Tutto il litorale di South Beach è pubblico, ad eccezione di un albergo con spiaggia privata che però non è accessibile ai comuni mortali causa prezzi esagerati. Quindi preparatevi ad alloggiare in un albergo che dista dalla riva al massimo ottocento metri di costa percorribili a piedi attraverso una strada asfaltata, ai lati della quale si susseguono i vari alberghi. Il momento giusto per fare un giro per Aquaba è la sera per cena. I ristoranti sono abbondanti e a buon prezzo. Aquaba è raggiungibile da South Beach attraverso una breve corsa di taxi sempre da contrattare.

Amman

Dalla stazione degli autobus di Aquaba è possibile prendere un bus diretto per Amman della durata di quattro ore circa. Come già accennato, Amman non è una città affascinante. Il tempo passato al suo interno si può impiegare in passeggiate attraverso i vari quartieri, tra negozi ricchi di mille varietà di spezie differenti. L’unica moschea che è possibile visitare è quella Blu di recente costruzione, mentre in quella più storica nel centro della città è consentito l’accesso solamente ai fedeli. L’antico anfiteatro è ottimamente conservato mentre diversamente è possibile dire per la necropoli in cima alla collina, la quale non offre grandi spunti ad eccezione di un’ampia visuale sulla città che la circonda. Amman mostra il suo meglio nelle ore notturne, quando uno sciamare di persone si riversa per le strade del centro riempendo l’ambiente di mille suoni, colori e odori dei buonissimi e ben arredati ristoranti.

In conclusione, la Giordania è un paese che geograficamente si predispone verso chi non ha molto tempo a disposizione per le vacanze. I luoghi che vale veramente la pena visitare sono pochi e lo spazio che li separa non eccessivo. Dieci giorni di viaggio sono un tempo sufficiente a visitare gran parte del paese e, allo stesso tempo, concedersi anche momenti di totale relax. Va anche detto che, a causa della precaria condizione geopolitica di tutta l'area, la Giordania rappresenta una delle poche soluzioni sicure per poter assaporare il medioriente senza doversi allontanare troppo dall'Italia (circa 4 ore di volo diretto). Unica nota negativa è il costo. Non aspettatevi prezzi stracciati soprattutto nell'area del Mar Morto. Nel nostro caso il conto finale è stato di 1100 euro tutto incluso per 10 giorni di viaggio.

Al prossimo viaggio. Stay tuned!

 

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