Dieci classici delle sale giochi da riscoprire oggi

C’erano una volta le sale giochi. Luoghi di perdizione dalle luci accecanti e dai mille colori, dove restavi estasiato da quei grandi cabinati che ti permettevano di giocare a videogiochi meravigliosi, che altrove non potevi trovare. Bastava inserire una monetina, che fosse un gettone o 500 lire, ed ecco che per un breve momento il mondo attorno a te scompariva (ma l’odore di sigarette nell’aria si continuava a respirare!). C’eri solo tu e il videogioco, al massimo qualche altro ragazzetto che aspettava il suo turno, che restava colpito dal tuo modo di giocare cercando di trarne qualche dritta, oppure più semplicemente ti annoiava con consigli urlati di cui non hai mai fatto richiesta.

Poco importa che fosse in una sala vera e propria, al bar o nella spiaggia che frequentavi: un po’ tutti, almeno una volta, si sono ritrovati davanti a uno di quei grossi scatoloni rumorosi, a volte con la tentazione di farsi anche una partita, che si trattasse di passione o più semplicemente di un modo per ammazzare il tempo.

Forti a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, le sale giochi almeno in occidente si sono lentamente spente, sovrastate dall’avanzata delle console casalinghe e dai PC di ultima generazione che, oltre a offrire videogiochi moderni all’avanguardia, offrivano spesso conversioni (non sempre brillanti) di quei giochi arcade che ci facevano consumare monete a tonnellate.

Ma i giocatori di vecchia data, i più nostalgici, non hanno mai dimenticato quell’epoca. E proprio per loro può essere un piacere scoprire che esistono oggi diversi siti online che permettono di poter rigiocare quei classici di un tempo comodamente da casa. Certo, il feeling non è lo stesso del cabinato, ma i giochi sono sempre quelli con i quali si è cresciuti.

Nella vasta moltitudine di capolavori realizzati nel corso del tempo, proviamo a citarne alcuni che vale la pena riscoprire, che per un motivo o per un altro sono rimasti impressi per idee, giocabilità e il coinvolgimento che trasmettevano. E, perché no, rigiocarli direttamente.

AERO FIGHTERS 2

Giochi d’azione a bordo di aerei se ne potevano trovare in enormi quantità, ma tra i tanti esempi disponibili Aero Fighters è uno dei più illustri. Sparatutto a scorrimento verticale sviluppato da SNK, il secondo episodio uscito nel 1994 è quello più brillante.

Ricco di piloti giocabili, ognuno con proprie caratteristiche e con la possibilità di migliorare la propria potenza d’attacco grazie ad alcuni potenziamenti lasciati dai nemici abbattuti, Aero Fighters 2 non è forse il più difficile del suo genere, ma accompagnerà il giocatore lungo una serie di livelli pieni d’azione senza sosta in giro per il mondo. E le adrenaliniche musiche di sottofondo rendono i combattimenti aerei ancora più esaltanti.

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BUBBLE BOBBLE

Un gioco di piattaforme firmato Taito, che ti cattura già solo dalla prima schermata. Sarà per i colori sgargianti, per il simpatico look dei due draghetti protagonisti e delle buffe creature che affrontano, o anche solo per un sistema di gioco tanto semplice quanto appagante, ma farsi una partita a Bubble Bobble quando ti ritrovavi davanti al cabinato era un gesto quasi automatico. Eliminando i nemici a suon di bolle, si prosegue attraverso cento livelli sempre più complessi per design e per ostacoli da affrontare.

Unica pecca: il game over è definitivo, costringendoci dunque a ricominciare sempre dall’inizio. Ma considerato che, a furia di ottenere grandi punteggi, le vite extra aumentano, non ci sono scuse per non tentare l’impresa. Quanto arriverete lontani?

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FINAL FIGHT

Ripulire una città malfamata dalle azioni di una gang criminale. E giù di sberle, calci rotanti e proiezioni in aria contro orde di teppisti. Realizzato da Capcom nel 1989, Final Fight è un perfetto “simulatore” di risse da strada dove ogni azione è lecita, anche usare armi di vario genere sparse lungo gli scenari, pur di mettere fuori gioco ogni losco avversario. Tre i personaggi giocabili, ciascuno dotato di un proprio stile di lotta tra chi predilige equilibrio, movimenti rapidi o forza bruta.

