Fotografia: l’etnia in cui sono le donne a decidere le sorti della comunità

Due estati fa sono andato in Colombia per documentare il lavoro del Programma Alimentare Mondiale in una delle regioni più remote del Sudamerica: La Guajira. 

Un viaggio di una settimana con un'agenda piuttosto stretta elaborata dalla Missione degli Stati Uniti per le Agenzie dell’Onu a Roma. Insieme ad altri colleghi giornalisti abbiamo avuto l’opportunità di conoscere tanti progetti finanziati dall’USAID in partnership con la FAO, il Fida e il PAM. 

Ciò significa poter testimoniare in prima persona il cosiddetto “multilateralismo” che quando ben indirizzato può davvero cambiare in meglio la vita delle persone. In questo caso particolare, tramite l’investimento per lo sviluppo di piccole realtà rurali in grado di trasformare intere comunità. Sia con tecniche che permettono coltivare in mezzo al deserto, oppure assecondando ex-guerriglieri nel percorso di abbassare le armi e alzare le zappe. 

In quel periodo c’era già in corso un’altra pandemia che oggi senza dubbio si sarà dilagata: la fame. Infatti, l’esodo dei venezuelani verso la vicina Colombia ha creato una situazione di emergenza alimentare, soprattutto nelle zone di frontiera. Quanto è stata grande la mia gioia l’anno scorso quando il Nobel della Pace è stato assegnato al Programma Mondiale Alimentare!

Oltre ai reportage che mi erano stati assegnati, ho fatto in modo di trovare tempo per ritrarre anche la comunità degli indigeni Wayuu. Abitanti originari della penisola che si inoltra nell’Atlantico equatoriale, molti dei loro familiari che si erano trasferiti nel Venezuela sono stati colpiti dalla crisi e hanno dovuto lasciare tutto indietro per tornare alla terra ancestrale.

Da loro abbiamo soggiornato in mezzo al nulla, cullati da amache genuine, sfiorati da un vento poco tiepido sotto l’indelebile luce della Via Lattea. Il compito era tornare a casa con almeno un piccolo progetto per concludere il portfolio del master di fotogiornalismo. 

La serie l’ho intitolata Territorio Wayuu ed è un ommaggio a questa etnia matriarcale di autentici pastori e raccoglitori che hanno imparato a coltivare letteralmente la sabbia per sconfiggere la fame. Tutto sotto lo sguardo fiero delle donne, las autoridades, che decidono le sorti di tutta la comunità.

Senza troppe pretese (avessi solo avuto più tempo di restare nella comunità) ho editato e postprodotto la serie con l’idea di presentarla nella Serata Amletica che avevamo pianificato per l’anno scorso. E bene, per ora mi fa piacere condivirdela qui nel sito, mentre le stampe attendono le loro future cornici.