Il pellegrinaggio dell'arte russa nel cuore della cristianità

 
Luogo: Braccio di Carlo Magno

Durata della visita: 30 minuti

Periodo: dal 20 Novembre 2018 al 16 Febbraio 2019

Costo biglietto: gratuito

Si può visitare il lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 9,30 alle 17,30, con ultimo ingresso alle 17. Il mercoledì dalle 13,30 alle 17,30 e il sabato dalle 10 alle 17.

“Costruite ponti e non muri”. Sulla metafora del ponte papa Francesco torna spesso, l’arte è - da sempre - trait d’union che lega popoli e culture diverse. Cinque anni fa il pontefice argentino incontrò il presidente russo Vladimir Putin, ponendo le basi per uno scambio di prestiti artistici d’eccezionale valore.

Nel 2016 vedeva la luce la mostra “Roma Aeterna. I capolavori della Pinacoteca Vaticana. Bellini, Raffaello, Caravaggio” nella splendida Galleria Tretyakov di Mosca, dove ha sede la più grande collezione di arte russa al mondo. Oggi, nella suggestiva cornice berniniana del Braccio di Carlo Magno, sono esposte 54 opere provenienti dal museo moscovita per la mostra "Pilgrimage of Russian Art. From Dionysius to Malevich".

In una sorta di ascesa, quasi fosse una via crucis, si ripercorre il lungo viaggio dell’arte russa, dalle icone della scuola di Novgorod fino ai pionieri dell’astrattismo come Kandinskij e Malevic, passando per gli “ambulanti”, un gruppo di pittori realisti itineranti formatosi a San Pietroburgo nel 1870. Opere che nella maggior parte dei casi non sono mai uscite dal prestigioso museo Tretyakov, e che oggi sono visibili - gratuitamente - nel cuore della cristianità. L’obiettivo dei curatori della mostra è infatti quello di far percepire il messaggio culturale e spirituale dell’arte russa.

Molti i capolavori esposti, su tutti il ritratto di “F. M. Dostoevskij”, opera di Vasily Perov, o “La Piazza Rossa” di Vasilij Kandinsky; tante anche le opere meno note ma altrettanto stupefacenti, come il quadro “Non lo aspettavano” di Repin, commovente interno - con un parquet degno del miglior Caillebotte - che ritrae il ritorno a casa di un uomo dai campi di prigionia, suscitando la sorpresa, l’incredulità e lo sgomento dei familiari.

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Il percorso espositivo non segue una linea cronologica, ma suggerisce accostamenti che solo apparentemente possono sembrare azzardati; alle vetuste icone quattrocentesche si affiancano quadri realisti ottocenteschi, a testimonianza di una sottesa linea rossa che lega l’arte russa in ogni sua epoca, quella forte spiritualità che riemerge in maniera carsica dalle icone con la madre di Dio (la Theotokos) ai dipinti di Ivanov e Perov.

L’ascesa quasi catartica termina simbolicamente con l’accostamento più intrigante e provocatorio, quella che accosta una tavola del XV secolo col Giudizio Universale al “Quadrato nero” di Malevic, il punto zero della pittura. Come ha scritto nelle pagine introduttive del catalogo il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, l’arte “crea ponti, avvicina culture diverse e rende tutti fratelli”. Con questo spirito vi consigliamo di compiere questo breve, eppur lunghissimo, pellegrinaggio nell’arte russa.

 
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