Un’avventura lunga sei livelli calati in un contesto urbano, sempre più impegnativi con il passare del tempo e con avversari sempre più pericolosi. Ma le soddisfazioni che regala Final Fight ad ogni boss di fine livello sconfitto sono impagabili.

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GHOSTS ‘N GOBLINS

Un’altra icona storica firmata Capcom. La fama di Ghosts ‘n Goblins, gioco d’azione e piattaforme del 1985, non dipende solo da una spettacolare ambientazione horror e un ritmo di gioco frenetico, ma soprattutto dalla sua insana difficoltà. Siamo infatti davanti a uno dei titoli più difficili mai concepiti, di quelli brutali, che ti fanno pagare cara anche la minima distrazione: un colpo e il tuo prode cavaliere Arthur perde l’armatura, un altro colpo e perde la sua pelle restando un mucchietto di ossa.

Ghosts ‘n Goblins ha fatto sprecare tonnellate di monetine ai giocatori di tutto il mondo. Eppure, staccarsi da quest’opera è impresa ardua. Non importa quanto rigida possa essere la sua giocabilità, ti cattura così forte al punto dal voler andare fino in fondo senza gettare la spugna, non subito almeno. E tra le tante fatiche sa anche regalare grandi soddisfazioni a ogni mostro sconfitto e livello completato.

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METAL SLUG X

Metal Slug non ha certo bisogno di presentazioni: siamo davanti a un’icona dei videogiochi d’azione-sparatutto, al pari di un altro classico analogo come Contra. Tante sono le chiavi del suo successo del titolo SNK: da un ritmo di gioco privo di pause a una realizzazione grafica per l’epoca superlativa, unita a un’enorme varietà di armi, nemici e veicoli speciali da guidare scatenando un inferno di proiettili ed esplosioni.

Sette sono stati i capitoli principali rilasciati sin dal 1996, ma l’episodio più noto e amato dai giocatori è Metal Slug X, versione riveduta e corretta di Metal Slug 2. Rispetto al secondo episodio, l’edizione X aggiunge nuove armi, cambia sensibilmente il design degli sfondi e apporta una serie di migliorie per rendere il gioco più fluido e variegato. A non cambiare è il coinvolgimento che regala, ieri come oggi, segno che certe opere sono per davvero immortali.

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MORTAL KOMBAT II

Al pari di Street Fighter, Mortal Kombat è l’icona per eccellenza dei giochi di combattimento bidimensionali. La fama della serie Midway iniziata nel 1992 era dovuta non tanto dallo stile di gioco, di base piuttosto tradizionale, ma dal suo violento contorno: sangue, violenza, atmosfera cupa e le brutali mosse finali, le Fatality, con le quali fare letteralmente a pezzi l’avversario sconfitto, hanno reso Mortal Kombat non solo un’icona unica nel suo genere, ma anche uno dei videogiochi più controversi di sempre.

Si deve infatti a questa serie la nascita negli Stati Uniti dell’ESRB, l’ente che valuta i contenuti dei videogiochi classificandoli per fasce d’età indicate: un modo, in teoria, per evitare che giochi dai contenuti troppo forti finiscano nelle mani dei bambini, indirizzando così gli acquisti dei consumatori.

Storico retroscena a parte, Mortal Kombat resta comunque un videogioco di qualità, soprattutto a partire dal secondo episodio. È inoltre uno dei primissimi videogiochi a presentare attori digitalizzati che rivestono i panni degli accattivanti protagonisti del gioco.

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OUT RUN

Un gioco di guida leggendario che porta la firma di Sega. A bordo di una fiammante Ferrari, attraverseremo scenari spettacolari destreggiandoci in mezzo al traffico cittadino a velocità folli. Non c’è infatti un secondo da perdere: lo scopo è quello di arrivare in fondo al percorso prima dello scadere del tempo. Logico dunque che essere coinvolti in un incidente, uscire fuori strada o andare al rallentatore comporterà il serio rischio di game over.

Nonostante sia necessario restare totalmente concentrati, è difficile non notare i meravigliosi panorami che si aprono davanti ai nostri occhi, nonché una sensazione di velocità notevole, come se davvero fossimo a bordo di un’auto sportiva. Una volta padroneggiato, il sistema di controllo si dimostra inoltre impeccabile.

