Abbeverarsi a quale fonte? "Piccolo esorcismo (visionario) di una pandemia"

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Il libro è una scatola.

La curiosità si spezza in due come il pane. Da una parte c'è la voglia di guardarci dentro, sfogliare le pagine, sentirne lo spessore, la ruvidezza e l'odore della carta. Dall'altra cercare tra le parole scritte un significato che arrivi come una lenza a pescare emozioni dentro il lettore, in profondità. Quando poi alle parole allineate si aggiungono le immagini dipinte e scelte con la punta di un pennello sensibile guidato da una mano abile e delicata, allora la scatola non è più un libro qualunque. È una scatola magica.

Dalle istruzioni per l'uso dell'autore Stefano Faravelli: ‘‘Il libretto che avete nelle mani, come un fungo è nato in tempi brevissimi: a parte le tavole prima e tredicesima - una sedia senza sedente e un sedente senza sedia - che hanno preceduto l'avvento della pandemia, le altre, e i testi che le accompagnano, si sono tumultuosamente generate tra l'8 marzo e il 10 aprile. Ossia il giorno in cui l'intero paese è entrato in lockdown (l'anglicismo è insopportabile), e il giorno del mio compleanno. La genesi di un'immagine ha sempre avuto per me il carattere di una fermentazione

Sedia senza sedente

Sedia senza sedente

Ecco, è proprio da questa ultima affermazione di Stefano Faravelli rubata alle sue istruzioni per l'uso che scegliamo di guardare dentro questa scatola magica o forse un libretto ma sicuramente qualcosa che ha il carattere di una fermentazione, come le immagini racchiuse nelle 20 tavole dipinte con la tecnica dell'acquerello (e un po' di fuoco), aggiunto alle parole ignifughe o infiammabili, a seconda dell'istante dedicato alla lettura.

I moti silenziosi e intimi di una pandemia che l'autore ha vissuto seduto alla scrivania della sua abitazione frugando nella memoria delle sue letture preferite. Karl Kraus dice che scrivere senza fine è l'ultimo esorcismo concessogli dal tempo per sperare…

Stefano Faravelli scrive e dipinge sulla carta, un quadernetto di brutta datato 1890 e appartenuto a un ginnasiale. Continua a scrivere e a dipingere.

Un funambolo innamorato che non smette di attraversare le parole che gli giungono dal televisore sempre acceso. In equilibrio le ridisegna, le svuota, ne accende il senso etimologico e la paura lo coglie impreparato, ma è coraggioso e l'affronta. Un artista, uno scrittore che dipinge anche lo spazio vuoto tra le parole.

Qui la musica per il lettore non è mera percezione, se ne coglie il ritmo, l'armonia di note antiche trasferite nei colori sciolti nell'acqua e che si allargano sulla carta.

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Ma ciò che rende trascinante la lettura di “Piccolo esorcismo di una pandemia” è la grande occasione per attingere, proprio come fa il secchio nel pozzo, alle pagine di libri scritti da drammaturghi, letterati, filosofi, pensatori, commediografi, poeti e tanto altro. Poiché come accade per le scatole magiche e per i libri più belli o per entrambe le cose, ogni lettore mescola la sua curiosità e conoscenza che trasforma e sublima il senso di un lavoro che ha una peculiarità precisa. È il carattere della genesi di un'immagine: fermentazione.

Saper cogliere con occhio attento i preziosi segni rivelatori di un'opera cesellata, qual è questa che vi presentiamo, può dar vita a un merletto di luci e ombre. Noi ci abbiamo trovato una danza obliqua come il dondolio di un ragno appeso al suo filo invisibile. Leggetelo per riconoscere il vostro personale sentire. E a quel punto avremo scoperto insieme a quale fonte abbeverarci. 

Stefano Faravelli, Piccolo esorcismo visionario di una pandemia, introduzione di Giuseppe Cederna, La nave di Teseo, 2020

Stefano Faravelli, Piccolo esorcismo visionario di una pandemia, introduzione di Giuseppe Cederna,
La nave di Teseo, 2020

Articolo a cura del nostro partner: Leggerecontrovento