L'Amletico

View Original

Persone naturali e strafottenti di Griffi: la libertà di essere spudorati

Alcune bottiglie di birra cadono dal palco del Teatro Vittoria, rotolano e finiscono tra il pubblico. Lo spettacolo prosegue, nessun intoppo. E quelle restano lì, scordate tra gli spettatori, dimenticate come i protagonisti della commedia, che sono posti ai margini della società ma non per questo si sentono sfiduciati. "Persone libere e disincantate", le ha definite l'autore Giuseppe Patroni Griffi, "tutte e quattro accomunate dal fatto di essere in qualche modo dei diversi, degli emarginati, che però hanno accettato questa loro condizione e hanno deciso di essere quello che sono".

Un uomo che si crede Maria Callas, una coppia di omosessuali e una donna che ha lavorato come cameriera in un casino. Si incontrano nella casa a Napoli di quest'ultima, la signora Violante (Marisa Laurito). Lampade giapponesi pendono dal soffitto, una radio gracchia e due quadri raffiguranti Gesù e la Madonna sono appesi alle pareti. Di religioso c'è però ben poco in quello che avverrà nella camera. I due giovani l'hanno subaffittata dal travestito Mariacallas per festeggiare capodanno. Una notte di passione li aspetta, ma il piacere può trasformarsi facilmente in dolore.

Byron è alto, nero, possente. Ma anche duro, burbero e spigoloso. È uno scrittore sulle tracce del proprio passato e lo sta cercando a Napoli, dov'era morto il padre. È elegante e affascinante. Quando fa il suo ingresso in scena indossa pantaloni di velluto a coste marroni, stivali a punta e un giacca con pelliccia bianca. Mariacallas non gli resiste: "Per una scema come me, ballare con te sarebbe il massimo". Lui però ha occhi solo per Fred, affabile studente che vaga per città. Il giovane è minuto, affabile e ricercato. Strega Byron, che lo vuole possedere. "Stanotte ti faccio a pezzi!".

Non c'è nessuna uccisione durante la messinscena, non preoccupatevi. Quella dello scrittore è solo un'esclamazione dettata dalla libidine. Ma la sua foga lascia il segno sul corpo di Fred e la padrona di casa è costretta a intervenire. Il suo ingresso coincide con l'inizio del secondo atto, dove tutto si ribalta.

Se prima il pubblico era idealmente dentro la stanza, ora si trova fuori. E può vedere tutte le discussioni tra i vari protagonisti, in cui ognuno è pronto a difendere la propria diversità: chi il disagio, chi l'omosessualità e chi l'essere travestito. Ma la proprietaria allora cosa difende? Il suo essere napoletana e le mille contraddizioni che vivere in una città del genere comporta. Quella meravigliosa metropoli in cui lo stesso Griffi era nato e con cui aveva un rapporto conflittuale. "Napoli è la città nel mondo con più densità di popolazione e inquinamento, ", dice donna Violante a Byron. "Noi e voi non siamo poi così diversi. Napoletani e neri sono simili!".

E così, affacciato alla finestra di un palazzo di fronte, il pubblico guarda tutte queste diversità messe insieme confrontarsi. Sessualità, razza e appartenenza geografica si uniscono, si dividono e combattono per poi scoprisi uguali. Ricordando a tutti di “non giudicare sbagliato ciò che non si conosce", come amava dire il pittore Pablo Picasso, "ma di prendere l'occasione per comprendere.”

Sono passati 46 anni dalla prima assoluta di Persone naturali e strafottenti. Tante le stroncature subite dopo la messinscena del 1974 al Teatro delle Arti di Roma (una struttura ora tristemente abbandonata), mentre oggi pubblico e critica apprezzano l'ironia di Marisa Laurito ("Non buttare le cose a capodanno porta male!"), la sfrontatezza di Livio Beshir, come quando si affaccia dal balcone mostrando a tutti il suo membro, e la stravaganza di Giancarlo Nicoletti nel ruolo di Mariacallas, che sa come mostrare e far apprezzare la propria condizione. Persone libere e naturali nella loro strafottenza. "Spudorate", come amava definirsi anche il compianto Giuseppe Patroni Griffi.