Per essere un gioco del 1986, graficamente Out Run sembrava provenire dal futuro. E tra una curva e l’altra, la voglia di rimettersi alla guida non manca mai, anche solo per scoprire tutte le strade alternative che si possono seguire per arrivare al traguardo.

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PANG 3

La Mitchell Corporation ci delizia con Pang. Un gioco d’azione basato su bolle da far scoppiare tramite il nostro arpione, che raggiunge la sua massima espressione con il terzo capitolo uscito nel 1995. L’obiettivo di Pang 3 è ripulire lo schermo da ogni bolla, dalla più grande alla più piccola: facendo esplodere quelle più grosse, queste si sdoppieranno in sfere più piccole, e così via fino a quando non scompaiono. Sulla carta un gioco da ragazzi, all’atto pratico è più ostico di quanto sembri: considerato che, livello dopo livello, le palline si fanno sempre più numerose così come gli ostacoli, e il minimo danno comporta la sconfitta.

Ma la sua semplicità di fondo lo rende perfetto da giocare in qualunque momento, anche per i meno pratici con i videogiochi. Ulteriore chicca, la presenza di numerose opere artistiche sullo sfondo degli scenari. Ed ecco che Pang 3 sdoppia la sua essenza, rivelandosi un videogioco e una mostra d’arte nello stesso momento.

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PUZZLE BOBBLE

Il puzzle game più iconico dopo l’immenso Tetris. È probabile che chiunque, anche chi non è appassionato di videogiochi, abbia provato il gioco di Taito rilasciato originariamente nel 1994, presenza fissa in sala giochi e negli stabilimenti balneari.

In Puzzle Bobble lo scopo è far esplodere una serie di bolle dello stesso colore, ripulendo così lo schermo e passando allo stage successivo. Il tutto da svolgere rapidamente, considerato che la parte superiore dello schermo si abbassa con il passare del tempo, fino a schiacciare i poveri draghetti spara-bolle (gli stessi di Bubble Bobble tra l’altro, essendo i due giochi sviluppati dalla stessa azienda).

Pochi tasti, un sistema di controllo intuitivo e divertimento assicurato. E anche un buon tasso di sfida: nel corso dei trenta livelli disponibili la difficoltà aumenta gradualmente, spingendo il giocatore a perfezionare sempre di più i suoi riflessi.

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STREET FIGHTER II

Ancora Capcom, ancora un capolavoro intramontabile. Con Street Fighter II, anno 1991, i giochi di combattimento diventano un paradigma del panorama video ludico. Nel tempo saranno tanti gli sviluppatori che proveranno a imitarlo, a volte creando altre produzioni di livello, in altre circostanze meri cloni destinati a finire nel dimenticatoio. Ma la giocabilità, il carisma e la qualità di Street Fighter II all’epoca erano unici, quasi insuperabili.

Un cast di protagonisti memorabile e ben differenziato in termini di abilità, un sistema di gioco immediato e complesso al tempo stesso, che richiede tempo e dedizione per essere padroneggiato, e una serie di fantasiose mosse speciali entrate nell’immaginario collettivo (Hadoken e Shoryuken, giusto per citare un paio di colpi) hanno lanciato Street Fighter II nell’Olimpo del videogiochi, ancora oggi ricordato con grande affetto. Il tutto senza dimenticare gli evocativi scenari di sfondo e musiche che entrano in testa senza più uscirne.

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Fare una selezione attraverso diverse centinaia di giochi non è mai un compito semplice, e di capolavori che meritano di essere ricordati ce ne sono ancora tanti. E se volessimo tornare indietro nel tempo in maniera ancora più marcata troveremmo videogiochi rivoluzionari come Donkey Kong, Pac-Man o Space Invaders, titoli oggi primitivi ma che a distanza di quasi 40 anni risultano ancora perfettamente godibili, come se non fossero mai invecchiati.

Per fortuna, la grande rete permette di risalire con un po’ di pazienza a tutti i giochi che ci sono rimasti impressi. Tornare indietro nel tempo ogni tanto fa bene per ricordarci come eravamo. E come questa forma di intrattenimento si è evoluta con il passare dei decenni.