Roma Riscoperta: Il Magico mondo di Coppedè

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Il piccolo ‘’quartiere’’ di Coppedè, sconosciuto ai molti visitatori della città eterna, ben noto ai suoi cittadini, è una piccola gemma incastonata tra Piazza Buenos Aires e Corso Trieste.

E’ un luogo magico, con il suo grande e imponente ingresso sembra far fare un salto in un universo fantastico al visitatore, come nelle Cronache di Narnia dove un semplice guardaroba trasporta i quattro protagonisti in un altro mondo.

Edificato nei primi anni del ‘900 dall’architetto Luigi Coppedè il quartiere ben si distanzia dall’architettura razionalista del fascismo.

Come e perché il progetto architettonico si distacca dallo stile imposto dal regime?

Innanzitutto Coppedè non è un semplice architetto ma anche scultore e decoratore e quando venne chiamato a Roma, nel 1916 (anno di presentazione del progetto), l’area che gli era stata proposta doveva collegare il quartiere di Parioli con i nuovi nascenti quartieri di Trieste-Salario, dal forte connotato razionalista voluto dal partito fascita, e molto importante la nuova zona gli venne affidata da committenti privati. Si trattava quindi di edilizia privata per il ceto borghese della capitale. Questo lasciò all’architetto la libertà di esprimersi senza doversi adattare ai canoni imposti dal regime.

La Roma che si presentava a Coppedè era in forte espansione, e la capitale del Regno non presentava alcuna traccia dello stile Liberty che invece fioriva nelle altre capitali europee ma era, invece, ancora fortemente legata al periodo papale, distante solo 50 anni. Tutto questo giocò a favore dell’architetto fiorentino che potè cosi lasciare una piccola gemma nella città eterna.

Il complesso ha un centro attorno al quale si sviluppa tutto il “quartiere”. Partendo da Piazza Mincio, al cui centro vi è collocata la fontana delle rane si sviluppano 18 palazzi e 27 tra palazzine ed edifici.

Tra i più importanti edifici dell’area ,spiccano Il Palazzo degli Ambasciatori, I Villini delle Fate e il Palazzo del Ragno, tutti e tre si affacciano sulla piazza principale.

Venendo da Piazza Buenos Aires, è il Palazzo degli Ambasciatori il primo complesso ad apparire con il noto arco, a richiamo del tradizionale arco di trionfo romano, e il lampadario in ferro battuto che fa da ingresso maestoso e fiabesco nel ‘’quartiere’’ sarà l’unico edificio che l’architetto vedrà  completato prima della sua morte avvenuta nel 1927. I lavori saranno portati a compimento dall’architettto Paolo Emilio André.

Procedendo sotto l’arco si arriva a Piazza Mincio e alla sua Fontana delle Rane e da qui guardando di fronte si vede il complesso de ‘’I Villini delle Fate’’ mentre a destra il complesso del ‘’Palazzo del Ragno’’.

Il primo complesso è costitutito da più corpi aggettanti, con affreschi sulle facciate, tra questi spiccano le raffigurazioni di Dante e Petrarca, una rappresentazione di Firenze, città natale di Coppedè.

Il secondo complesso deve il suo nome alla curiosa decorazione sul portone d’ingresso principale e si sviluppa su tre corpi.

La zona oggi è in fase di restauro la Fontana delle Rane e qualche faccciata non è ben visibile ma regala ai visitatori ancora tutto il suo magico fascino. Dopo il periodo di quarantena e il via libera alle passeggiate, perché non riprendere a scoprire Roma dal suo ‘’quartiere più fiabesco’’?