Giudizio Universale: quando l'arte si fa esperienza

“Caravaggio experience”, “Klimt experience”, “Dalì experience”, “Van Gogh alive”… sembra che la tendenza ad organizzare mostre interattive abbia pervaso anche il suolo italiano, fino a qualche anno fa ancora abbastanza avulso da questa moda.

Migliaia di visitatori affollano queste mostre multisensoriali, dove spesso entrano in gioco anche l’udito e l’olfatto, con l’unico obiettivo di immergere lo spettatore per fargli vivere un’esperienza nella quale, però, a mancare è proprio l’opera d’arte.

Con un piglio di scetticismo mi approccio dunque all’ultima novità in questione: “Giudizio universale. Michelangelo and the secrets of the sistine chapel”. La stampa parla all’unanimità di un live-show spettacolare; cerco quindi di mettere da parte ogni pregiudizio e di godermi lo spettacolo.

Con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani, il regista e ideatore Marco Balich ha voluto raccontare la storia della Cappella Sistina, dalla sua costruzione per volere di Sisto IV fino allo svelamento del Giudizio Universale. Per il progetto sono stati coinvolti importanti nomi del mondo dello spettacolo: Pierfrancesco Favino ha prestato la voce al Buonarroti, mentre Sting ha composto il tema musicale dello spettacolo.

Altri attori e ballerini contribuiscono alla performance dal vivo, mentre un sofisticato sistema di proiettori immerge lo spettatore nel Cinquecento. Dopo essere stati proiettati nella Roma rinascimentale tramite gli schermi immersivi a 270 gradi, si viene catapultati in un’atmosfera quasi primordiale, dove un’enorme blocco di marmo è al centro della scena, rievocando la celeberrima scena di “2001 Odissea nello spazio”.

La forma è dentro la pietra, scalpita per uscire, “è tutto qui dentro”, dice Michelangelo; la musica scandisce il ritmo, crescendo a dismisura, e il blocco di marmo gira su sé stesso mentre delle mani cercano di emergere. Come per miracolo, dalla pietra informe nasce il colossale David. A onor del vero il blocco marmoreo non avrebbe dovuto essere intonso, in quanto Michelangelo ne lavorò uno già sbozzato in precedenza da altri due artisti (aumentando così il coefficiente di difficoltà).

Michelangelo si sente uno scultore, e per questo è restio quando il papa, Giulio II della Rovere, gli affida l’incarico di dipingere la volta della cappella Sistina. Nel tentativo di convincerlo, il pontefice espone all’artista gli affreschi già presenti nella cappella, quelli realizzati alcuni anni prima dai più grandi pittori in circolazione (Botticelli e Perugino su tutti). A questo punto si apre una parentesi fortemente didattica, dove vengono spiegate le storie neo e veterotestamentarie dei quattrocentisti. Lo stesso approccio si ha per le scene della genesi che adornano la volta, affrescate da Michelangelo, finalmente convintosi ad accettare la commessa.

Le nove scene della genesi vengono raccontate con un accompagnamento musicale, mentre i ballerini si muovono leggiadri sul palco, creando momenti molto intensi.

La pioggia cade a “spilli fitti”, ricoprendo la terra di acqua, mentre gli uomini si dirigono verso l’arca della salvezza. Dinnanzi a noi, immagini dell’affresco di Michelangelo si sovrappongono ai ballerini che lottano contro il vento e la pioggia.

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Conclusa la decorazione della volta, nel 1513 a Giulio II succede Leone X. Abbiamo quindi modo di assistere al conclave: una interminabile schiera di cardinali sfila per entrare nella cappella che verrà chiusa “cum clavis”, ed un vocio di preghiere salmodianti recitate in latino si mescola all’odore di incenso, proiettandoci nella riunione cardinalizia.

Venti anni dopo, Clemente VII affida a Michelangelo l’incarico di terminare la narrazione biblica con il Giudizio Universale sulla parete di fondo. Il lavoro venne iniziato solo sotto Paolo III e terminato nel 1541, destando stupore e polemiche.

La musica irrompe in maniera (in)calzante, al suono delle trombe del giudizio Sting canta il Dies Irae, crescendo in una climax ascendente, mentre intorno a noi le poche anime salve salgono in cielo e i dannati vengono trattenuti da figure mostruose. Una lunga sequenza di immagini si sussegue senza il supporto della voce narrante esplicativa. Quello che avrebbe dovuto essere il protagonista assoluto dello spettacolo, il Giudizio Universale, viene relegato nel finale senza alcuna spiegazione.

Gli affreschi, di per sé immagini statiche, devono la loro forza proprio alla stasi; ponendole in movimento si perde la loro essenza, ridicolizzandole, come è stato fatto in maniera eclatante per il film "Loving Vincent". È come se, per intenderci, si volesse apporre il sonoro ad un film muto, snaturalizzandolo. 

Terminano i sessanta minuti e il mio applauso non è molto convinto. Sebbene alcune scene siano esteticamente molto belle – grazie all’unione delle musiche, della danza e della tecnologia –, ho trovato l’intento didattico piuttosto debole, scarno, e a tratti impreciso. Mescolando così tanti mezzi espressivi, lo show finisce per non essere né teatro, né cinema, né un concerto, diventando semplice intrattenimento con un timido approccio divulgativo.

Certo, il principale pregio di un evento simile può essere quello di avvicinare il grande pubblico all’arte, e in particolare tutti gli italiani che non hanno mai visitato la cappella sistina. Ovviamente la visita in situ non può essere sostituita dallo show, che dovrebbe essere solo propedeutico a questa, ma non si può neanche pensare che un ragazzo, o un’intera famiglia, possano pagare il biglietto dello show e poi quello dei Musei.

Il vero muro contro il quale si scontra il visitatore è proprio l’esorbitante prezzo del biglietto: 22 euro per i pomeridiani in settimana e 28 per i serali e il week-end (con degli sconti per le scuole e gli under-26). Più del costo d’ingresso dei Musei Vaticani stessi!!

Fin troppo audace pensare che uscito da qui lo spettatore possa recarsi a visitare la Cappella Sistina; più probabile che incappi in un’altra trappola turistica, poco più avanti su via della Conciliazione, il “Museo Leonardo da Vinci experience” (vero e proprio scempio di cui ho già trattato in questa rivista).

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