Il viaggio performativo e il racconto della prima settimana

Quando inizia un viaggio? Nel momento stesso in cui si parte o prima? Per me prima, giorni prima della partenza, quando cerchi di far convogliare nella tua mente il tutto, quando il corpo è così frenetico e impaziente che vuole iniziare; si genera quell’adrenalina che ti spinge a cominciare, che ti dà la carica giusta per iniziare nel migliore dei modi il viaggio.

Il 30 giugno 2023 a Pofi è iniziato ufficialmente il viaggio e tutte quelle emozioni hanno dato colore alla serata, hanno dato colore alle parole: una luce che si espandeva dall’interno del mio corpo e cercava di catturare lo sguardo del pubblico, il corpo dello spettatore. Non posso dimenticare gli istanti prima dell’inizio, io che camminavo su e giù cercando di concentrarmi, tremando dalla paura. Molti mi dicevano “ormai sei abituato, non ci pensare”, invece ogni viaggio ti dà qualcosa di nuovo e io in quell’istante cercavo l’inizio di quel qualcosa di nuovo, l’inizio stesso del viaggio. C’era tanta gente quella sera, tanti amici venuti a sentirmi e a salutarmi. E poi il giorno dopo sono partito per Santo Stefano di Sessanio (AQ), il paese più piccolo del mio viaggio (poco più di 100 persone).

Mentre viaggiavo mi chiedevo: come farò a far vivere l’esperienza della Performance “La paura dell’esserci” in un piccolo paese? Perché un piccolo paese vuole riflettere sulla paura contemporanea dell’esserci? Durante la Performance ho trovato le risposte a questi dubbi ascoltando le parole del pubblico, ascoltando il punto di vista dell’altro. Semplicemente l’altro non è qualcosa che vive in determinati spazi specifici, ma l’altro può assaporare l’importanza dell’essenza dell’esserci anche in piccole località. O forse, è nelle piccole località che si avverte maggiormente l’esigenza di ridefinirsi nello spazio e nel tempo. Lasciato Santo Stefano di Sessanio mi sono diretto a Camerata Nuova (RM), percorrendo in totale quasi 300 km, sentendoli tutti. La sera ero piuttosto stanco, non avendo recuperato abbastanza, però ho performato molto bene. Ho portato la Performance “Da Dante ai giorni nostri una riflessione sull’esistenza”. Nel mio diario di viaggio che consegno al pubblico ogni volta, quella sera ho ricevuto tanti spunti su cui riflettere, tanti modi di vedere e leggere Dante.

Il terzo giorno a Marta, in provincia di Viterbo, non è andata come sarebbe dovuta andare. All’interno di uno spazio grande dove si serviva il cibo, la Performance “La Paura dell’Esserci” non ha avuto l’atmosfera giusta per essere vissuta come avrebbe dovuto. Tre persone erano intente ad ascoltarmi, a vivere l’esperienza dell’esserci. Proprio il senso del tempo contemporaneo così frenetico lì in quel luogo era presente. Il tempo della Performance cozzava col tempo vissuto in quello spazio. Nonostante tutto mi sono divertito. C’era anche una ragazza argentina ad ascoltarmi. Una nota divertente: in totale erano 3 esseri umani e due cani ad ascoltarmi.

Il giorno dopo non stavo tanto bene a livello psichico. Quella confusione presente il giorno prima, quell’esperienza del tempo frenetico che non collimava col tempo della Performance mi aveva un po’ destabilizzato, però sono riuscito a riprendermi e già a Scheggia e Pascelupo (PG) ho performato nel miglior modo possibile: è stata la migliore Performance fino ad ora, forse perché venivo da giorni molto stancanti e destabilizzanti. Penso che il senso del viaggio sia anche questo: non può andare sempre bene, ci sono momenti belli e momenti meno belli, l’importante è saperli affrontare e capire fin dove spingersi. Lasciato Scheggia e Pascelupo ho attraversato il centro Italia e sono arrivato ad Adria (RO) e ho portato la Performance “Il disastro del Vajont”. Ero molto emozionato perché era la prima volta che portavo la Performance sul Vajont. Avevo anche paura che andasse male, o che il messaggio che volevo dare non venisse capito; invece no, tante persone si sono confrontate durante e dopo la Performance e questo mi ha alzato ancora di più il morale. Inoltre un’insegnante mi ha chiesto se ci fosse la possibilità di condividere la Performance coi ragazzi durante l’anno scolastico. Questa cosa mi ha riempito di gioia perché significa che qualcosa è arrivato. Anche a Luzzara (RE) le cose sono andate molto bene. Ho portato la Performance “Pasolini, l’uomo mercificato e omologato”. Il pubblico è rimasto colpito principalmente dall’enfasi che mettevo mentre facevo vivere l’esperienza pasoliniana; devo dire che Pasolini lo sento molto mio, la visione pasoliniana si rispecchia molto nella mia visione. Anche qui, come ad Adria, mi hanno detto di ritornare in inverno. Infine Meduno (PN), 300 km e quasi 4 ore di viaggio, sembrava che non arrivassi mai, invece d’un tratto davanti ai miei occhi si sono presentate in modo impetuoso le montagne tagliate dal fiume Meduna. Un paesaggio molto bello, mi sentivo immerso in un luogo quasi magico. La cosa che mi ha colpito è il letto del fiume Meduna, così grande, così maestoso.

Mi sono chiesto dopo una settimana: qual è la bellezza di passare in queste piccole località e di vivere un’esperienza riflessiva? Cosa mi spinge a viaggiare? Cosa dà senso al mio viaggio? Spero ogni giorno di coltivare le risposte alle mie domande.