I Fiori Di Mandy - "Carne": Sanguigna Sperimentazione

 
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Anno: 2018

Genere: Alternative Rock

Durata: 31' 45''

Da uno sfondo asettico si stagliano i lineamenti spigolosi e geometrici del volto di un militare tedesco. Lo sguardo è fisso e apparentemente inumano, con la pelle del giovane più simile al candore del marmo di una statua intagliata che al derma di una persona in carne ed ossa.

Ma a stravolgere i piani e l’idea di questa immobilità scultorea, consegnando umanità e vita al soggetto in questione, è il sangue rosso, sgorgante verso l’esterno, che macchia il lobo dell’orecchio sinistro dell’allora generale o semplice soldato di leva. È con questa copertina suggestiva che i Fiori Di Mandy, trio oristanese, presentano l’ultimo Ep di inediti, Carne.

Rispetto al precedente Radici, loro esordio discografico del 2017, le tracce sono qui raddoppiate nel numero e la sperimentazione ha preso il sopravvento, in questa mezz’ora di traversata musicale, giocata su continui cambi di tempo e di ritmo, su inaspettate accelerazioni e improvvisi rallentamenti. Riposto il metronomo nel cassetto, il gruppo si è affidato ciecamente all’impulso creativo e all’improvvisazione, rigettando di pancia note, arpeggi e grida, in un “hic et nunc” in presa diretta. Seguendo i dettami dell’alternative rock più ruvido e più viscerale – quello privo del riempimento di tastiere, che sferza i suoi ganci attraverso i manici di basso e di chitarra affiancati dalle rullate delle bacchette – I Fiori Di Mandy non si piegano al volere della moda, alla tendenza, ma anzi decidono istintivamente di osare.

 
 

Così ciascuno dei sei brani simboleggia un piccolo tesoretto, una matrioska al cui interno si nascondono sorprese e si incontrano, contaminandosi, generi e stili. L’effetto prodotto da questa struttura a cassettoni è quello di una canzone nella canzone; e il massimo esempio lo si riscontra nella tripartita In Virtù Del Piovere, nel suo prologo funk di chitarra ritmica squillante e basso pizzicato a intermittenza, il tono da ballata oscura in sezione centrale, terminando col groove prima ska e poi nuovamente funkeggiante in coda.

L’oscurità e l’oblio sono esplicitati al meglio lungo la riproduzione del disco dal leitmotiv dell’arpeggiare magnetico sulle sei corde dell’elettrica e dagli intervalli di silenzio, rotti fragorosamente dagli urli laceranti e veementi del cantato. Ed è proprio la voce, in alcuni passaggi, a sfuggire alla gabbia strumentale e all’ impianto melodico (lampante in Invadere, il brano d’apertura), prendendo una strada parallela che genera una paradossale discontinuità, per riallacciarsi solamente avanti, in un secondo momento, alla variegata carrellata sonora.

Oltre a tenaci galoppate grunge anni ‘90, alternate a fasi psichedeliche con piccoli accenni di shoegaze e al rock alternativo classicheggiante dei riff decisi in Mandria, l’indomabile terzetto decide di chiudere il lavoro con una traccia audace, magistralmente eseguita senza alcun timore. Tra Le Storie La Storia sancisce dunque il degno finale, evocativo per le sue dinamiche tribali di percussioni primitive ed echi di terre incontaminate, lontanissime.

I Fiori Di Mandy con Carne cantano il pulsare della vita a cui si contrappone la fredda fissità della morte, tra preghiere musicate per un amico scomparso troppo precocemente e speranze future, oscillando con costante regolarità tra atmosfere sognanti e ambientazioni reali. E tutto ciò riescono a realizzarlo coniugando a complessi intrecci sonori e testi taglienti, una fruibilità immediata, di primaria importanza per produzioni di questo tipo.

 
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Gradimento Autore: 6.8/10

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