La fontana "sudante" del Colosseo che la Sapienza vuole recuperare

La fontana monumentale più grande a pianta centrale dell’antica Roma, detta Meta Sudans, fu fatta erigere nell’80 d.C. dall’imperatore Flavio Vespasiano nell’area circostante il Colosseo su una preesistente Meta Sudans che risaliva all’età Augustea e andò distrutta durante il grande incendio di Roma nel 64 d.C.

Si troverà 235 anni dopo posizionata a poca distanza dall’arco trionfale di Costantino che verrà costruito per commemorare la vittoria dell’imperatore su Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio.

La sua esatta collocazione è riconoscibile dalla seguente veduta aerea per la sua pianta circolare.

Si manterrà integra fino al Medioevo quando, per disfunzione del sistema idraulico prima e l’uso di recuperare poi materiale di costruzione da monumenti abbandonati, si deteriora vistosamente perdendo i rivestimenti in lastre di marmo e buona parte dello slancio in altezza, mettendo così a nudo la struttura sottostante in materiale cementizio e laterizio.

Del degrado da una situazione originale abbiamo una testimonianza fedele attraverso opere d’arte, quali incisioni tra il Cinquecento e il Seicento, dipinti dell’Ottocento e poi foto della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento

Il nome Meta deriva dai pinnacoli dei circhi romani attorno ai quali giravano le quadrighe in gara mentre il termine sudante viene attribuito al fatto che l’acqua, fuoriuscendo da una pigna, o un fiore a petali, o un globo di bronzo forato posta sulla sommità, dava l’impressione che la fontana sudasse.

Secondo un'antica leggenda, alla Meta Sudans si recavano i gladiatori per dissetarsi o lavarsi dopo il combattimento effettuato nel vicino anfiteatro.

Al centro di una bassa vasca circolare di 16 m che raccoglieva le acque si elevava un saliente alto 18 m suddiviso in tre parti: una inferiore cilindrica, una seconda troncoconica con nicchie in cui erano alloggiate divinità e una superiore a cuspide conica sulla cui sommità insisteva un coronamento.

In Africa, dove nella costa settentrionale l’antica Roma estese il suo dominio e precisamente nell’attuale territorio dell’Algeria nella città di Coicul, oggi Djemila, i romani edificarono una Meta Sudans simile a quella romana che si presenta oggi in più che soddisfacenti condizioni.

Nel 1936, invece, quando la fontana a Roma non mostrava un ulteriore significativo degrado rispetto al suo stato di decadenza nel medioevo (come dimostra una cartolina viaggiata del 1933) e continuava comunque a mantenere il suo antico valore storico e artistico, il regime fascista decise di demolirlo fino alla base per consentire lo svolgimento delle sfilate militari, lasciando sul terreno solo una targa a memoria.

Tra il 1986 e il 2003 il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università La Sapienza di Roma, sotto la direzione della Prof.ssa Clementina Panella, ha condotto indagini nell’area interessata dalla fontana effettuando lavori di scavo archeologico volti al recupero ciò che non è stato distrutto, cioè le fondazioni e il sistema di canalizzazione dell’acqua.

A conclusione di questa indagine, i cui risultati possono letti nella pubblicazione postata al link http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2007-99, gli scavi sono stati salvaguardati con un loro interramento in attesa di poter ottenere dei fondi per avviare un progetto di valorizzazione della fontana e dell’intera area.