"Parenti Serpenti" al Teatro Eliseo: perché i parenti non si scelgono...

 
 
In scena al: Teatro Eliseo, dal 6 al 18 Marzo

Durata: 120' (Escluso l'intervallo)

Regia: Alessandro Serra

“A Natale siamo tutti più buoni”, o almeno questo è quello che si dice. Ma quanto è sincera questa bontà? Quanto c’è di vero in quell’atmosfera così gioiosa e spensierata che si respira ogni anno, quando le famiglie si riuniscono intorno ad un tavolo per mangiare, passare del tempo insieme e scartare regali, lasciandosi apparentemente alle spalle problemi e preoccupazioni
Assistendo alle vicende narrate in “Parenti Serpenti”, adattamento del celeberrimo film di Monicelli, per la regia di Luciano Melchionna, verrebbe da rispondere che di vero e sincero c’è ben poco.

Come ogni anno Saverio (Lello Arena) e Trieste (Giorgia Trasselli) si preparano ad ospitare i quattro figli nella loro umile dimora di un paesino campano, dove vivono da sempre, cercando di mantenere viva una tradizione che ormai sa di routine. Nell’attesa costellata da divertenti attriti e dialoghi surreali, i due anziani ci offrono il loro biglietto da visita: Saverio, carabiniere in pensione poco assistito da una sgangherata memoria, è un uomo semplice ma dai saldi principi morali; Trieste invece ha dedicato la sua vita alla famiglia e ai figli, con l’unico scopo di non fargli mancare mai nulla e valicando spesso il confine dell’iperprotettività (“Tu me li hai rovinati, questi figli!” ripete in più occasioni Saverio).
Si arriva dunque al momento tanto atteso, l’arrivo dei figli: entrano Lina (Serena Pisa) e suo marito Michele (Raffaele Ausiello), lavoratrice infaticabile lei e scansafatiche lui, vivono a Napoli; poi Milena (Marika De Chiara), vedova di suo marito Filippo e relegata a vivere nella casa dei suoceri a Gaeta; in seguito è il turno di Alessandro (Andrea De Goyzueta) e Gina (Carla Ferraro), lui comunista convinto e lei romagnola snob e un po’ civettuola che vivono a Modena; infine Alfredo (Fabrizio Vona), residente a Frosinone dove apparentemente vive da scapolo.

Nell’istante stesso in cui la famiglia è riunita al completo si attivano gli ingranaggi della Verità, che pian piano fanno venire a galla i pensieri nascosti di ognuno dei personaggi, i loro scomodi segreti e il senso di costrizione con cui vivono quei giorni che avrebbero volentieri passato altrove, se non fosse per far piacere agli anziani genitori: fulgido esempio è il momento in cui tutti sono costretti ad applaudire l’arrivo trionfale di Trieste in sala da pranzo per dare inizio alla cena (ed il giorno successivo al pranzo). Ciò che aleggia costantemente nell’aria ad ogni gesto, ad ogni dialogo ed in ogni situazione è quel senso di ripetitività che arriva a dare “fastidio” persino allo spettatore, tanto che egli si ritrova a simpatizzare per i figli, a fraternizzare con i loro disagi quotidiani del resto dell’anno che lì trovano finalmente sfogo. Si tratta tuttavia di un sottile trucco psicologico con cui l’abile Carmine Amoroso plagia lo spettatore mostrandogli, fino a metà del secondo atto, una realtà che alla fine viene drasticamente e drammaticamente ribaltata.

Parenti Serpenti è senza dubbio una commedia ma, si sa, ciò che è ‘comico’ ha sempre un retrogusto tragico, una punta di malinconia che risiede in quello stato di disperazione di cui è facile ridere se non lo si vive in prima persona. Da questo punto di vista l’opera è assolutamente geniale, un turbinio di risate e una sana dose di baraonda partenopea che rapisce lo spettatore nella sua comicità per poi farlo cadere nello sconcerto del dramma finale che, come dicevo pocanzi, è prima di tutto il dramma di rendersi conto che tutto quello di cui si è riso prima era altrettanto triste.

Un plauso va fatto alla costruzione della scenografia, solo apparentemente essenziale: chiunque stia leggendo avrà avuto tra le mani una snowball, quelle bellissime sfere di vetro con della neve finta che fluttua intorno ad un pupazzo o ad una casetta. Ebbene la scenografia era esattamente questo, una snowball contenente la casa e tutti i suoi abitanti, perfetta ed elegante metafora della sfera familiare, del piccolo mondo dal quale nostro malgrado non possiamo mai uscire, della bolla i cui confini rendono ovattato ed indefinito tutto ciò che sta oltre e viceversa.

Lello Arena è la locomotiva che trascina tutto lo spettacolo con la sua voce potente e la sua verve comica innata. Giorgia Traselli è da manuale in un ruolo intenso e difficile, ma di cui ha saputo porre in risalto al meglio il suo essere collante tra due generazioni fra le quali vi è ormai una distanza incolmabile. Nulla si vuole togliere ovviamente al talento e alla bravura di tutti gli altri attori coinvolti, tra i quali spicca un estroso Fabrizio Vona ed una strepitosa Carla Ferraro, molto a suo agio nella cadenza romagnola, tanto da riuscire nel difficile compito di integrarla perfettamente nel contesto napoletano.

Per i puristi del teatro classico potrebbe risultare forzata e un po’ stridente l’ambientazione moderna di questa versione, che si palesa in realtà soprattutto nella presenza degli smartphone, utilizzati per i canonici selfie, e nello stile di vita new age di Gina tra diete e corsi di yoga.

Ad avviso di chi scrive, in realtà, l’unica “nota stonata” potrebbe rilevarsi nella programmazione quasi primaverile di uno spettacolo ambientato in periodo natalizio, che toglie un po’ di atmosfera e può coinvolgere meno lo spettatore. Si tratta, in tutta onestà, di una minuzia che nulla toglie alla bellezza ed al significato profondo della commedia, che rimane intatto e tocca tutti nel profondo.

Il Teatro Eliseo conferma il suo ottimo momento grazie a scelte artistiche valide ed allestimenti di grande spessore teatrale, mettendo in scena grandi attori, grandi registi e grandi autori. Accorrete numerosi, dunque, sedetevi comodi e lasciate che il teatro faccia ciò che sa fare meglio: sorprendervi, e farvi innamorare.

Gradimento Autore: 8/10
Di: Carmine Amoroso

Interpreti: Lello Arena, Giorgia Trasselli, Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea De Goyzueta, Carla Ferraro, Serena Pisa, Fabrizio Vona

Realizzazione Scene: Roberto Crea

Costumi: Milla

Disegno Luci: Salvatore Palladino

Musica: STAG

Assistente Alla Regia: Sara Esposito