La Rivoluzione francese tra i tavoli di una bettola

Un trambusto appena soffuso si percepisce in lontananza.

Le strade parigine sono fumide e roventi, il popolo sta accerchiando la Bastiglia.

Ma è solo una lontana eco, un vociare venato come il ronzio di una mosca. Nella bettola di Madeleine – “Al pappagallo verde” – la situazione è quieta: l’oste riempie i bicchieri e gli attori della compagnia attendono pazienti i primi avventori.

Si preparano alla loro consueta messinscena, pantomima farsesca nella quale impersonificano ladri, puttane, farabutti e altre canaglie, creando un’atmosfera granguignolesca che piace alla ricca nobiltà francese, che accorre numerosa nel postribolo per vivere il fremito dei bassifondi della Ville molto poco Lumière.

Realtà e finzione si intrecciano in un registro che mescola il comico – con equivoci da commedia plautina – al tragico, in un crescendo di suspense sapientemente costruito che culminerà con la Rivoluzione e il trionfo del grande macchinario catapultatore di teste di parrucconi incipriati.

Il testo, scritto dal drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler nel 1899 (nella traduzione di Claudio Magris, tra i grandi esperti della cultura mitteleuropea), è raro per i palcoscenici italiani, trattandosi di un atto unico con ben ventidue attori e dunque dispendioso per una produzione.

Roberto Gandini lo ha scelto come saggio finale del laboratorio di teatro musicale da lui condotto nell’ambito del progetto formativo del Teatro di Roma-Teatro Nazionale 2022.

In scena, insieme agli attori e alle attrici del progetto formativo, i ragazzi e le ragazze del Laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli, accompagnati dalle musiche di Flavio Cangialosi e Massimo Sigillò Massara come maestro di coro.

La musica di un piano, di una chitarra, un timpano e una raganella accompagnano lo spettacolo e la buona recitazione dei giovani attori, amalgamati bene nonostante la differenze di età e formazione. Assieme a giovani professionisti diplomati in accademie e scuole recitano infatti giovanissimi attori liceali ai primi passi, che hanno avuto l’occasione di calcare un importante palco come quello dell’Argentina e di imparare dai colleghi più esperti. Si apprezza anche il lavoro sulle canzoni, le coreografie e i costumi, che danno briosità alla rappresentazione, coinvolgendo il pubblico che tiene il ritmo schioccando le dite.

Degno di nota, inoltre, l’inserimento di alcuni attori con disabilità all’interno di questo bel progetto, che ha così il doppio merito di riportare sulla scena uno spettacolo desueto e di integrare persone con disabilità nel mondo del teatro.

L’Argentina piuttosto affollato applaude convinto già a scena aperta, mentre sul finale ombre rivoluzionarie che rievocano Delacroix proiettano lo spettro del terrore giacobino.

Speriamo in future repliche.