Caligola: gli spettatori si mascherano da congiurati

 

Striscia tra il pubblico il lenzuolo macchiato con il sangue di Drusilia, sorella nonché amante di Caligola. A trascinarlo è l'imperatore (Romina Delmonte) per la prima volta interpretato da una donna. Indossa un trench beige, ha una gamba del pantalone arrotolata fino al ginocchio e una camicia bianca: abiti di un uomo comune come la disperazione che lo tormenta. Una malattia gli ha portato via Drusilia a soli 20 anni. Il dolore non è sopportabile ed è pronto a riversarlo sui suoi sudditi e sul pubblico.

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Non c'è limite alla follia dei suoi ordini. Il gusto di esercitare il potere fine a se stesso aumenta: disprezzo per i senatori, esecuzioni sommarie e decisioni impensabili, come quella di chiudere i granai e annunciare una carestia. Non ha paura di nessuno. E di fronte a questa efferatezza due tribuni scendono tra gli spettatori e li invitano a indossare le maschere. "Dobbiamo fermare la barbarie di Caligola", grida uno di questi. "È pura follia", gli fa eco l'altro. La platea si trasforma in luogo congiura, ma Caligola subodora quanto si sta tramando.

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Si cambia di vesti per accogliere gli ospiti al banchetto che ha annunciato. Indossa un elegante abito bianco e ha il viso segnato da una lunga linea rossa che parte dall'orecchio, passa per il naso, e raggiunge la gola. Un segno simbolico di tutti gli omicidi compiuti finora, anche quelli di numerosi cospiratori. Sono presenti anche loro al tavolo imbandito, manca però il popolo. Allora Romina Delmonte scende dal palco e si dirige verso uno spettatore, invitandolo a salire. Mangia, beve, ma è solo una trappola. Caligola ha capito la congiura e vuole smantellarla. Stupra la moglie di un senatore e manda al patibolo uno degli invitati per affermare la sua forza. Ma il popolo è ormai pieno della sua boria.

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Pensieroso mentre è seduto su un cubo bianco, l'imperatore guarda fuori, nel cielo, attraverso un cerchio che pende dall'alto. Le figure geometriche ricorrono ovunque sulla scena e sui visi degli attori, richiamando antiche usanze tribali e ancestrali. Come se si stesse assistendo a un rito, quello dell'uccisione di Caligola e dell'irragionevole uso del potere. Non gli basta avere ai suoi ordini migliaia di uomini e poter disporre della vita delle persone, ora vuole ciò che nessuno è in grado di avere: la luna. Chiama il senatore Cherea e chiede di portargliela. Ma non gli rimane molto da vivere.

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Sul palco, due triangoli capovolti che si riflettono e formano una clessidra segnano il tempo della vita di Caligola e di riflesso quello dello spettacolo. La morte si avvicina. Scipione, Muzio e Cherea si riuniscono in segreto. Tre luci illuminano il loro volto dall'alto e l'oscurità dipinge di nero non solo i completi in total black che indossano, ma anche le loro anime. Sono pronti a uccidere l'imperatore, o meglio: l'imperatrice.

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Sarà anche coraggiosa come scelta quella di far interpretare a una donna Caligola. Ma Romina Delmonte ne esce vittoriosa. Adulatrice spietata, ammalia colleghi e pubblico alternando l’ozio tipico di un flaneur alla sprezzante sicumera dell'uomo consapevole della sua intelligenza e spietatezza. Caligola è più sicuro e forte di tutti. Ma ha raggiunto troppo potere. Ed è da quello che sarà ucciso.