Notre Dame: ceneri europee

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“Tutti gli occhi si erano alzati verso il sommo della chiesa, ciò che vedevano era straordinario. In cima alla galleria più elevata, più in alto del rosone centrale, c'era una grande fiamma che montava tra i due campanili, con turbini di scintille, una grande fiamma disordinata e furiosa di cui il vento a tratti portava via un limbo nel fumo”.

Risuonano incredibilmente profetiche le parole di Victor Hugo, scritte nel 1831 nel suo romanzo “Notre Dame de Paris”. Lo scrittore francese denunciava lo stato degradante dell’edificio già due secoli fa. Eppure, in oltre otto secoli di storia, la grande cattedrale non aveva mai subito un incendio; era stata in parte saccheggiata durante la Rivoluzione Francese, quando molte statue vennero distrutte e l’oro degli splendidi arredi liturgici fuso. Ciononostante l’edificio si ergeva ancora sull’'Île de la Cité in tutta la sua magnificenza, svettava con elegante leggerezza sul cielo parigino, passando indenne anche la Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione nazista.

Oggi, forse per incuria, negligenza e superficialità, abbiamo visto crollare parte della struttura, divorata da fiamme infernali. Le immagini strazianti dell’incendio hanno immediatamente fatto il giro del mondo, riportando alla mente altri terribili e nefasti ricordi, dalla distruzione di Palmira alla caduta delle Torri Gemelle (con le dovute e significative differenze).

Siamo ormai quotidianamente abituati a vedere stragi, catastrofi naturali, violenze, disastri che coinvolgono vite umane, e ne siamo talmente saturi che spesso non riescono più a coinvolgerci emotivamente. Ma allora perché il mondo intero si è commosso dinnanzi alle immagini della grande chiesa francese in fiamme? Perché abbiamo trepidato insieme ai parigini, pregando che il fuoco si placasse e lasciasse intatta almeno una parte dell’edificio?

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Sterili le polemiche di chi, come qualche pseudo storico dell’arte – si dice il peccato ma non il peccatore – ha parlato di spettacolarizzazione ed esagerazione, belando argomentazioni speciose sul presunto basso valore artistico dell’edificio. È vero, una buona parte della struttura venne ricostruita in stile nel secondo Ottocento dall’architetto francese Viollet-le-Duc, in particolare la facciata e la guglia che è crollata nell’incendio, ma questo non rende la cattedrale meno preziosa o meno importante come testimonianza artistica e storica. È ancora presto per capire la reale portata del disastro, non sappiamo ad esempio se le splendide vetrate siano intonse, ma al di là della valutazione e quantificazione dei danni, la ferita è dolorosa perché ad essere stato colpito è innanzitutto un simbolo.

Rispondo dunque alla domanda posta pocanzi; milioni di persone si sono commosse davanti alle drammatiche immagini perché Notre Dame è per tutti un simbolo di straordinaria importanza. Lo è per il mondo cristiano, in quanto si tratta di una delle chiese più importanti dopo San Pietro, conservando anche diverse reliquie fra le più venerate, come la Corona di spine e un frammento della Croce – fortunatamente tratte in salvo – che, al di là della veridicità degli oggetti, sono importanti documenti storici. Lo è per la città di Parigi e per la Francia, in quanto edificio identitario e monumento fra i più visitati della nazione, ma anche per l’Europa intera, visto che divenne presto un prototipo per le cattedrali europee dal momento che dalla Germania ai Paesi Bassi, dall’Inghilterra all’Italia, guardarono a Notre Dame per erigere le loro cattedrali. Infine l’imponente costruzione gotica è divenuta un simbolo per tutta l’umanità, in quanto scenario di eventi storici di capitale importanza come l’incoronazione ad imperatore di Napoleone nel 1804, ma anche per merito della letteratura e del cinema, grazie alle pagine di Hugo e a numerosi film, come quello di Jean Delannoy con Anthony Quinn e Gina Lollobrigida, fino ai più recenti “Il favoloso mondo di Amelie” e “Midnight in Paris”. Come scordare inoltre i classici disneyani, “Il gobbo di Notre Dame” su tutti, dove il guercio campanaro Quasimodo, che vive nella cattedrale arrampicandosi fra le guglie e i gargoyle, cercherà di farsi accettare dalla società con l’aiuto della zingara Esmeralda.

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Per tutte queste ragioni ci sentiamo così tanto coinvolti, perché Notre Dame non appartiene solo alla Francia ma è un bene di tutta l’umanità. Il nostro patrimonio non è indistruttibile ci ricorda Philippe Daverio, ed eventi come questo ci sbattono violentemente la realtà in faccia; i nostri beni artistici sono fragili, caduchi, e abbiamo il dovere di tutelarli, per evitare una damnatio memoriae autoinflitta che sarebbe nociva per l’Uomo.

Come spesso accade in queste situazioni drammatiche, in molti si sono dimostrati solidali, e tanti sono stati i filantropi e le grandi aziende che hanno donato ingenti somme per la ricostruzione, tanto che in un solo giorno si è raggiunta la cifra incredibile di un miliardo.

Chissà se il disastroso incendio abbia smosso qualcosa nei tanti euroscettici che diffidano da un’Europa unita, che li abbia portati a capire che abbiamo qualcosa in più in comune rispetto alla moneta unica?

Intanto la pietra cinerea è diventata ormai cenere; Notre Dame sarà in grado di risorgere come una fenice? La guglia tornerà a svettare verso il cielo?