Roma contemporanea: da Warhol a Banksy, passando per Philip Colbert

In questo scorcio di fine 2022 il panorama culturale romano offre ben due importanti mostre di arte contemporanea, di risonanza internazionale. Una è dedicata ad Andy Warhol, il genio della Pop Art, del quale l’esposizione ripercorre tutta la carriera artistica. L’altra, dedicata a Banksy, certamente non riesce a gettare luce sulla sua identità - che costituisce da sempre un mistero - ma illustra ampiamente i vari stimoli che hanno animato l’impegno (a)politico(?), sociale e umanitario dell’indiscusso maestro della Street Art, con le sue esibizioni da sempre considerate rivoluzionarie e coraggiose. Nel frattempo Philip Colbert, provocatoriamente, tappezza di “aragoste” via Veneto, la famosa strada della indimenticata Dolce Vita di Federico Fellini.


 Andy Warhol alla Vaccheria

Nel corso del 2022 alle tante location già esistenti a Roma, si è aggiunto un nuovo spazio espositivo, la Vaccheria, che è stata ristrutturata sulle rovine di un casale storico situato nella zona sudovest della città (EUR-Castellaccio, in via Giovanni l’Eltore 35). Il battesimo del complesso si è tenuto sotto i migliori auspici, ospitando in un ambiente ampio ed elegante (in antico occupato dalle stalle dei bovini, da cui il nome Vaccheria attribuito alla location) una mostra dal titolo “Flesh: Andy Warhol & The Cow”.

Nella mostra sono esposte circa ottanta opere originali di Warhol, provenienti dalla Collezione Rosini-Gutman di Riccione. Si possono così ammirare alcuni celebri lavori - realizzati come serigrafie, litografie, disegni, stampe e oggetti iconici  - tra cui spiccano le immagini di Marilyn Monroe, Liz Taylor, Elvis Presley, Mick Jagger e Liza Minnelli, oltre alle copertine di dischi e riviste: celeberrima è l’immagine dei barattoli Campbell (la famosa 32 Campbell’s Soup Cans), che negli anni Sessanta fu giudicata sorprendente, innovativa e perfino rivoluzionaria, affermandosi presto come uno dei più iconici simboli della Pop Art, di cui Warhol fu l’indiscusso portento creativo.

Dal momento che per la mostra è stato scelto il titolo “Flesh: Andy Warhol & The Cow”, non deve destare meraviglia il fatto che il centro dell’attenzione sia stato focalizzato sulle tante versioni della Cow, che Warhol realizzò avendo per soggetto una mucca che veniva riproposta in varie tonalità di colore: esse vengono enfatizzate nella Vaccheria da un allestimento luminoso che richiama alla mente i tubi al neon, che erano un tipo di illuminazione molto diffusa a partire dagli anni Sessanta. Fu all’inizio di essi - durante il suo rivoluzionario percorso artistico - che Warhol giunse a prendere posizione contro la pittura tradizionale, sostenendo che ormai era ora di dare vita a nuove forme d’arte. Pertanto, dietro suggerimento del commerciante d’arte Ivan Karp, nel 1966 Warhol realizzò la prima versione della Cow: si trattava dell’immagine di una coloratissima mucca rosa su uno sfondo verde brillante. Il primo supporto della Cow fu una comunissima carta da parati, sulla quale la mucca era riprodotta in tante immagini uguali, ma successivamente la Cow venne riproposta fino al 1976, sempre uguale, anche in altre tre versioni in serigrafia, ma con colori differenti tra loro (sia per la mucca che per lo sfondo). In particolare, i curatori della mostra alla Vaccheria hanno affermato:

Le opere sono state esposte come fossero busti o statue degli imperatori romani, al fine di sottolineare un parallelismo con le immagini divenute simulacro delle divinità moderne e contemporanee, ma senza mai trascurare quello sguardo crudo e ironico che ha reso geniale il lascito artistico di Andy Warhol al mondo”.   

 

La mostra su Warhol costituisce l’evento centrale di questa inaugurazione della Vaccheria, ma è affiancata anche dall’esposizione di opere di pittura e scultura realizzate da sedici artisti contemporanei, tra professionisti e semplici appassionati, intitolata “Sacro o Profano…?”. Inoltre nella location della Vaccheria è visitabile un’esposizione di reperti archeologici rinvenuti nell’area suburbana meridionale di Roma, organizzata a titolo permanente dal Municipio Roma IX. 

