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Matera: l’Europa va alle periferie per rinnovare la scena culturale

La musica classica riverbera nelle grotte di Matera. Ciò che fino agli anni ‘50 era la dimora di migliaia di persone che vivevano in condizioni insalubri, dividendo lo spazio con gli animali – “la vergogna d’Italia” –, sarà palco degli spettacoli nella Capitale Europea della Cultura. Patrimonio dell’Umanità dal 1993, i Sassi di Matera condivideranno il protagonismo culturale europeo nel 2019 con Plovdiv, in Bulgaria.

Oltre ai Sassi, le circa 160 chiese rupestri costituiscono un altro elemento fondamentale della città. “I Sassi colpiscono per la bellezza, ma non basta vederli dall’alto, bisogna entrare in alcuni posti. Magari in un ristorante per vedere che è stato scavato circa 20 metri nella roccia, o in una chiesa rupestre per vedere come sono affrescate e come sono state miracolosamente salvate. Questa architettura in negativo è la grande eredità che i nostri avi ci hanno lasciato”, racconta Antonio Rubino, guida turistica a Matera.

Periferie al centro

Le Capitali Europee della Cultura si trovano al di fuori della scia delle metropoli del continente portando le periferie al centro degli avvenimenti culturali europei. Matera diventerà un grande palcoscenico a cielo aperto con più di 50 produzioni originali, 5 grandi mostre e migliaia di spettacoli. “Onestamente, è anche ruolo di una Capitale Europea della Cultura rischiare per innovare”, ribadisce il direttore culturale Ariane Bieou.

Tutti i visitatori sono invitati a portare un libro a Matera che insieme daranno vita ad una nuova grande biblioteca europea nella città. Per prendere parte negli eventi e attività il pubblico potrà acquistare un passaporto nel valore di 19 euro tramite il quale si potrà accedere a 5 eventi diversi su previa prenotazione sul sito ufficiale. Per approfittare al massimo dell’esperienza, Bieou consiglia di evitare la classica “toccata e fuga”. “È un invito a non rimanere soltanto un giorno per conoscere la città, che lo merita, certamente. Ma anche per rimanere un pò di più per gli eventi. È un invito a rimanere ed entrare nel ritmo del Sud per poter calarsi nel tempo che questa città ispira”, spiega.

Gianantonio lavora le pietre di tufo nel centro storico di Matera ph/RB

Il diciottenne Gianantonio Romano valuta gli aspetti positivi e negativi per Matera nell’essere al centro dei riflettori della cultura europea. Senza smettere di lavorare un pezzo di tufo per trasformarlo in una miniatura dei Sassi, lui racconta che non tutto ciò che è stato promesso all’epoca della candidatura è diventato realtà, spesso per quanto riguardano le infrastrutture. “Guardate questo tombino qui davanti a noi, è da due mesi che sta così, rotto. Siamo in una delle principali via del Centro Storico”, lamenta. “Da un’altra parte – continua – con la visibilità che Matera ha ottenuto più turisti stanno arrivando e questo è positivo”, pondera.

Infrangere il muro

Da molto tempo il Mezzogiorno lotta per infrangere il muro che divide l’Italia non solo in termini economici e di sviluppo, ma anche a livello culturale. Per il direttore generale, Paolo Vezzi, il motto “Open Future” di Matera 2019 indica la strada a percorre per ritrovare l’equilibrio tra poli opposti che in verità si complementano.

“L’eredità più importante è quella intellettuale. Credo che la cosa più importante sia mai investire in mattoni ma in neuroni; il fatto di avere più competenze ed averle prima degli altri. La grande innovazione è quella di far arrivare le cose prima a Matera, prima al Sud che da altre parti, perché bisogna aiutare l’orgoglio del territorio a sapere che non si è in competizione ma si è in cooperazione per lo sviluppo”, difende Vezzi.

“Open Future”

Lontano dai Sassi nella periferia della città, in un capannone dove si lavora per il progetto “Atlante delle Emozioni”, L’Amletico incontra Giovanni Bruno, un giovane stagista nato e cresciuto a Matera. Lui non avrebbe mai pensato di poter sviluppare gli studi artistici nella sua propria città. “È una grande opportunità che potrebbe prendere sopravvento da questa parte d’Italia che sembra essere stata spesso lasciata alla propria strada, senza sostegno. Invece, con Matera 2019, si parte dal Sud per congiungere il Nord e il resto del mondo”, spiega.

Paolo Baroni, scenografo responsabile del progetto dell’Atlante racconta che è arrivato il momento di cambiare prospettiva. “Mi auguro che sia l’inizio di un nuovo percorso per il Sud. Ci sono le opportunità, bisogna sfruttarle bene”.

I suoni di Matera 2019

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