Maratona di New York, con Fiona May e Luisa Cattaneo: uno spettacolo di corsa

Se vi aspettate il solito palco, non è ciò che troverete. All’Off Off Theatre un manto stradale ricopre la scena, su cui Fiona May (Elena) e Luisa Cattaneo (Martina) correranno ininterrottamente per oltre un’ora. Da un lato l’atleta: longilinea, slanciata, in forma, sempre pronta a dare il massimo e a non mollare. Dall’altro una runner amatoriale: minuta, goffa, affaticata, in costante ricerca di qualsiasi giustificazione pur di fermarsi. Non ci sono barriere a dividerle, ma solo la linea bianca discontinua della carreggiata, che sembra non finire mai.

“La vita è un incubo, per questo gli devo far capire quanto valgo io”, grida Elena all’amica indolente. Lungo il percorso è lei a motivarla, a ricordarle che per correre una maratona è necessario un duro esercizio e che, se si abbandona l’allenamento, si abbandonerà anche la corsa. Le energie però diminuiscono e le gambe si appesantiscono, man mano che procedono i contorni si fanno sempre più sbiaditi. Martina non riesce a riconoscere i punti di riferimento che prende di solito: l’autocarro al lato della strada, il passaggio a livello. Quando si è affaticati la vista si annebbia, si perde la concentrazione, ma “dopo un’ora di corsa – spiega Elena all’amica – non si sente più neanche la fatica”. Ogni passo allora è un profumo. Ogni metro un pezzo di vita. Martina non si ferma più, non vuole tornare indietro, ma Elena non la può più seguire.

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“Per debuttare nello spettacolo Maratona di New York, mi sono impegnata e allenata al massimo”, rivela Fiona May. Così come prima di una gara, l’atleta di origine inglese ha avuto lo stesso approccio per preparare questo spettacolo. “Sulla scena ci sono io, una sportiva che fa l’attrice, con un’attrice (Luisa Cattaneo) che è diventata atleta per prepararsi al ruolo”. Le due donne si sono quindi scambiate ruoli e aiutate a vicenda. E sul palco la sinergia tra loro è palpabile.

Se è la prima volta per la May al teatro, è anche la prima volta che questo spettacolo viene interpretato da due donne. Un testo, quello di Edoardo Erba, che contrappone la vita alla morte, lo sport all’apatia. Dove la corsa si trasforma in luogo di incontro degli altri e di se stessi, una via verso un nuovo mondo, un passaggio per il paradiso. “Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere” (Murakami).



Info spettacolo: qui.