La mostra è stata realizzata per descrivere la genialità e la fantasia che caratterizzarono tutta l’opera del grande artista di Pittsburgh - che ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte, della moda, del cinema e della musica - e inizialmente era stata programmata in scadenza al 30 ottobre 2022 ma, dato l’interesse suscitato, è stata prorogata fino al 6 gennaio 2023.


 he World of Banksy - The Immersive Experience

L’inaugurazione della mostra romana di Banksy è avvenuta il 28 giugno negli spazi espositivi della Galleria Commerciale della stazione ferroviaria Roma Tiburtina. La mostra, intitolata The World of Banksy - The Immersive Experience, ripercorre con oltre cento murales e oggetti tutta la carriera dell’originale e misterioso artista britannico, dagli iniziali graffiti (certamente scarni, ma non per questo meno densi di allusioni, significati, denunce) fino ai suoi famosi ed elaborati stencil. Tramite iconici e celebrati capolavori come Flower Thrower e Girl with Balloon - tanto per citarne qualcuno - è possibile ammirare il mondo così come lo descrive Banksy, famoso per la sua peculiarità di affrontare con ironia sia temi politici che di denuncia sociale, attraverso le immagini da lui realizzate, le quali mostrano poliziotti in tenuta antisommossa ma con gli smiley, lanciatori di fiori-molotov, piccioni razzisti, topolini dissidenti e scimmie incoronate che - con la sottile ironia che distingue l’opera di Banksy - simboleggiano tipologie umane ben distinguibili e spesso deprecabili.

Accanto al racconto espositivo tradizionale è stata realizzata anche una sezione virtuale, intitolata i-Banksy, in cui le creazioni intellettuali più iconiche del misterioso street artist britannico si animano in brevi video, nei quali vengono esposti la storia e il messaggio sociale che sono alla base dei murales realizzati da Banksy su muri, ponti e strade in varie parti del mondo. Nella mostra, tramite le sue realizzazioni coraggiose e provocatorie viene illustrata la capacità di Banksy di non conoscere confini (né tematici né geografici), mediante la sua peculiare e smisurata abilità di saper raggiungere zone inimmaginabili, teatro di guerre e di contrasti, dove talvolta perfino istituzioni come l’ONU o la Croce Rossa Internazionale stentano ad arrivare. A Banksy è stata riconosciuta da molti critici e osservatori la sua capacità di “approfondire i temi del capitalismo, della guerra, del controllo sociale e della libertà in senso lato, inserendo tali problematiche nei paradossi del nostro tempo”. Per visitare The World of Banksy - The Immersive Experience c’è tempo fino al 27 novembre 2022.


 Le aragoste di Philip Colbert

Il 6 ottobre sono state collocate in via Vittorio Veneto le “aragoste” di Philip Colbert, uno degli artisti più innovatori e bizzarri dello scenario dell’arte contemporanea, che per le sue esternazioni satiriche e provocatorie da molti critici d’arte è stato definito il “figlioccio di Andy Warhol”. Colbert espone a Roma per la prima volta, dopo i lusinghieri riscontri di critica e di pubblico ottenuti con le sue precedenti esposizioni in musei e gallerie di Londra, Amsterdam, Los Angeles, Mosca, Hong Kong, Shangai, Taipei, Seoul e Tokyo. La mostra, intitolata The Lobster Empire, espone sui marciapiedi della strada della Dolce Vita dodici delle tipiche “aragoste” per cui Colbert è divenuto famoso, realizzate in differenti materiali quali alluminio, bronzo, acciaio e di dimensioni variabili: una, la King Lobster - rappresentata con in testa una corona, con le chele aperte e sollevate in aria - è alta più di sei metri. Peraltro non è la prima volta che Colbert realizza un’opera di grandi dimensioni: infatti nello scorso mese di aprile egli espose “a giant inflatable lobster floated along Venice’s Giudecca Canal”, per promuovere il lancio del suo innovativo progetto di arte digitale intitolato “The Lobstars”.

Le opere di Colbert affrontano e utilizzano soggetti e temi tratti dalla storia dell’arte - di cui dimostra di essere un conoscitore - che vengono armonizzati con i simboli quotidiani della cultura di massa contemporanea e la narrazione avviene per il tramite dell’“aragosta”, ovvero “un cartone animato contemporaneo protagonista del Surrealismo”, quasi un suo alter ego: non a caso Philip Colbert ha detto di se stesso “Sono diventato un artista quando sono diventato un’aragosta”. I suoi lavori, che erano stati esposti in via Veneto per tutto il mese di ottobre, dall’8 novembre sono stati trasferiti nel Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro, dove saranno visitabili fino all’8 gennaio 2023.