Don Giovanni secondo Valerio Binasco: l’adattamento che sposa il divertimento

Diversi sono i modi per giudicare una rappresentazione. C’è chi si affida al numero di applausi, chi guarda al numero di biglietti venduti e chi aspetta il giudizio dei critici. Ma quando il rumore delle risate – tanto il trasporto e il coinvolgimento del pubblico nello spettacolo – copre persino la recitazione, non c’è considerazione che tenga. Perché un applauso può essere forzato, un biglietto può essere regalato, un giudizio può essere comprato, ma le risate sono un gesto spontaneo, un segno tangibile e genuino di apprezzamento.

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Il motivo per cui la versione proposta in questi giorni al Teatro Argentina suscita tale entusiasmo è da ricercare nella volontà registica di rendere l’opera il più contemporanea possibile. Non si pretende di mettere in scena il testo classico nei suoi paradigmi settecenteschi, ma lo si spoglia delle foglie ingiallite per donargli nuova linfa, rendendolo più verde e più vivo che mai. “Con questo Don Giovanni – scrive il regista – ci allontaniamo dalla tradizione recente che ci ha abituati a un protagonista emaciato, pre-esistenzialista, malinconico e cerebrale”. E quale miglior interprete per un ruolo del genere che Gianluca Gobbi. Tracotante, possente, distruttivo, al suo Don Giovanni basta un suo sguardo per annichilire chi gli si oppone, un suo discorso per convincere anche i più diffidenti di quanto poco prima erano pronti a sconfessare. La sua interpretazione non avrebbe però lo stesso risalto se non ci fosse ad affiancarlo sul palco Sergio Romano (Sganarello). Nell’interpretare il servo fedele del seduttore fedifrago, l’attore capitolino offre continui spunti per divertire il pubblico, accentuando tutti i lati goffi di una persona completamente assoggettata ad un’altra, dando vita ad una coppia destinata ad essere ricordata.  

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Non si possono dimenticare neanche le scelte scenografiche. Un ricco palazzo signorile è il luogo dove abita il protagonista, ma la carta da parati nella sua stanza è stracciata, divelta, lasciando intravedere la vera natura del Don Giovanni: quel colore rosso del sangue e della passione che illumina tutto il resto dell’edificio.

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Ne viene fuori uno spettacolo vivace, divertente e vincente, in cui si tratta di morale, onore, ma soprattutto passione. Se per il Don Giovanni di Molière è legge di natura quella dell’uomo di desiderare le donne, per cui non può far a meno di cercarne altre, non si può fare neanche a meno di andare a teatro per vedere ed apprezzare questa versione dell’opera.

Info sullo spettacolo: qui.