L'Amletico

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Cose che non si possono più fare a Roma

Città e regole si evolvono insieme, plasmandosi a vicenda. Nuove norme si introducono per migliorare la convivenza sociale, ma, molte, cambiano per sempre i luoghi, e anche Roma. Chi c’è nato, spesso non sa ciò che si poteva fare prima e quante esperienze indimenticabili (anche se non tutte) ha perduto.

  • Non si può più passare dentro il Colosseo

Dove ora si vedono grate e biglietterie, un tempo, fuori dal principale monumento di Roma non c’era nulla. E i romani potevano camminarci dentro indisturbati. Era un punto di passaggio come un altro, ma sicuramente di grande suggestione. “Ci passavo sempre per andare a lavoro”, racconta Massimo, “prima non c’era nulla e potevi andare ovunque”. Barriere non ce n’erano neanche per salire al Vittoriano; tutto era più accessibile, ma anche più esposto a pericoli.

  • Non ci si può più sedere sugli scalini di Piazza di Spagna

Ai piedi si ha la Barcaccia del Bernini e davanti via Condotti. Uno spettacolo che una persona potrebbe anche guardare per ore. C’è chi si sedeva per godere di quel panorama unico al mondo, ma dal 2019 non si può più. E lì, quegli scalini, non si può neanche più mangiare. Eppure un tempo era il luogo di riposo per i lavoratori. “Ci sedevamo qui”, ricorda Giulia, “dopo una giornata di lavoro alla Scuola delle sarte in via Crispi e ci mangiavamo un panino guardando le persone passare e rinfrescarsi con l’acqua della Barcaccia”.  

  • Non ci si può più attaccare all’autobus

Se ad alcuni vecchi tram ancora in circolazione ci si può appendere, sugli autobus non più. Una volta, però, di giovani attaccati dietro i filobus se ne vedevano. Si mettevano dove c’erano le corde collegate al pantografo, seduti. Solo che dovevano stare attenti, perché, quando i fili si muovevano, c’era il rischio che li buttassero giù. “Era pericoloso”, dice Marco, “sai quanti ne ho visti per terra!”.

  • Non ci si può più sedere a piazza Farnese

Una camionetta dei militari vigila fissa l’entrata dell’ambasciata francese. E tutto l’edificio è recintato da barriere di protezione. Dopo gli attentati terroristici, il livello di sicurezza per i posti sensibili si è innalzato notevolmente, privando i romani della possibilità di sedersi sulle sporgenze del muro dell’edificio a forma di panchine. Da lì si ammirava la piazza, si guardavano le fontane e si conoscevano nuove persone. Ora è solo un punto di passaggio, che si può vivere solo per alcuni attimi.

  • Non si possono più fare i tuffi nell’Aniene

Una volta l’anno c’è ancora chi si tuffa nel Tevere, ma nell’Aniene oggi non è più possibile. Dove la Salaria incontra il bivio per la tangenziale, c’è un ponte che una volta veniva usato come passerella per i tuffi. “Mi buttavo dal parapetto”, ricorda Giovanna, “ma dovevo stare attenta”. Su quello stesso ponte passava (e tuttora passa) la ferrovia. “Mi gridavano: ‘Sbrigati che passa il treno!’. Io ero sempre indecisa. Mi aiutava un ombrello. Lo aprivo e dopo mi buttavo giù”.