Frank - La Musica Come Possibilità

Più che un’apologia della stranezza, Frank di Lenny Abrahamson parrebbe essere una riflessione sull’arte, sulla musica come possibile breccia aperta nella muraglia del destino e come alternativa alla tirannia delle convenzioni. Lo sguardo di cartapesta di Frank, insieme a quello dei suoi compagni della band “Soronprfbs”, è rivolto non solo alla musica come possibilità, ma alle possibilità della musica; punto di pregio del film sono, infatti, i suoi brani originali tesi ad uno sperimentalismo dalle coloriture post-rock, intriso di elettronica, noise, con lumeggiature acide e inquietudini new wave.

L’interpretazione di Fassbender - celato dal testone indossato da Frank per la quasi totalità del film - rivela tutta la sua forza nella voce, che ricorda a tratti la potenza struggente delle nudità vocali di Captain Beefheart o le profondità sciamaniche della voce di Jim Morrison. L’elemento disgregante l’armonia dei “Soronprfbs” è Jon, coinvolto casualmente nel gruppo come sostituto del precedente tastierista. Jon dall’essere un giovane impiegatuccio che coltivava le proprie ambizioni musicali nell’intimità delle sue stanze, si ritrova coinvolto in una sempre più lunga sessione di registrazione insieme a Frank e gli altri musicisti, vedendo il corso della sua esistenza cambiare e segnando il destino della band.

Il tentativo di Jon di allargare via social il potenziale pubblico dei “Soronprfbs”, proponendo anche di smussare le asperità sperimentali del gruppo verso sonorità più vendibili, si rivelerà del tutto fallimentare. La musica per Frank e i “Soronprfbs” è rifugio creativo, sperimentazione condivisa, sublimazione delle proprie inadeguatezze, unità realizzabile, vita possibile. Il tentativo di Jon di far collimare questo mondo col mondo delle visualizzazioni, dell’intrattenimento consolatorio, dell’ascolto distratto, si scontrerà con un’inconciliabilità senza speranza delle due realtà.

Frаnk_(film).png

Il dialogo tra Jon e la madre di Frank, nelle ultime battute del film, ci ricorda che i disturbi mentali di Frank non sono la sorgente del suo genio creativo, ma costituiscono semmai un ostacolo alla sua sensibilità artistica. In tal senso, la pellicola di Abrahamson non è un elogio della stranezza, ma piuttosto il ritratto di una vita possibile nell’arte, malgrado i limiti invalicabili imposti dalle contingenze. La ricomposizione del gruppo avviene nel segno di un recupero di quello spazio creativo, senza discorsi o inutili parole, semplicemente ricominciando a suonare.