Bardamù: Capossela Che Gira La Manovella

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Alle porte del duemila Vinicio Capossela decise di sublimare la sua arte, riversando tutte le sue conoscenze letterarie e sonore in un unico, brillantissimo, gioiello. Tre furono le stelle a guidarlo nella realizzazione di Canzoni a Manovella. C’è il Tom Waits non etichettabile di Swordfishtrombones, Louis Fernand Cèline e, non ultimo, Alfred Jarry.

Da quest’ultimo Vinicio contemplò e studiò la Patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie che risulta inutile nell’immediato. Dall’oscuro cantautore americano invece prese in prestito l’idea di adoperare strumenti non convenzionali, al fine di riprodurre il giro delle antiche manovelle. Ad ogni carica del giocattolo si doveva innescare il suono di un organetto gracchiante e di un corno sfiatato, il rumore di due piatti che sbattono e il lamento di una fisarmonica dal mantice bucato. Ma tutto il disco è permeato dalla lirica descrittiva e musicale del Cèline di Viaggio Al Termine Della Notte.

E Capossela deciderà di aprire i cancelli di questo mondo con un tributo sentito allo scrittore francese, intitolando la prima traccia Bardamù. Sulle note introduttive di un piano a rullo e archi leggiadri il nostro Vinicio è mano nella mano con l’autore, in viaggio da Parigi verso l’esilio nel Baltico.

Lungo il cammino dentro quello che pare il primo proiettore cinematografico dei fratelli Lumière si sussegue un catalogo fantasmagorico di immagini: ballerine in tutù danzanti sotto un cielo oscurato da palloni aerostatici e dirigibili, corazzieri trapanati che rilasciano zolfo e fosforo per ogni colpo di cannone e scogliere in cui si mescola birra e schiuma di mare.

La voce segue rapida e rotta d’emozione nella prima strofa i tasti del pianoforte ed esplode urlante e piena nel ritornello. In mezzo si sdoppia, a ritmo di grancassa, risuonando dai megafoni dei velivoli di ferro.

Ma un’altra miccia brucia frettolosa nella cenere e la guerra, stavolta, non ha più voglia di scherzare. È l’ultimo coup de canon, che alza la polvere e chiude il brano.

Bardamù è senza alcun dubbio una delle migliori composizioni di Capossela per testo e arrangiamento. E a dirlo non sono solo i fan o i critici musicali. È lo stesso Vinicio ad ammetterlo, pronunciandosi così: “Non sono più la stessa persona da quando l’ho scritta” .