L'Amletico

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I Pretendenti: farsa tragica in chiave politica

Si accende una luce al neon. Lo spazio è piccolo, ristretto, a malapena sufficiente ai due giovani per farsi vedere, scrutare, spiare dallo spettatore. Iniziano a litigare. “Allora, me ne vado!?”. Si allontana pochi passi per poi tornare indietro. “Vuoi che me ne vada sul serio!?”. E ancora. “Allora, me ne vado!?”. Il litigio tra i due, marito e moglie, è in medias res. Il pubblico non può capirne il senso. La dimensione del tempo, per sua stessa natura indeterminabile, fa da apripista alla narrazione, a tratti surreale/assurda, de I Pretendenti di Jean-Luc Lagarce: saggio di fine corso del terzo anno della classe di allievi attori dell’Accademia Silvio d’Amico, diretto da Valentino Villa, e in scena fino a domenica 9 febbraio al teatro Eleonora Duse di Roma.

La luce si sposta poi dall’altra parte del palco. Ancora due giovani che litigano, ma questa volta il motivo è chiaro: non sanno quale sia il momento giusto per entrare alla festa. Stretta tra i corridoi laterali, la sala del ricevimento è colorata, luminosa: due mobili, un piccolo tavolino con un paio di libri appoggiati, una carta da parati sullo sfondo. Le piccole porte del condotto dell’aria e lo sportello dipinto a fiori del mobile sul fondo sono gli unici passaggi per entrarvi, per entrare alla festa. Uno dopo l’altro, arrivano gli invitati che frastornano lo spettatore con un continuo vuoto conversare. Una farsa tragica in salsa politica che smaschera il gioco delle parti. I diciassette sono un gruppo di colleghi di un’azienda senza nome che commercia non-si-sa-cosa in un indeterminato luogo della Francia della scorsa fine del secolo.

I Pretendenti è una commedia grottesca, costruito come una sorta di complotto politico all’interno di cui però è sempre imperscrutabile chi è la vittima e chi l’orditore. I fatti si svolgono in un giorno molto importante per la comitiva. I componenti del direttivo si riuniscono infatti per sostituire il vecchio direttore con uno più giovane. È un giorno importante, perché finalmente si presenta l’occasione per portare avanti nuove idee. Alla seduta è presente anche un inviato del Ministero della Cultura francese. Ma sotto l’aspetto di una riunione conviviale serpeggiano dal primo all’ultimo minuto discussioni che improvvisamente esplodono per poi ricomporsi poco dopo. Un incontro insolito tra colleghi, una celebrazione dove si “sostanzalizzano” discorsi di circostanza per nascondere un valiniloquio erististico ma perfetto per illuminare l’interpretazione dei giovani allievi. La commedia corale dei 17 attori stretti sul proscenio spinge a interrogarsi sul reale significato di dissimulazione, di pantomima e di verità.