Paolo Benvegnù - "H3+": Nel viaggio, la ricerca

 
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Anno: 2017

Genere: Musica d'autore

Durata: 45' 37''

Etichetta: Woodworm

È tempo di abbandonare il pianeta Terra, raccogliere le ultime informazioni utili ed intraprendere il viaggio interstellare, nel silenzio del Cosmo, nella luminosità dei corpi celesti. Un navigare astrale che Paolo Benvegnù sceglie come atto conclusivo della sua personale ed interiore Trilogia H, epilogo a metà tra Omero ed Asimov, per rispondere alle ultime domande irrisolte sull’anima e sulla ricerca di sé.

Non sono bastate le maschere e i personaggi di “Hermann” (2011) e neanche la camera al settantesimo piano dell’ “Earth Hotel” (2014), dal cui balcone si poteva quasi pensare di toccare il cielo. C’era bisogno di uno slancio ulteriore, una prova finale che superasse i limiti di spazio e di tempo.

Con “H3+” il cantautore milanese compie una Space Oddity tutta all’italiana, prendendo in prestito tuta ed astronave dal Major Tom, al fine di poter vagare nello spazio cosmico, fra le atmosfere planetarie.

In Victor Neuer, brano d’apertura dell’album, l’arpeggio acustico incipitario descrive il momento che precede il lancio, ultimi istanti prima del countdown scandito vorticosamente dagli archi in coda alla traccia. E i suoni elettronici appena accennati, esplodono convulsi nella seguente Macchine, dove i motori ruggiscono e il conto alla rovescia segna inesorabile 3,2,1,0.

Allora Goodbye Planet Earth, che con il suo funky-ska irrequieto, cadenzato da un basso iperattivo ed una batteria feroce, trasforma il corpo in astronave, riflesso del viaggio. La Terra ora è solo un puntino distante, minuscolo, quasi impercettibile.

Il silenzio domina sovrano, l’oscurità avvolge la navicella, che continua ad orbitare costantemente nel vuoto: ed è nella quiete di questa sezione centrale, valorizzata dal pianoforte fluttuante di Olovisione in parte terza o dai toni da ballata di Se questo sono io, che Benvegnù si fa più introspettivo, incatenando liriche eleganti e sonorità più distese.

E dopo il buio, la luce. Sembra che il nostro viandante intergalattico abbia trovato le risposte ai dubbi che lo attanagliavano, e sia pronto a far ritorno sulla Terra. Giusto il tempo di consumare un ultimo drink all’Astrobar Sinatra, dal cui jukebox risuona il lato più pop dell’opera. La linea d’archi sinuosa che chiude il disco fa capire che siamo finalmente a casa, rinnovati nel pensiero e nell’animo.

Un lavoro ineccepibile, forte di arrangiamenti quasi orchestrali e versi segnanti che rimangono impressi nella mente. Il tutto attraversato da una scossa di natura elettronica onnipresente. Dieci brani, ma anche dieci capitoli di un libro musicato, che oltre ad essere ascoltato, può essere letto.

Parafrasando lo stesso Benvegnù: ricercare intatto e astratto.

 
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Gradimento Autore: 7.5/10

Gradimento Amletico*: 7.6/10

Tracce Consigliate: "Goodbye Planeth Earth"; "Olovisione in parte terza"; "Slow Parsec Slow"

*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore

*altre recensioni